SALUTE: Il problema dei suicidi assente dalle agende nazionali

NAZIONI UNITE, 4 novembre 2008 (IPS) – Con un milione di morti suicidi ogni anno, e due morti per suicidio ogni minuto, il fenomeno resta una importante causa mondiale di morte prevenibile.

”È tragico che in un mondo dove ogni anno muoiono per suicidio più persone di quante ne muoiano in tutte le guerre, attacchi terroristici e omicidi, si dedichi così poca attenzione alla prevenzione del suicidio, e solo dodici paesi abbiano una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio”, ha dichiarato all’IPS Brian Mishara, presidente della Associazione Internazionale per la prevenzione del suicidio (dall’acronimo inglese IASP).

Negli stati dell’ex Unione Sovietica come Lituania, Estonia, Bielorussia e Federazione Russa si registra il più alto tasso di suicidi pro capite, ma nei paesi asiatici si stima un 60 per cento di tutti i suicidi a livello mondiale; mentre Cina, India e Giappone contano fino al 40 per cento dei suicidi nel mondo.

Le cause e i metodi di suicidio variano molto da paese a paese, e spesso vengono presi in considerazione esempi di suicidio legati a fattori culturali prima di adottare una strategia nazionale, spiega Mishara.

Nonostante la complessità delle cause alla radice del problema, in Asia è stato osservato ad esempio che tra le cause prevalenti vi sono le tensioni familiari, al contrario dell’Occidente, dove la depressione clinica rappresenta il 90 per cento dei casi di suicidio.

“La principale differenza tra i suicidi in Europa, Nord America, Australia, Nuova Zelanda e altrove è che circa il 90 per cento delle persone che muoiono per suicidio ha problemi di salute mentale, mentre, almeno in Asia, queste rappresentano meno del 50 per cento. L’Asia presenta più casi di suicidio impulsivo in situazioni di crisi”, segnala Mishara.

“Esistono determinati fattori culturali di rischio e fattori protettivi. Ad esempio, in molte aree rurali il facile accesso ai pesticidi letali aumenta il rischio di suicidio impulsivo, mentre vivere in un contesto familiare allargato protegge dal suicidio e ne riduce il rischio”.

L’ingestione di pesticidi è il metodo usato per un terzo dei casi di suicidio in Asia, mentre è un metodo raro in Occidente. Le differenze di metodo hanno prodotto piani di prevenzione molto diversi.

Alexandra Fleischmann, esperta di salute mentale e di abuso di sostanze presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha spiegato all’IPS che gli studi sulla comunità dei principali fattori sociali, culturali e psicologici legati ai tentativi di suicidio, oltre ad una migliore comprensione delle motivazioni di fondo, sono elementi chiave nella prevenzione dei suicidi.

Oggi, un programma pilota attuato in India, Cina e Sri Lanka limita l’accesso ai pesticidi e prevede il loro uso esclusivamente in contenitori sigillati. In Europa, le help-lines, le linee telefoniche di aiuto, sono un potente strumento per la prevenzione dei suicidi. La prevenzione può avvenire a livello nazionale o locale. “La pianificazione a livello nazionale – precisa Mishara – garantisce una guida e un inquadramento di tipo politico, decisivo per mantenere un livello alto e costante di finanziamenti per la ricerca e la prevenzione del suicidio. A livello locale, esistono diversi programmi di prevenzione che traducono le decisioni politiche e i risultati delle ricerche in attività efficaci a livello comunitario locale”.

”Nei casi di politiche nazionali già adottate e attuate, abbiamo riportato un calo significativo nel tasso dei suicidi, tra i cinque e gli otto anni dopo”, riferisce.

I dati e le statistiche ufficiali relativi al suicidio vengono comunicati all’OMS dai ministri nazionali della salute. “In genere, i dati vengono considerati per difetto, nonostante possibili variazioni significative nella loro portata”, ha detto Mishara all’IPS.

Alcuni paesi in via di sviluppo – come ad esempio Cuba e Nicaragua – sembrano possedere dati accurati, al contrario di altri paesi. Praticamente nessun paese africano riporta all’OMS dati nazionali sui suicidi, anche se i rapporti di alcuni ospedali e città costituiscono possibili metodi per accertare la presenza di casi di suicidio.

Con un recente studio condotto nel Tamil Nadu, in India, si è tentato di avere una stima più accurata dei tassi di suicidio. Alcuni intervistatori laici specificamente addestrati hanno condotto colloqui col metodo della “autopsia verbale” con i familiari di 39mila morti. Attraverso lo studio si è scoperto che i tassi di suicidio nella regione erano 10 volte maggiori di quelli riportati ufficialmente dall’OMS. Se questi risultati venissero applicati ad altri paesi, il numero totale dei suicidi salirebbe di circa un milione.

I kamikaze vengono generalmente considerati in una categoria diversa rispetto a chi commette suicidio per ragioni psicologiche, e classificati come “atti di guerra”. Anche i paesi in cui sono presenti kamikaze in genere non riportano dati sui suicidi all’OMS, osserva Mishara.

Come ha spiegato l’esperta all’IPS, “bisogna fare di più nella prevenzione del suicidio”.

La IASP è stata fondata a Vienna nel 1960 come associazione di ricercatori, clinici, professionisti, volontari e organizzazioni locali e nazionali di diverso tipo.

In collaborazione con l’OMS, lavora per promuovere la consapevolezza che il suicidio è una delle maggiori cause di morte prevenibili, e per assistere nell’elaborazione di strategie nazionali di prevenzione del suicidio.

Dopo aver constatato che l'informazione può incidere in modo positivo o negativo sui tassi di suicidio, le iniziative della IASP e dell’OMS prevedono anche la definizione di linee guida per i professionisti dei media sul modo di trattare il tema. Tra le altre iniziative, la prevenzione dei suicidi in carcere, l’assistenza ai familiari delle vittime di suicidio, oltre a terapie adeguate e assistenza per le persone che hanno tentato di togliersi la vita.