PENA DI MORTE: Appello delle madri di Beslan per il terrorista sopravvissuto

MOSCA, 31 marzo 2006 (IPS) – L’unico sequestratore sopravvissuto alla tragedia della Scuola di Beslan ha ricevuto un inaspettato sostegno alla sua battaglia per evitare la pena di morte da un gruppo di genitori dei bambini che persero la vita nell’attacco del settembre 2004.

L’organizzazione “La voce di Beslan” ha duramente contestato la richiesta dei pubblici ministeri della pena di morte per Nurpashi Kulayev, dichiarando che la Russia dovrebbe applicare la moratoria della pena di morte istituita dieci anni fa, quando il paese divenne membro del Consiglio d’Europa. “Il Comitato ‘La voce di Beslan’ sostiene che la moratoria sulla pena di morte è una misura di civiltà. Non vogliamo diventare barbari in risposta alla barbarie. Non appoggiamo il sostituto procuratore generale Nikolai Shepel… nella sua richiesta della… pena di morte”, riferisce una dichiarazione firmata dal capo del comitato, Ella Kesayeva.

Kulayev era tra i 30 militanti che sequestrarono la scuola elementare nel sud della Russia all’inizio dell’anno accademico 2004, uccidendo più di 330 persone, la metà delle quali erano bambini. Il loro obiettivo era minacciare la sicurezza pubblica, intimidire la popolazione e fare pressione sulle autorità per il ritiro delle forze federali dalla repubblica indipendente cecena. Il venticinquenne falegname ceceno ha proclamato la propria innocenza nella seguente dichiarazione finale: “Vorrei esprimere le mie condoglianze a tutti coloro che hanno perso membri delle loro famiglie. Io perdo parenti da otto anni. Però non sono colpevole”, afferma Kulayev.

Mentre “La voce di Beslan” fa il suo appello per Kulayev, altri gruppi di genitori, “Le madri di Beslan”, insistono invece sulla condanna a morte del terrorista, e hanno chiesto un referendum nazionale per sospendere la moratoria sulla pena di morte. Inoltre, vogliono che vengano riaperte le indagini sulle crisi degli ostaggi e chiedono che anche gli ufficiali responsabili di quella che considerano una confusa operazione di liberazione siano riconosciuti colpevoli. Senza il referendum, non sarà facile decidere di applicare la pena di morte per Kulayev. La Russia ha aderito dieci anni fa al Consiglio d’Europa impegnandosi a proibire la pena di morte. Tuttavia, non lo ha fatto fini in fondo – ha solo stabilito una moratoria sulle esecuzioni. Resta dunque l’unico paese membro del Consiglio d’Europa che non proibisce la pena di morte. I sostenitori della moratoria sperano che la presidenza russa del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa aiuterà a convincere i legislatori della Duma di Stato ad abolire completamente la pena di morte. “Abbiamo valutato il caso e riconosciuto che lo scopo del gruppo terrorista era causare instabilità e caos sociale nella regione. Nelle circostanze attuali, in qualità di membri del Consiglio d’Europa, non possiamo uccidere l’ultimo colpevole”, ha detto all’IPS Pavel Krasheninikov, presidente del Comitato legislativo della Duma di Stato.

”È semplicemente impossibile e intollerabile; il parlamento ha approvato un disegno di legge che conferma l’abolizione della pena di morte”, ha aggiunto. Bisognerebbe insistere su un verdetto finale di ergastolo, ha proseguito Krasheninikov. La corte emetterà probabilmente la sua sentenza a luglio. Le sue simpatie vanno ai parenti delle vittime che chiedono vendetta, denuncia Krasheninikov, riferendo che secondo il rapporto della commissione investigativa interparlamentare il gruppo aveva programmato il barbaro gesto contro l’umanità e la società.

”È stata una tragedia carica di emozioni, ma dobbiamo agire in rispetto della legge per evitare l'espulsione dal Consiglio d’Europa”. Le organizzazioni russe per i diritti umani hanno aspramente criticato la richiesta del pubblico ministero di una sentenza di morte.

”Assecondando gli umori e le tendenze del popolo, per crimini così gravi si deciderebbe subito per la pena di morte, e la Russia sarebbe espulsa dal Consiglio d’Europa”, ha detto all’IPS Alexander Petrov, direttore aggiunto di Human Rights Watch a Mosca.

”La reintroduzione nella società russa della sentenza di morte come pena più severa, anche per i crimini più efferati, non sarebbe conforme ai moderni ideali democratici; crediamo piuttosto che le autorità dovrebbero adottare misure per garantire un’adeguata sicurezza e prevenire attacchi terroristici in futuro”, ha aggiunto.

Anche la Camera Pubblica, recentemente istituita, ha espresso preoccupazione per le reazioni contro la sentenza proposta dal pubblico ministero e per la posizione del Comitato delle Madri di Beslan, sostenendo che le autorità regredirebbero a società primitiva se ammettessero la pena di morte.

È importante che le istituzioni giudiziarie del paese lavorino in maniera indipendente, senza subire influenze da altri settori dello stato.

Inoltre, la stessa società gode di una libertà intrinseca e di libertà civili che dovrebbero essere osservate senza interruzioni, sostiene Grigory Tomchin, membro esecutivo della Camera Pubblica e presidente della Fondazione per il sostegno delle iniziative legislative.

”La società assicura a tutti i cittadini alcuni diritti fondamentali – come il diritto alla vita – e la limitazione non dovrebbe rientrare tra i diritti di qualcuno. Sopprimere una vita non è la giusta punizione per un crimine”, ha detto Tomchin all’IPS. “Ovviamente un morto non è in grado di percepire la propria punizione che diviene pertanto priva di senso”. Secondo lui, i sentimenti espressi dai parenti potrebbero incoraggiare decisioni crudeli, la società civile dovrebbe però ignorare quelle richieste. Poco dopo la proposta di un verdetto di morte da parte dell’accusa, “La voce di Beslan” ha duramente contestato la decisione della corte di sospendere la moratoria attualmente in vigore in Russia. I gruppi ufficiali non condividono le posizioni assunte per via della pressione di altri gruppi, come il Comitato della Madri di Beslan, che propongono un referendum nazionale sull’interruzione della moratoria.

”Contestiamo la conclusione del processo. L’indagine non è stata obiettiva, i veri colpevoli non sono stati nominati e non abbiamo speranze sul caso”.