USA: Il terrore politico sui media

MONTREAL, 8 settembre 2004 (IPS) – Nonostante le ben note defaillances dell’intelligence statunitense, i media nazionali non hanno esitato a dare grande rilievo all’allarme lanciato il 1 agosto da Tom Ridge, segretario del dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti (Homeland Security), secondo cui alcune tra le maggiori banche del paese erano nel mirino di Al QaedaPer poi scoprire che alcune delle informazioni che hanno provocato lo stato di allerta e la militarizzazione di New York, New Jersey e Washington DC, risalgono a tre anni fa.

Dopo due giorni, i media hanno scrupolosamente riferito gli sviluppi (e le smentite di Ridge, all’accusa che l’allarme fosse solo un tentativo dell’amministrazione di offuscare l’elezione del senatore democratico John Kerry, contendente di George W. Bush). Era forse il caso di essere un po’ più prudenti’

“Domenica 1 agosto, abbiamo trasmesso in diretta la dichiarazione di Ridge. Il giorno seguente, nel programma della mattina “The Early Show” e nel notiziario della sera, abbiamo aggiunto che alcune delle informazioni non erano attendibili”, afferma Marcy McGinnis, responsabile della copertura giornalistica della CBS.

“Dobbiamo valutare il diritto del pubblico di sapere quando l’amministrazione usa la minaccia terrorismo, analizzando le motivazioni fornite con del sano scetticismo”, continua McGinnis in un’intervista via e-mail.

Il diritto di sapere cosa’ Ciò che il governo dice, o se esiste realmente la minaccia di un attentato’

“La manipolazione dell’intelligence da parte dell’amministrazione Bush,è stata lampante. I media hanno il dovere non solo di riferire ciò che le autorità dichiarano, ma di valutare la credibilità di queste dichiarazioni”, afferma Jim Naureckas, editore di “Extra”, un settimanale pubblicato dall’associazione FAIR (Fairness and Accuracy in Reporting).

“Per questo motivo il diritto di libertà di stampa è sancito dalla costituzione. La sua funzione è di vitale importanza in una democrazia”, ha aggiunto Neureckas in un’intervista da New York.

Solo due mesi fa, il “New York Times” pubblicava un articolo sensazionale in cui ammetteva che i propri giornalisti furono ingannati da fonti che confermavano la presenza di armi di distruzione di massa in Iraq, la principale giustificazione di Bush per sferrare l’attacco al regime di Saddam Hussein nel marzo del 2003.

Le armi non sono ancora state trovate.

“In alcuni casi, le informazioni che avevamo allora, adesso sicuramente discutibili, erano controverse, poco dettagliate e difficili da verificare”, dichiarano gli editori del Times. “Guardando indietro, vorremmo essere stati più attenti perché le prove venute alla luce e le molte altre insabbiate, permettevano di riesaminare la situazione”. Ma potevano mai i media nazionali ignorare la minaccia profilatasi domenica 1 agosto e cioè che – dato il precedente degli attacchi aerei dell’undici settembre 2001 a new York e Washington – la possibilità di un nuovo attentato era reale’

“Se un’amministrazione inaffidabile lancia messaggi allarmanti come questi”, dice Naureckas, “un ufficiale della polizia che ha il difficile compito di dispiegare i suoi uomini, si troverà di fronte ad un terribile dilemma, perché dalle sue decisioni dipende la vita di alcune persone”.

“Con i media, invece, tutto risulta più sfumato …infatti, se Al Qaeda pianifica un attacco al Prudential Building di Newark è decisamente improbabile che gli abitanti del New Jersey possano cercare di impedire l’attentato, solo perché ne sono venuti a conoscenza sul New York Times”, aggiunge Naureckas.

Ma non tutti sono d’accordo.

“Se hai dei sospetti e non avverti la popolazione e poi succede qualcosa di grave, allora hai un grosso problema”, ha dichiarato al Times il senatore democratico Diane Fernstein, membro del Senate’s intelligence commitee.

“Inoltre, in stato di allerta, è più probabile notare qualcuno che si aggira nei pressi della Banca Mondiale o dei palazzi dei mercati finanziari”, ha aggiunto Fernstein.

&com;Time&com;, il &com;Los Angeles Times&com; e &com;Fox News&com; hanno rifiutato di essere intervistati da IPS su questo argomento.

Con il senno di poi, i giornalisti avrebbero dovuto sentire la vocina che li metteva in guardia quando Ridge – che ha scelto di segnalare lo stato di allerta in video conferenza direttamente agli editori di giornali e programmi televisivi – approfittava dell’occasione per perorare la causa del suo presidente.

Gli Stati Uniti dovrebbero “capire che se oggi hanno un’informazione libera, lo devono alla leadership del presidente nella guerra al terrorismo”, ha dichiarato Ridge, a circa tre mesi dalle elezioni presidenziali di novembre.

Naureckas sostiene che nel periodo pre-elettorale, quando la popolazione è sempre più divisa in “chi è letteralmente atterrito” dalla minaccia terrorismo e “chi non ha più alcuna fiducia nell’amministrazione Bush”, i giornalisti devono fare il possibile per limitare le asserzioni dei funzionari di governo.

“Soprattutto quando ci sono problemi di fiducia nel governo, i media devono cercare di separare l’informazione reale dai giochi politici, dalla manipolazione dell’informazione, e non credo abbiano fatto molto in tal senso”.

Secondo McGinnis, la CBS “verifica accuratamente i fatti e riferisce tempestivamente le notizie, sia a favore, sia contro il governo”.(FINE/2004)