DIRITTI-BIRMANIA: La giunta chiude un occhio di fronte all’aumento delle vittime di mine terrestri

BANGKOK, 12 dicembre 2008 (IPS) – L’insensibilità dei suoi capi militari ha assicurato alla Birmania un nuovo primato poco invidiabile. Superando la Cambogia, la regione ha registrato il più alto tasso annuale di morti a causa delle mine terrestri.

Ma il dato di 438 nuovi morti provocati dalle mine terrestri nel 2007 in questo paese del sud-est asiatico è una stima persino ottimistica, osserva il coautore del “Rapporto di monitoraggio delle mine terrestri (LMR) – 2008″.

Le esplosioni documentate di mine hanno provocato 47 morti, 338 feriti e “53 casi sconosciuti”, rivela il rapporto, una valutazione annuale pubblicata negli ultimi dieci anni con l'obiettivo di suscitare una mobilitazione globale e mettere al bando le mine terrestri. Il rapporto fa riferimento al Trattato per la messa al bando delle mine del 1997, firmato o ratificato da 156 paesi.

Il bilancio si limita però a registrare le “perdite di civili”, in base ai dati che i ricercatori del rapporto hanno raccolto dai media e dalle informazioni di organizzazioni umanitarie e non governative (Ong) nel paese.

“Il governo birmano non rende pubblica la lista dei morti in combattimento… Non abbiamo quasi niente sui soldati feriti dalle esplosioni delle mine terrestri”, ha segnalato il co-autore Yeshua Moser-Puangsuwan al lancio del rapporto annuale nella capitale tailandese.

Nello stesso alone di segretezza si sono imbattuti i ricercatori che cercavano di ottenere i dati sulle vittime dai gruppi etnici ribelli che in Birmania, o Myanmar, impiegano le mine anti- persona come armi nella loro guerra separatista.

”Il Myanmar ha fatto un altro passo indietro. Per la prima volta, ha superato le vittime della Cambogia”, ha aggiunto Moser- Puangsuwan. “È al terzo posto nel mondo dopo l’Afghanistan e la Colombia”.

Secondo i dati dell’LMR sulla Birmania, nel 2004 si sono registrate 132 nuove vittime, 231 nel 2005, 243 nel 2006 e 438 nel 2007. La Cambogia, al contrario, ha avuto 352 nuovi morti a causa delle mine nel 2007, una riduzione del 22 per cento rispetto al 2006, quando il dato era di 450, e un enorme calo rispetto al 2005, quando le nuove vittime erano 875.

Le mine in Cambogia sono l’eredità mortale della guerra durata quasi vent’anni e del conflitto interno cominciato negli anni ’70. Gli ordigni inesplosi nel paese sono opera di diversi eserciti, compreso quello degli Stati Uniti durante la guerra in Indocina, e delle truppe vietnamite, che avevano invaso la Cambogia per spodestare lo spietato regime dei Khmer rossi.

In Birmania, d’altra parte, le mine vengono ancora utilizzate sia dal ‘Tatmadaw’, il nome dato all’esercito, e dai tanti eserciti etnici ribelli, dal Karen National Liberation Army , il Karenni Army e il Democratic Karen Buddhist Army al Shan Sate Army- South e all’United Wa State Army.

”La Birmania è l’unico paese al mondo ad aver sempre usato le mine terrestri in modo massiccio”, segnala Moser-Puangsuwan. “L’industria militare del Myanmar produce almeno tre tipi diversi di mine, tra cui una mina di plastica, che è molto difficile da individuare e può provocare la perdita di un braccio o di una gamba”.

Mentre 10 dei 14 stati e divisioni del paese sono contaminati da mine, l’area più minata in assoluto si trova vicino ai confini del paese, come quello orientale con la Tailandia, regioni dove vivono le minoranze etniche.

“La giunta usa le mine terrestri per assicurarsi e difendere le sue basi militari vicine al confine, e come un’arma per attaccare i gruppi etnici ribelli”, spiega Win Min, esperto birmano di sicurezza nazionale che insegna in un’università tailandese del nord.

“Le mine sono armi molto importanti per l’esercito birmano”, ha aggiunto. “Ma il problema è che quasi tutte le mine colpiscono i civili, non i ribelli. E la giunta non ha un vero e proprio sistema di mappatura, perciò le mine vengono depositate al passaggio delle truppe”.

La guerra delle mine ha fatto vittime anche tra i soldati birmani, conferma Win Min. “Moltissimi soldati birmani sono rimasti vittime [delle esplosioni]. Negli ospedali militari ci sono molti individui con gli arti amputati”.

Alcune vittime civili sono state assistite dal Comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC) attraverso il suo centro ortopedico Hpa, creato nel 2003 nello stato di Karen, Birmania sud-orientale. “Curiamo 600 persone ogni anno. La maggior parte degli individui che ricorrono ai nostri servizi di protesi sono adulti”, riferisce in un’intervista telefonica da Rangoon Djorde Drndarski, vicedirettore della delegazione della ICRC.

Il centro per gli arti artificiali dell’agenzia umanitaria entra in azione dopo che le vittime sono state curate per le ferite da esplosione negli ospedali locali, aggiunge Drndarski. “Bisogna prima passare per l’ospedale locale. Noi interveniamo dopo. Abbiamo anche un programma di assistenza che gestiamo con il nostro partner, la Croce Rossa del Myanmar”.

È in questa regione, infatti, ha rivelato Human Rights Watch, che le mine vengono utilizzate anche dalla giunta per “uccidere, menomare e far morire di fame i civili” appartenenti alle minoranze etniche. I ricercatori del gruppo per i diritti globali con sede a New York hanno tracciato un quadro fosco, spiegando che il Tatmadaw ha depositato mine “davanti alle case, intorno ai campi di riso e lungo le strade che portano ai campi, per impedire ai civili di lavorare alle coltivazioni”.

E le probabilità che la giunta cambi il proprio corso e si unisca ad altri paesi nel ratificare il trattato internazionale del 1997 appaiono remote. Oltre ad ignorare il trattato, il regime ha anche rifiutato di aprire le porte agli aiuti umanitari internazionali per aiutare le vittime delle mine – al contrario della Cambogia, che nel 2007 ha stanziato 30,8 milioni di dollari in fondi per i programmi contro le mine. La Birmania ha preso le distanze anche da altri due vicini, Laos e Vietnam, che devono ancora aderire al trattato ma hanno dato una risposta positiva al movimento globale contro le mine. La giunta non ha partecipato agli incontri mondiali sul tema della messa al bando delle mine terrestri, e si è astenuta dal voto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

“Il governo del Myanmar non vuole riconoscere il problema”, commenta Alfredo Lubang, rappresentante regionale della Ong internazionale Nonviolence International. “Non esistono programmi di formazione coordinati sul rischio delle mine”.

Perciò, il movimento globale contro le mine “ha avviato una campagna specifica per la Birmania”, ha detto Lubang all’IPS. “Si chiama Halt Mine Use in Burma Campaign; nessun altro paese ha ricevuto un’attenzione così speciale”.