POLITICA-KENYA: Crisi post-elettorale, si spera in una tregua

NAIROBI, 12 febbraio 2008 (IPS) – I negoziati per porre fine al caos politico scoppiato in Kenya dopo le controverse elezioni presidenziali sono entrati nella terza settimana, nella capitale Nairobi, tra le voci di un possibile accordo che sembra infine avviarsi a conclusione.

I colloqui, per il “Dialogo e (la) riconciliazione nazionale in Kenya”, sono presieduti dall’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan. Altri noti attivisti per i diritti dell’infanzia, come Graça Machel e l’ex presidente della Tanzania Benjamin Mkapa, stanno assistendo alla mediazione tra Mwai Kibaki, dichiarato vincitore alle presidenziali di dicembre, e il suo principale rivale Raila Odinga. Il Partito di unità nazionale (PNU) di Kibaki e il Movimento Democratico Arancione (ODM) di Odinga hanno quattro rappresentanti ciascuno nei negoziati.

Ad oggi, si registrano più di 1000 morti e 300mila sfollati a seguito delle violenze esplose dopo le elezioni del 27 dicembre, che secondo Odinga sarebbero state truccate. Anche gli osservatori hanno espresso dubbi sulla credibilità del voto. In un incontro con i media venerdì scorso all’Hotel Serena, sede dei colloqui, Annan ha riferito che i negoziatori avevano fatto “progressi sulla questione politica, ma si aspetta l’inizio della prossima settimana per maggiori dettagli”.

È ormai chiaro che i rappresentanti dell’ODM hanno rinunciato a chiedere le dimissioni di Kibaki prima di una possibile prossima corsa elettorale, e che il PNU non sta più tentando di fare ricorso per il voto. Secondo l’ODM, il tribunale non sarebbe imparziale nel deliberare sulle accuse contro il processo elettorale.

”Inizialmente il nostro punto di vista era che le elezioni erano state vinte da noi, e perse da Kibaki, e che dunque lui doveva dimettersi e noi insediarci. Ma non siamo irremovibili su questo punto, siamo disposti a cedere”, ha detto Odinga giovedì scorso ai giornalisti. In gioco potrebbe esserci ora una eventuale divisione dei poteri, con Odinga primo ministro; un incarico che verrebbe creato apposta per lui, non essendo previsto nella costituzione del Kenya.

Secondo la proposta dell’ODM, i rappresentanti del gabinetto in un’amministrazione congiunta verrebbero assegnati in percentuale secondo il numero dei seggi parlamentari vinti dallo stesso ODM e dal PNU, rispettivamente. Dopo le elezioni parlamentari, anch’esse tenutesi a dicembre, l’ODM ha al momento 97 seggi nel Parlamento di 222 membri, mentre il PNU 43.

L’ODM sta anche chiedendo di ripetere le elezioni entro tre o sei mesi – una richiesta respinta dal PNU. In alternativa, è stato proposto che Kibaki e Odinga condividano il mandato presidenziale di cinque anni: due anni e mezzo con Kibaki al potere, e Odinga per l’altra metà del mandato. Annan fornirà maggiori informazioni sullo stato dei negoziati in una seduta parlamentare straordinaria.

Se non si riusciranno a fare passi avanti, la situazione non potrà che aggravarsi per il paese, dove i prezzi di cibo e benzina sono già aumentati di circa il 30 per cento. Per di più, l’instabilità politica ha ripercussioni anche negli stati vicini, che esportano merci attraverso il Kenya e dipendono dalle importazioni da questo paese.

In discussione anche altre questioni, come le emergenze umanitarie sorte dagli scontri post-elettorali.

”I rifugiati interni dovrebbero essere immediatamente reinsediati. Poi potremo avere un governo di unità provvisorio per permettere al parlamento di occuparsi degli emendamenti costituzionali e avere nuove elezioni tra sei mesi”, ha detto all’IPS Florence Machio, coordinatrice regionale di Africa Woman, un’organizzazione non governativa (Ong) con sede a Nairobi.

Il governo ha già cominciato a reinsediare gli sfollati che hanno dovuto lasciare le loro case durante le violenze.

PNU e ODM hanno anche concordato di istituire una commissione per la verità e la riconciliazione, per esaminare i fatti delle ultime settimane.