POLITICA-BENIN: Una scopa nuova per ripulire le stalle di Augia

COTONOU, 30 marzo 2006 (IPS) – Dopo la vittoria dell’ex capo della Banca per lo sviluppo dell’Africa occidentale al secondo turno delle elezioni presidenziali del Benin, tenutesi all’inizio del mese, il paese africano si prepara all’insediamento di un nuovo leader.

Dai risultati della Commissione elettorale autonoma nazionale è emersa una schiacciante maggioranza di voti per Boni Yayi: il 74,51 per cento, contro il 25,49 per cento dello sfidante, l’avvocato Adrien Houngbedji. È la prima volta che un candidato alla presidenza ottiene la vittoria con un margine così ampio.

La partecipazione dei votanti al secondo turno elettorale è stata di oltre il 76 per cento, e del 67,01 al primo turno.

Prima ancora che la corte costituzionale del Benin confermasse i risultati e subito dopo gli exit-poll, Houngbedji è apparso in televisione, dichiarando di avere già telefonato al cinquantaquattrenne Yayi per congratularsi con lui, esprimendogli i “più sinceri auguri per il suo successo come nuovo presidente del Benin”.

Yayi dovrà prestare giuramento il 6 aprile per succedere a Mathieu Kerekou, che è stato presidente del Benin per due mandati consecutivi di 5 anni.

L’elezione di Yayi, un politico alle prime armi, è stata interpretata come un rifiuto, da parte della popolazione, della “politica di sempre”, sia riguardo alla gestione dell’amministrazione pubblica sia rispetto al comportamento dei politici.

“Il popolo del Benin vuole il cambiamento. Per raggiungerlo, ha scelto uno sconosciuto estraneo alla classe politica, che è stata messa all’angolo. È importante che i politici riflettano bene su questo segnale…” ha sentenziato Adrien Ahanhanzo-Glele, presidente della sede locale di Trasparency International, un’organizzazione non governativa (Ong) berlinese impegnata nella lotta contro la corruzione.

Adesso, la speranza è che Yayi eviti di nominare membri appartenenti a quella stessa classe politica nella sua amministrazione.

“Con Boni Yayi, abbiamo l’opportunità storica di mandare via quelli che hanno governato in modo così poco efficace negli ultimi 40 anni”, hanno detto alcuni attivisti in una lettera aperta su Internet, il giorno prima del secondo turno elettorale.

Sentimenti analoghi sono stati espressi dal leader della società civile Roger Gbegnonvi.

“Il popolo ha fatto il suo dovere democraticamente. Adesso sta al presidente fare la sua parte, e portarla avanti fino in fondo, assecondando il desiderio di cambiamento della popolazione, vigilando su una classe politica inaffidabile così come vigila sulla peste e sul colera”.

Gbegnonvi ha anche chiesto che il nuovo presidente “serva il popolo che lo ha eletto con una missione chiara e precisa: ripulire le stalle di Augia e mettere in moto il paese”. Yayi, ha poi aggiunto, deve “dare impulso allo sviluppo senza tentennamenti, con un cambiamento concreto ed etico”.

Il presidente eletto ha formulato un programma economico che mira a sollevare il Benin portandolo al livello delle economie emergenti e accelerandone la crescita. L’obiettivo è avere un tasso di crescita a due cifre entro il 2010, contro il tasso attuale di circa il tre per cento.

Il programma punta inoltre a “promuovere una vera industrializzazione basata sulla trasformazione delle materie prime e sullo sviluppo di un’agricoltura sul modello aziendale, promuovendo piccole e medie imprese agricole, che nel paese sono inesistenti”.

Particolare attenzione è dedicata poi allo sviluppo della microfinanza, alla lotta alla povertà e alla corruzione.

E poi la disoccupazione giovanile, i diritti delle donne, l’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione e alla formazione.

“È vero che il programma di Boni Yayi è un buon programma, ma anche il popolo del Benin dovrà darsi da fare. Il nuovo presidente non riuscirà, da solo, a dare forza a un paese che ha avuto per molti anni un’economia moribonda”, ha detto all’IPS Issa Mondi-Mondi, un analista che risiede nella capitale finanziaria del Benin, Cotonou.