CULTURA: Affari multinazionali in salsa multiculturale

BARCELLONA, 9 giugno 2004 (IPS) – Le multinazionali che finanziano quello che loro chiamano il Forum Universale delle Culture vorrebbero che tutti credessero che si tratta davvero di cultura, affermano i contestatori.

Ci sono dopotutto in cartellone circa 1500 performance e show culturali, compresi 400 concerti, e 45 conferenze che si terranno al Forum fino a settembre.

Il palazzone triangolare blu e specchi che ospiterà tutto ciò sarebbe, a detta degli organizzatori, “un nuovo spazio creativo per la riflessione e la sperimentazione in relazione ai principali conflitti sociali e culturali che l’umanità ha davanti”.

Tutto falso, sostengono i contestatori.

Il Forum, organizzato dalla città di Barcellona, dal governo autonomo di Catalogna e dal governo spagnolo, con il patrocinio dell’Organizzazione per l’Educazione, la Scienza e la Cultura delle Nazioni Unite (UNESCO), si è sviluppato attorno a tre temi: pace, diversità culturale e sviluppo sostenibile.

Ed è un ricco ambiente per parlare di questi temi. Infatti il Forum si sviluppa in un progetto da 3,6 miliardi di dollari, 2,1 dei quali spesi per le sole infrastrutture, non nella riflessione o nella sperimentazione.

L’area di 50 ettari è stata sviluppata nella costa nord della città, sulle rive dell’inquinato fiume Besos: una unione di vecchio e nuovo.

Il triangolo blu è cresciuto tra moderni grattacieli, nuovi palazzoni di cemento, parchi verdi e sculture contemporanee. Sullo sfondo si stagliano le cinque ciminiere di una vecchia centrale termoelettrica.

Il palazzo di vetro è però solo il palazzo principale del Forum. È circondato da un enorme spazio aperto, una sorta di parco dei divertimenti pieno di colori, zone ricreative e “bar”, dove i visitatori possono acquistare i prodotti delle multinazionali che sponsorizzano il forum.

L’area era un quartiere povero chiamato Poble Nou. Ora è stato rinominato “22@”, “la città della conoscenza e delle nuove tecnologie”.

L’entrata per l’esperienza culturale costa 25 dollari (21 euro). I visitatori devono avere pass elettronici e le borse passano attraverso i raggi X.

“Se fosse Disneyland sarebbe perfetto”, spiega Sebas, attivista che preferisce essere indicato con il suo nome di battaglia. “Ma l’hanno chiamato Forum, e questo è sbagliato. Hanno rubato concetti e linguaggi dei movimenti sociali, appropriandosi del nome del Forum Sociale di Porto Alegre”.

Ma il Forum di Barcellona è ben lontano dall’essere un evento dal basso aperto a tutti. Assistere alle conferenze costa dai 35 dollari ai 535 dollari della Conferenza Metereologica Mondiale. Più il biglietto d’ingresso.

L’evento è organizzato da governi locali e dal governo nazionale, ma sponsorizzato da giganti multinazionali come Randstad, il gruppo olandese che fornisce manodopera, Hines, il gruppo costruttore statunitense, Indra, l’azienda spagnola che fabbrica armi, General Electric, Coca Cola e Nestlè.

“Per noi il Forum è solo un’operazione per ricostruire quella parte della città”, spiega Sebas. “È una maschera per nascondere la trasformazione. Hanno inventato l’idea per avere il consenso della popolazione. Non era possibile organizzare ancora le Olimpiadi”.

Ampie aree di Barcellona erano già state rinnovate per i Giochi Olimpici del 1992. Ora Poble Nou sta subendo una trasformazione simile, ma senza i Giochi.

Nonostante gli sforzi dell’amministrazione locale per generare entusiasmo, il progetto ha attirato molte critiche. I manifesti che smascherano le contraddizioni del Forum hanno colorato la città, cercando di oscurare la pubblicità ufficiale.

Molti intellettuali invitati al Forum, tra cui Noam Chomsky e Naomi Klein, hanno rifiutato di parteciparvi. La prestigiosa Scuola della Cultura e della Pace dell’Università di Barcellona ha ritirato la partecipazione.

Molte organizzazioni non governative che avevano pensato di prendervi parte hanno rinunciato, spiegando che il Forum parla di pace mentre i suoi sponsor si stanno arricchendo con la guerra in Iraq. Ad esempio il gruppo bancario spagnolo La Caixa che sta finanziando il Forum è coinvolto nella ricostruzione dell’Iraq.

Alcune delle critiche più feroci vengono dall’Associazione Spagnola di Antropologia: il Forum è “un grandioso spettacolo vuoto che serve solo gli interessi dei suoi promotori”, hanno dichiarato.

L’associazione ha denunciato quello che chiama la mascherata della diversità culturale e l’uso della parola “cultura” per indicare qualcosa di stereotipato, dove i cinesi devono fare i cinesi e gli africani devono fare gli africani in una sorta di “zoo delle differenze”.

L’Associazione dei Quartieri di Barcellona ha accusato il Forum di ignorare gli interessi dei cittadini. Il rinnovo ha obbligato i vecchi residenti a spostarsi fuori. L’affitto per un appartamento di 90 metri quadrati costa ora circa 2.000 dollari al mese, quattro volte più di prima.

Molti gruppi fanno parte dell’Assemblea di resistenza al Forum. Il sito web Fotut2004 è una parodia del sito ufficiale. Un libricino distribuito in città mostra “l’altra faccia” del Forum.

“Gli organizzatori ci hanno invitato al Forum, ma noi non vogliamo essere coinvolti”, spiega Sebas. “Questo darebbe loro la legittimazione che non vogliamo attribuire loro. Non siamo contro la pace e la sostenibilità, ma contro l’ipocrisia dei potenti”.

Molti attivisti affermano che il Forum non è per niente sostenibile. Una centrale solare costruita di fronte al mare sembra servire più come un ombrellone contro il sole cocente. Produce un po’ di energia rinnovabile, ma la centrale termoelettrica di Besos sarà potenziata per fornire energia al nuovo quartiere.

Il fiume è inquinato come prima dell’ammodernamento. Endesa, che finanzia il Forum, è il quarto produttore europeo di anidride carbonica.

Il Forum ha insomma tutte le carte per essere “un circo dove la diversità del genere umano sarà esibita come un maestoso e meraviglioso spettacolo di luci e colori”, come l’ha definito l’antropologo Manuel Delgado.