Sfide difficili per la ‘lady di ferro’ della Somalia

MOGADISCIO, dic 2012 (IPS) – Quando la poco conosciuta Fauzia Yusuf Haji Adan ha assunto la carica a fine novembre come prima donna ministro degli esteri e vice primo ministro della Somalia, la statista proveniente dalla repubblica del Somaliland, autoproclamatasi indipendente ma non riconosciuta a livello internazionale, è stata considerata la futura “lady di ferro” del paese.

Abdurrahman Warsameh/IPS Abdurrahman Warsameh/IPS

Abdurrahman Warsameh/IPS
Abdurrahman Warsameh/IPS

Questo secondo l’alleato politico di Adan, Mohamed Daahir Omar, che lavorava a stretto contatto con lei nel mondo politico locale del Somaliland, in cui è attualmente attivo.

“Conosciamo Fauzia come una persona molto determinata e disponibile, alla quale piace creare consenso. Ma quando deve prendere una decisione, la sostiene fino a convincere gli altri delle sue ragioni. Il più delle volte ha successo, e per questo può essere considerata la lady di ferro della Somalia”, ha detto Omar all’IPS da Hargeisa, la capitale del Somaliland, commentando la sua forte determinazione.

Adan assume il comando di un paese che ha diverse sfide difficili da affrontare sul fronte estero.

Nonostante le scarse informazioni a disposizione sul retroterra di Adan, e la sua riluttanza a concedere interviste alla stampa, grazie alla sua capacità di creare consenso, sostiene Omar, il nuovo ministro degli esteri potrebbe riuscire a mediare tra questo paese del Corno d’Africa e il Somaliland.

Uno dei suoi primi compiti sarà avviare delle provvisorie e delicate trattative tra il governo della Somalia e i politici del settentrionale Somaliland, che si è unilateralmente dichiarato indipendente dal resto della Somalia dopo la caduta del governo nel 1991.

“Le trattative tra la Somalia e il Somaliland saranno la prova del nove per Adan perché da settentrionale dovrà dimostrare al suo popolo che non vuole costringerlo ad un’unione (con la Somalia) non desiderata”.

“Ma al tempo stesso, come ministro chiave del governo federale, deve rappresentare le posizioni del governo: la sacralità dell’unità nazionale e della sovranità”, ha detto all’IPS Garaad Jama, un analista del Centro per la Pace e la Democrazia, una commissione di esperti della Somalia.

Adan, che è solo una delle due donne dell’esecutivo formato da 10 membri, nominato dal Primo Ministro Abdi Farah Shirdon, dovrà anche fare i conti col crescente attrito tra il Kenya e la Somalia dovuto alla creazione di aree di governo locale nel sud della Somalia.

L’esercito keniano ha conquistato la città portuale di Chisimaio, nel sud della Somalia, controllata dal gruppo ingtegralista islamico di Al-Shabaab. Il porto era una delle principali roccaforti del gruppo islamico fondamentalista collegato ad Al-Qaeda.

Ma il Kenya sembra stia facendo pressioni affinché la regione della Somalia meridionale conosciuta come Azania o Oltregiuba, la cui città principale è Chisimaio, venga riconosciuta come stato indipendente, così da costituire una zona cuscinetto tra il Kenya e il caos in Somalia.

Il governo somalo ha più volte espresso il proprio dissenso sulla formazione di tale stato, temendo che possa diventare satellite del Kenya, anziché un’amministrazione locale sotto il suo controllo.

Nonostante il Kenya abbia negato con forza le accuse, lo scorso novembre i suoi soldati di guardia all’aeroporto di Chisimaio hanno impedito ad una delegazione del governo somalo di accedere alla città, dopo che un capo della milizia locale si era opposto al loro arrivo.

“Già adesso i segnali non sono buoni, col peggioramento continuo delle relazioni tra il Kenya e il nuovo governo somalo e altre sfide difficili e urgenti”, ha detto all’IPS Maryan Muumin, un’attivista per i diritti delle donne dell’Organizzazione Nazionale delle Donne Somale (Snwo dalla sigla inglese).

“È evidente che il nuovo ministro dovrà affrontare sfide difficili, e starà a lei combatterle, non solo come ministro degli esteri della Somalia, ma anche in quanto prima donna a ricoprire questo ruolo”, ha detto.

Adan dovrà affrontare anche Al-Shabaab, che continua a rappresentare una minaccia per il governo in molte zone della Somalia meridionale e centrale.

Al-Shabaab, che si oppone al fatto che le donne abbiano un ruolo fuori dalle mura domestiche ed ha imposto una rigida osservanza della sharia nelle zone del paese sotto il suo controllo, ha minacciato di prendere di mira i capi del governo somalo sostenuti dalle Nazioni Unite. Il gruppo militante ha fallito un tentativo di assassinio nei confronti del nuovo presidente Hassan Sheikh Mohamud il 12 settembre scorso, nel secondo giorno del suo mandato.

“Anche se Al-Shabaab adesso è sulla difensiva, il gruppo è la più grande minaccia per ogni governo in Somalia”, ha detto Jama. “Il modo in cui il nuovo governo affronterà il gruppo militante, che ha assassinato diversi ministri e altri alti funzionari di governo, sarà una prova fondamentale per tutti i ministri, anche per il primo ministro degli esteri donna”.

Adan ha detto che la sua nomina costituisce un precedente che aprirà le porte a tutte le donne somale.

“Questo è un giorno storico non solo per le donne somale ma per l’intera Somalia”, aveva dichiarato Adan dopo l’annuncio della sua nomina a inizio novembre.

Haliam Elmi, membro della Snwo, ha detto all’IPS che la nomina di Adan è stato “un dono non solo per le donne somale ma anche per l’Africa e il mondo in generale, perché la situazione delle donne è simile in molte parti del mondo”.

Ha poi aggiunto che si augura che la conseguenza sarà l’accettazione della partecipazione delle donne nella politica in questo paese musulmano conservatore.

“Questo è un passo nella direzione giusta, e speriamo che alla fine la società accetti l’ascesa delle donne sulla scena politica”, ha detto all’IPS.

Ma Adan ha davanti a sé un percorso difficile. Non tutti hanno apprezzato la sua nomina: il clero islamico della Somalia, per esempio, lo ha definito un atto contrario agli insegnamenti dell’Islam.

“Nella società musulmana alle donne viene conferito il ruolo più importante che un essere umano possa avere, che è quello di crescere i figli e di essere alla guida del nucleo familiare islamico. Quello che sentiamo dal governo contraddice il nostro modo di vivere in quanto società islamica, e dare questo potere a Fauzia non farà che portare problemi, non solo a lei, ma anche alla sua famiglia e alla società in generale”, ha detto Sheikh Ali Mohamoud, membro del clero islamico di Mogadiscio.