ALLARGAMENTO UE: Profughi verso nuove frontiere

BRATISLAVA, 7 giugno 2004 (IPS) – Secondo alcuni funzionari dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) in Slovacchia, il sistema di accoglienza per i richiedenti asilo in questo paese potrebbe entrare in crisi e lasciare i profughi alla mercé dei trafficanti di esseri umani, dopo l’entrata del paese nell’Unione europea (Ue).

La Slovacchia, uno dei dieci paesi entrati nell’Ue lo scorso 1° maggio, è stata identificata come luogo di transito di una delle maggiori vie di traffico di persone e profughi dall’Asia all’Europa occidentale.

Lo scorso anno, una cifra record di 10.300 rifugiati provenienti da Russia, Cecenia, India e Afghanistan hanno raggiunto la Slovacchia, mettendo a dura prova i sei campi profughi del paese, che nell’insieme possono ospitare non più di 2000 persone.

I funzionari dell’Alto Commissariato per i rifugiati dell’Onu (UNHCR) di Bratislava affermano che sul totale dei profughi, oltre 9000 sarebbero usciti e “scomparsi” ad ovest, prima che le loro domande d’asilo potessero essere esaminate. Si pensa che siano stati portati in paesi come Germania e Gran Bretagna dai trafficanti di esseri umani.

Secondo i funzionari Onu, un nuovo programma per identificare i richiedenti asilo che lasciano il paese farebbe crollare l’attuale sistema d’accoglienza, già sovraccarico.

“Potrebbe essere un paradiso per i trafficanti d’uomini”, ha dichiarato all’IPS Zolo Mikes, portavoce dell’UNHCR a Bratislava. “Le persone fuggite a ovest verranno rispedite qua e finiranno nei campi sovraffollati, ritrovandosi ancora una volta per strada, pronte per essere catturate dai trafficanti. Il sistema d’accoglienza potrebbe essere vicino al crollo. Non ci sarebbe più posto per sistemare tutti”.

A partire dal 1° maggio, la Slovacchia ha cominciato a usare Eurodac, un database che prevede l’impronta digitale per i profughi richiedenti asilo nei paesi dell’Ue. Con la convenzione di Dublino, di cui adesso la Slovacchia fa parte, qualunque rifugiato che abbia fatto domanda d’asilo in un paese dell’Ue e venga scoperto a fare lo stesso in un altro paese, può essere rispedito nel primo paese in cui ha presentato richiesta.

L’UNHCR ritiene che le persone che hanno lasciato la Slovacchia per chiedere asilo altrove, con Eurodac verranno più facilmente identificate e rimandate in Slovacchia, dove le autorità non saranno in grado di sistemarle prima degli altri profughi che sono già nel paese.

Il sovraffollamento incoraggerebbe i rifugiati ospitati nei campi aperti ad andare e venire a loro piacimento, e a cercare di ripartire. Anche solo ritrovandosi in alcuni villaggi per il paese, potrebbero imbattersi nei trafficanti di persone che operano in quelle zone.

L’UNHCR chiede che vengano costruiti più campi in Slovacchia, oltre al rinforzamento delle strutture amministrative per gestire le domande d’asilo.

Ivan Dracka, direttore del campo profughi di Gabcikovo a sud-ovest del paese, vicino al confine con Austria e Ungheria, dice di essere già preoccupato per la capacità del suo campo, che può ospitare 800 rifugiati.

“In passato era sempre difficile avere prove certe che una persona avesse già fatto domanda da un’altra parte”, ha dichiarato all’IPS. “Ma con Eurodac le cose cambieranno”.

Adesso ci sarà un interesse crescente in Slovacchia perché i rifugiati sanno che fa parte dell’Ue, afferma Dracka. “Penseranno anche che facendo parte dell’Ue potranno superare le frontiere liberamente ma questo non è vero, perché la Slovacchia non si unirà al gruppo di Schengen, con il libero movimento di persone oltreconfine, prima di tre o quattro anni”.

Bisogna aumentare la capacità di accoglienza dei campi, dice. “La nostra capacità è insufficiente anche per il futuro. Sta agli organi dello stato risolvere la questione”.

L’Ufficio di migrazione slovacco, ente governativo incaricato delle questioni legate ai profughi, sostiene che l’UNHCR stia esagerando.

“La Slovacchia sta migliorando costantemente le proprie strutture di accoglienza ai profughi, così come gli organi amministrativi”, assicura all’IPS Bernard Priecel, capo dell’Ufficio migrazione slovacco. “Ciò che l’UNHCR non dice è che i profughi verranno rispediti in Slovacchia, ma anche nei paesi da cui provenivano prima di arrivare qui”.

Priecel osserva che l’UNHCR ha usato il termine “scomparsi” per i profughi diretti a ovest. “Ma è un’esagerazione – dice –. La gente lascia la Slovacchia liberamente per i paesi di destinazione, e la Slovacchia è un paese di transito”.