Le proteste arabe possono riattivare la campagna mondiale contro il nucleare?

NAZIONI UNITE, 9 marzo 2011 (IPS) – La mobilitazione della società civile per l’abolizione delle armi nucleari potrebbe riattivarsi, in seguito ai successi delle manifestazioni popolari in Egitto e Tunisia, e alle successive vicende di Libia, Bahrain, Yemen e Giordania.

“Gli sviluppi in Medio Oriente [e Nord Africa] dimostrano quanto sia fragile la 'stabilità' quando i bisogni e i desideri della gente vengono ignorati”, dice Hirotsugu Terasaki, direttore esecutivo dell’Office of Peace Affairs della Soka Gakkai International (SGI), con sede a Tokyo.

“Non c’è desiderio più naturale del desiderio di libertà dalla minaccia delle armi nucleari. È qualcosa di ampiamente condiviso, a livello universale, tra i popoli di tutto il mondo”, ha detto.

Alla domanda sul possibile ruolo della società civile globale nella campagna mondiale per l’abolizione delle armi nucleari, Terasaki ha commentato che “la missione della società civile è dare più potere e amplificare le voci dei cittadini comuni, in modo tale da smuovere i responsabili delle decisioni politiche, e spingerli a compiere passi avanti concreti e significativi verso l’abolizione delle armi nucleari”.

Perché la minaccia è così grande e dilagante, ha aggiunto, “che abbiamo bisogno di un nuovo paradigma di leadership – la leadership esercitata dai comuni cittadini che hanno deciso di rifiutare la ‘stabilità’ della deterrenza, che poggia fondamentalmente sulla minaccia dell’annichilamento reciproco”.

La SGI, un’organizzazione laica buddista che conta circa 12 milioni di membri in oltre 192 paesi e territori, è da tempo attiva nella campagna sempre più ampia delle Ong per un mondo libero dalle armi nucleari.

Il presidente della SGI Daisaku Ikeda, tra i principali promotori del disarmo nucleare, rifiuta la teoria della “deterrenza nucleare” sostenuta dalla maggior parte delle potenze in possesso del nucleare. . Le cinque potenze nucleari “dichiarate” sono Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina e Russia, mentre i quattro stati nucleari “non dichiarati” sono India, Pakistan, Israele e Nord Corea.

“Bisogna mettere seriamente in dubbio la teoria della deterrenza, su cui si fonda il possesso di armi nucleari: l’idea di mantenimento della sicurezza viene portata avanti grazie a un equilibrio basato sul terrorismo”, dice Ikeda.

Il mese scorso si è tenuto a Santa Barbara, California, un incontro tra una coalizione di organizzazioni della società civile e attivisti per la pace, dove è stato screditato il mito della “deterrenza nucleare”, e si è proposto di sostituirlo con un “urgente impegno a raggiungere il disarmo nucleare globale”.

“La deterrenza nucleare è una dottrina che viene utilizzata come una giustificazione da parte degli stati detentori di armi nucleari e i loro alleati, per continuare a possedere queste armi e a minacciare il loro utilizzo”, si legge in una dichiarazione della coalizione.

In un altro documento adottato dalla coalizione si afferma: “Chiediamo ai popoli di tutto il mondo di unirsi a noi nel chiedere che gli stati detentori di armi nucleari e i loro alleati respingano la deterrenza nucleare e negozino senza indugi una Convenzione sulle armi nucleari per l’eliminazione progressiva, verificabile, irreversibile e trasparente di tutte le armi nucleari”.

All’incontro erano presenti alcuni rappresentanti della società civile, dal Lawyers Committee on Nuclear Policy e la Nuclear Age Peace Foundation, ai Physicians for Social Responsibility e il Disarmament and Security Centre.

Lo scorso anno, gli stati membri hanno accettato la proposta di una conferenza internazionale per un Medioriente libero dal nucleare, prevista per il 2012. Attualmente, Israele è l’unica potenza nucleare della regione, e da tempo gode della protezione degli Stati Uniti.

“Una stabilità regionale duratura in Medioriente è impensabile senza la denuclearizzazione”, sostiene Ikeda, che chiede “condizioni propizie per realizzare negoziati volti alla liberazione del Medioriente da tutte le armi di distruzione di massa (WMD – Weapons of Mass Destruction), comprese le armi nucleari”.

Le WMD comprendono anche le armi chimiche e biologiche, che sono state bandite dalle Nazioni Unite.

L’incertezza che pesa sulla conferenza del 2012 evidenzia la necessità di compiere ulteriori sforzi per creare le condizioni per il dialogo, dice Ikeda.

Il presidente della SGI ha delineato tre diverse fasi verso l’obiettivo del disarmo nucleare.

Primo, il bisogno di creare delle strutture “entro le quali gli stati in possesso di armi nucleari possano muoversi velocemente verso il disarmo”.

Secondo, la necessità di prevenire “l’ulteriore sviluppo o modernizzazione di armi nucleari”, e terzo, il bisogno di dichiarare “completamente” fuorilegge “queste armi disumane attraverso una Convenzione sulle armi nucleari”.

Alla domanda su quanto una campagna mondiale potrebbe essere efficace – soprattutto di fronte alla crescente indifferenza nei confronti di una convenzione internazionale per la messa al bando delle armi nucleari – Terasaki ha risposto che di fronte a queste armi le persone non possono essere indifferenti, poiché rappresentano una seria minaccia alla vita, e all’esistenza stessa del pianeta.

“Il dubbio è se questa indifferenza verrà spezzata da un atteggiamento proattivo e di buonsenso, oppure da una violenta catastrofe”, ha detto.

“Il nostro lavoro come organizzazione della società civile è impegnarci per fare in modo di orientare il mondo verso la prima opzione”, ha dichiarato Terasaki. ©IPS