SVILUPPO: Le promesse della Banca Mondiale

WASHINGTON, 6 settembre 2004 (IPS) – I controversi “crediti di aggiustamento” della Banca mondiale, che hanno scosso le strutture dei paesi del Sud negli anni ’90, saranno sostituiti da regole più orientate verso la riduzione della povertà, ha annunciato l’istituzione. Ma i critici non le credono

Dopo un processo di autocritica, l’istituzione con sede a Washington ha annunciato l’imminente istituzione di una “politica di crediti per lo sviluppo”, che sostituirebbe quella instaurata nel 1992 a sostegno degli aggiustamenti strutturali.

I prestiti di aggiustamento costituiscono un terzo dei crediti concessi dalla Banca, che l’anno scorso ammontavano a 18,5 miliardi di dollari.

Ma i critici delle istituzioni finanziarie multilaterali assicurano che rimarranno immutati alcuni elementi fondamentali del crediti di aggiustamento, come l’instaurazione, come condizione per il credito, di cambiamenti economici strutturali che creino un ambito macroeconomico “appropriato” d’accordo con la Banca.

Verrà inoltre mantenuta – segnalano – la stretta collaborazione con il Fondo monetario internazionale (FMI).

James W. Adams, vicepresidente della Banca mondiale, ha affermato in un’intervista pubblicata sul sito Internet dell’istituzione che la nuova politica concederà ai paesi creditori più potere nelle decisioni relative alle proprie piattaforme economiche e avrà un respiro a lungo termine centrato sullo sviluppo.

“Stiamo passando da una lista molto descrittiva di politiche che rientravano nel quadro dei primi prestiti di aggiustamento, concentrati soprattutto su restrizioni fiscali e su riforme delle politiche commerciali e dei prezzi, ad una lista di questioni più ampia” ha indicato Adams, riferendosi a settori come salute, educazione e ambiente.

La Banca mondiale, la cui missione dichiarata è ridurre la povertà, concede due tipi di prestiti: i “crediti di aggiustamento” (adesso chiamati “politica di sviluppo”), che influiscono sulle politiche economiche dei governi, e i “crediti di investimento”, che finanziano progetti specifici, come la costruzione di strade, oleodotti e altre infrastrutture.

I programmi di aggiustamento strutturale sono stati l’aspetto più discusso dei crediti di aggiustamento negli ultimi anni, poiché impongono ai governi mutuatari condizioni con effetti talvolta devastanti, come i tagli alla spesa per salute ed educazione, la privatizzazione dei settori pubblici, la deregolamentazione dell’economia e l’apertura agli investimenti stranieri alle stesse condizioni che per le imprese nazionali.

Perciò, le organizzazioni non governative e gli stessi paesi mutuatari hanno cominciato a rifiutare l’aggiustamento strutturale accusando la Banca di prescrivere una serie di politiche analoghe a paesi e regioni differenti.

Annunciando la nuova strategia, la Banca mondiale ha ammesso questo ed altri difetti della sua politica precedente. “Credo che la Banca abbia solo e sempre presentato una stessa ricetta per governi diversi”, ha riconosciuto Adams.

“Adesso vogliamo che i governi sviluppino le loro proprie politiche”, ha detto il funzionario, annunciando che la maggior parte dei crediti saranno destinati a programmi che sono già stati completati, e non verso obiettivi preannunciati.

Ciò significa che i paesi mutuatari potranno ottenere il credito per un progetto in base alla sua realizzazione, anche se gli obiettivi raggiunti non sono esattamente quelli promessi, ha spiegato Stefan Koeberle, un consulente della Banca.

Secondo Adams, la nuova prospettiva farà sì anche che i paesi si sentano più identificati con le proprie strategie di sviluppo economico, una vecchia richiesta dei governi mutuatari e dei gruppi di sviluppo.

“Esiste una volontà più chiara che i governi lavorino insieme alla società civile e ad altri attori nell’ambito dello sviluppo, elaborando politiche per ridurre la povertà”, ha aggiunto.

“La Banca è disposta ad appoggiare un programma nazionale se considera che le politiche siano sensate, praticabili, e che il governo e i suoi cittadini si identifichino con esso”, ha dichiarato Adams.

Il termine “crediti per le politiche di sviluppo” si riferisce anche all’importanza di esaminare gli sforzi della Banca per contrastare i possibili effetti ambientali o sociali negativi dei progetti che finanzia.

Secondo l’istituzione, la nuova politica è il risultato di oltre due anni di consultazioni con le parti interessate, tra cui governi, rappresentanti comunitari, gruppi della società civile, accademici e rappresentanti del settore privato di tutto il mondo.

Tuttavia, i gruppi che vigilano le attività della Banca affermano che la nuova strategia non sarebbe sincera, e che potrebbe essere il tentativo dell’istituzione di spostare la responsabilità delle sue politiche sui governi mutuatari.

“Questa è una grande truffa”, ha accusato Rick Rowden, dell’organizzazione Action/Aid-Stati Uniti. Ed ha aggiunto: “È un modo di dire che tutta la colpa è dei governi mutuatari”.

Allo stesso tempo, il Centro di informazione sulla Banca (BIC), un’altra organizzazione non governativa con sede a Washington, ha riconosciuto “alcuni cambiamenti positivi rispetto alle politiche attuali”.

Per la prima volta, la Banca mondiale sottolinea la necessità di identificare possibili impatti sociali e ambientali dei suoi crediti e di effettuare consultazioni con gli interessati, ha osservato il BIC.

Ciononostante, ha concluso, “queste disposizioni non riescono a rispondere alle numerose critiche e di fatto non arrivano ad osservare norme già vigenti per certi tipi di ‘crediti di aggiustamento’”.