Cooperative centroamericane chiedono voce in capitolo nella politica ambientale

SAN SALVADOR, dic 2012 (IPS) – Brenda Salazar chiede solo due cose: ottenere un buon raccolto di cacao biologico, che la cooperativa di cui fa parte coltiva nel nord del Nicaragua, e che i governi centroamericani ascoltino e attuino le proposte degli agricoltori organizzati per fronteggiare il cambiamento climatico.

baccelli di cacao biologico, coltivato dalla cooperativa nicaraguense di cui fa parte Salazar Francis Kokutse/IPS

baccelli di cacao biologico, coltivato dalla cooperativa nicaraguense di cui fa parte Salazar
Francis Kokutse/IPS

“Stiamo già sentendo gli effetti del cambio climatico, ed è importante che le nostre proposte vengano ascoltate”, ha detto a IPS la nicaraguense Salazar, partecipante del forum Costruire una Strategia Regionale di adattamento al clima dal settore contadino agroforestale, tenutosi qualche giorno fa a San Salvador, Centro America.

Al forum hanno preso parte delegazioni di cooperative e associazioni agricole e forestali di America Centrale e Repubblica Dominicana, per discutere un’agenda regionale intesa a creare delle linee comuni contro gli effetti del cambiamento climatico, oltre ad imparare a gestire in modo sostenibile le risorse naturali per evitarne il continuo degrado. Proposte che intendono incidere a livello nazionale e regionale.

L’agenda in discussione prevede l’elaborazione di una legge regionale che definisca i meccanismi da attivare al livello dei diversi stati per adeguarsi alla variabilità e mitigare il cambiamento climatico. La legislazione dovrebbe offrire, tra le altre cose, incentivi finanziari ed esenzioni fiscali per le attività incentrate sull’attenuazione dell’impatto del cambio climatico.

Si è chiesto inoltre di attivare delle linee di credito solidali per le pratiche agricole e d’allevamento e la buona gestione forestale, migliorare le conoscenze delle tecniche tra gli abitanti delle comunità, e incentivare il trasferimento di tecnologia in materia ambientale.

La legge regionale dovrebbe prevedere poi l’attuazione di sistemi di pre-allarme per gli agricoltori, per avvertire le comunità del possibile manifestarsi di fenomeni naturali estremi, attraverso reti di telefonia.

Si propone poi la creazione di un osservatorio climatico collegato ad altri centri di studi climatici regionali e con la statunitense Amministrazione Nazionale dell’Aeronautica e dello Spazio (NASA, dall’acronimo inglese).

I partecipanti all’incontro hanno chiesto ai loro rispettivi governi di adottare il Programma strategico regionale per la gestione degli ecosistemi forestali (Perfor, dalla sigla spagnola), coinvolgendo nella sua esecuzione le organizzazioni sociali centroamericane e dominicane.

“Vogliamo che questa agenda conti in modo che le comunità locali abbiano il vero appoggio dei loro rispettivi governi”, ha detto all’IPS il presidente della Associazione Coordinatrice indigena e contadina di agro foresteria comunitaria centroamericana (Acicafoc), Fausto Hernández.

L’incontro di San Salvador, promosso da Acicafoc, dal Ministero federale della cooperazione economica e lo sviluppo della Germania, e dall’agenzia di Cooperazione Tedesca GIZ, è stato l’ultimo di una serie di incontri nazionali in quasi tutti i paesi della regione, motivati dalla seria preoccupazione degli operatori della cooperazione e degli stessi agricoltori per gli effetti del cambiamento climatico nel mondo e in particolare in America Centrale.

Laszlo Pancel, della cooperazione tedesca per America Centrale e Repubblica Dominicana, responsabile del Programma di riduzione delle emissioni di carbonio provocate dalla deforestazione dei boschi tropicali (Redd, dalla sigla inglese), ha spiegato che paesi come El Salvador sono altamente vulnerabili a causa della forte densità di popolazione (295 abitanti per chilometro quadrato) e al fatto che gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti.

Un rapporto della agenzia tedesca Germanwatch, che monitora gli effetti dei cambi climatici nel mondo, ha segnalato che El Salvador è stato nel 2011 il quarto paese più colpito dal cambiamento del clima, dopo Tailandia, Cambogia e Pakistan.

Pancel ha negato che il forum fosse un meccanismo valido per il programma Redd, un’iniziativa volta a ridurre le emissioni di gas effetto serra, causa del riscaldamento terrestre, ma che è stata duramente criticata nella regione e nel mondo intero.

I paesi che aderiscono al programma, generalmente poveri, si impegnano a ridurre i livelli di deforestazione e a conservare i boschi, affinché gli alberi possano “catturare” gas come il monossido di carbonio (CO2), principale responsabile dell’effetto serra.

Gli ettari tutelati da questi paesi possono essere convertiti in certificati che vengono acquistati dalle industrie dei paesi ricchi nel “mercato del carbonio”.

Per i detrattori del Redd, il programma non è una soluzione, poiché incentiva i paesi ricchi a mantenere i propri livelli di consumo energetico senza rispettare la loro promessa di ridurre le emissioni di gas serra.

“Il tema del Reed viene politicizzato, e non sarebbe corretto usare incontri di questo tipo per trasmettere l’idea che sia uno strumento utile”, ha detto Pancel a IPS. “Chiunque dica che il Reed è una soluzione, mente”.

La dominicana Daisy Castillo, della Associazione dei produttori del Bosque Seco, ha detto a IPS che i governi della regione si lasciano spesso influenzare dalle istituzioni finanziarie internazionali, ma quasi mai dalle organizzazioni comunitarie che lavorano per la tutela dell’ambiente.

“Se i governi ci ignorano, non bisogna incrociare le braccia, la battaglia serve a far sentire le nostre proposte perché vengano prese in considerazione”, ha detto Castillo.

La sua associazione gestisce progetti agricoli in comunità che si trovano vicino al Bosque Seco, una zona arida del paese che occupa il 25 per cento del territorio dominicano, a sudest del paese. Qui si produce in modo sostenibile miele, legname e latticini, e sono state costruite cisterne di acqua e acquedotti.

“Stiamo uscendo dall’ambito esclusivo della cucina e di altre attività tradizionali per dedicarci alla lotta contro il cambiamento climatico”, ha aggiunto Salazar, socia della Cooperativa El Nuevo Sol, nella località di Yaoya, costa atlantica del Nicaragua, dove hanno 40 campi coltivati a cacao biologico, e promuovono la riforestazione di specie da legname, come il mogano e il cedro.