LIBRI: L’Unione europea ‘onesto mediatore’ in Medioriente?

NAZIONI UNITE, 14 marzo 2011 (IPS) – Sessanta anni fa, sei milioni di ebrei morivano nei campi di concentramento della Germania nazista, mentre l’Europa assisteva in silenzio. Oggi, afferma il giornalista politico David Cronin, il mondo è ancora una volta testimone di ciò che definisce una politica estera europea “intrisa di sangue” in Medioriente, dove miliardi di euro favoriscono un’occupazione illegale e disumana della Palestina da parte di Israele.

Nel suo recente volume “Europe's Alliance with Israel: Aiding the Occupation”, Cronin scava nei meandri della lucrativa intesa fra lo Stato sionista, nato 63 anni fa, e le vecchie potenze anti-semite mondiali, ossia Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia.

Il libro di Cronin comincia descrivendo l’immagine ufficiale costruita ad arte dell’Unione europea (Ue) come mediatore di pace equo ed imparziale in Medioriente.

“Andai in Israele per la prima volta nel 2001, per riferire, da giornalista, della cosiddetta missione di pace dell’Ue, poco dopo gli attacchi dell’11 settembre”, racconta Cronin all’IPS.

“Partecipai a una conferenza a Gerusalemme Est presieduta da Ariel Sharon, all’epoca primo ministro di Israele, e rimasi molto colpito dal livello di arroganza e asprezza del suo discorso di benvenuto nella ‘capitale ebraica’, senza alcun riconoscimento del fatto che Gerusalemme fosse una città altrettanto importante per altre grandi religioni monoteistiche nel mondo”, ha commentato.

“All’epoca, ero ancora disposto ad accettare di considerare che l’Ue avesse un ruolo di onesto mediatore [in Medioriente]”, ha aggiunto Cronin. “Ma nel 2007 partecipai ad una conferenza stampa a Bruxelles, e in una sessione dedicata alle relazioni tra Europa e Israele si disse a chiare lettere che Israele era, di fatto, un membro dell’Unione europea”.

Colpito dalla scarsità di una letteratura e di ricerche esaustive sul tema di questa “empia alleanza” tra nazioni occidentali con principi “morali” e un paese la cui osservanza del diritto internazionale ne ha fatto a tutti gli effetti uno “stato canaglia”, Cronin ha cominciato a stilare un resoconto completo delle complicità e ipocrisie dell’Europa in Medioriente.

Il libro esplora la relazione da diverse angolature, a cominciare dalla “offensiva di seduzione” dei diplomatici israeliani lanciata dopo la guerra del 2009 a Gaza, o l’Operazione Piombo Fuso, che prevedeva una massiccia campagna mediatica in difesa del mito della vulnerabilità di Israele (nonostante fosse la seconda maggiore potenza militare al mondo) di fronte alla “aggressione” palestinese.

In un momento in cui la comunità internazionale era unita nell’indignazione (ad eccezione degli Stati Uniti, ovviamente), Cronin spiega nei dettagli come i principali capi di stato europei assecondarono la macchina mediatica israeliana con dichiarazioni che condannavano gli attacchi missilistici e le minacce alla sicurezza di Israele.

“I grandi media in Europa hanno avuto una grossa responsabilità in tal senso”, ha detto Cronin all’IPS. La BBC, per esempio, è stata molto attenta a non dire nulla che potesse essere interpretato come una critica contro Israele”.

“Dopo gli attacchi contro la Freedom Flotilla nel 2010, il reportage della BBC esprimeva un punto di vista molto parziale contro gli attivisti a bordo del convoglio umanitario: sembrava quasi un servizio realizzato dall’ambasciata israeliana a Londra”, ha aggiunto. “La codardia della BBC è una risposta diretta alla lobby [israeliana] in Gran Bretagna”.

L’ossessione comune per la “sicurezza” ha alimentato proficui scambi commerciali di tecnologie per la sorveglianza tra Israele e i suoi alleati europei. Nel suo libro, Cronin parla della strategia di Lisbona del 2007, per la quale l’Ue si era impegnata ad assegnare il tre percento del proprio PIL a ricerca e sviluppo (R&S).

Mentre l’Unione cercava di raggiungere l’obiettivo prefissato, Israele la superava, diventando il primo stato non membro dell’Ue ad entrare sullo scenario, apparentemente inoffensivo, della ricerca, che attualmente gode di un budget di ben 53 miliardi di euro.

Cronin fuga ogni dubbio sulle buone intenzioni di questa partnership, con un’analisi dettagliata di come il settore R&S venga effettivamente applicato. Nel capitolo “The Misapplication of Science”, Cronin spiega come le imprese partner dell’Ue – come Motorola Israel – e i progetti finanziati dall’Ue – come Foresight of Evolving Security Threats Posed by Emerging Technologies (FESTOS) e Innovative and Novel First Responders Application (INFRA) – siano rivolti allo sviluppo di servizi di intelligence militare, con ogni probabilità illegali per le tante leggi Ue che regolano la pratica della R&S.

I miliardi di euro che girano intorno all’economia di guerra israeliana generano forti introiti per Israele. Non solo le imprese israeliane traggono profitto dagli scambi di armi e tecnologie, rendendo Israele potenzialmente immune agli sbalzi dell’economia globale, ma questo denaro ha anche reso possibile una crescita senza precedenti nella “macchina di controllo” israeliana nei confronti dei territori palestinesi saccheggiati e dispersi

Cronin cita le parole dell’attivista e antropologo Jeff Halper: “La rete israeliana di insediamenti e di restrizioni dei movimenti costringe i palestinesi a vivere accerchiati tra i minuscoli frammenti della loro terra natia”.

Se questo sistema di controllo del territorio tipo “apartheid” non verrà smantellato, scrive Cronin, la soluzione dei due stati non potrà mai diventare realtà. © IPS