ARGENTINA: Benetton contro gli indigeni

BUENOS AIRES, 31 maggio 2004 (IPS) – La giustizia argentina ha avviato lo scorso mercoledì il processo contro due coniugi dell’etnia indigena mapuche per lo sgombero di un’area di 25 ettari, voluto da una succursale della compagnia italiana Benetton, nota per le sue campagne pubblicitarie contro la discriminazione.

Un tribunale della città di Esquel ha chiamato al banco degli imputati Atilio Curiñanco e Rosa Nahuelquir, per incidenti avvenuti a ottobre 2002 nel villaggio vicino Santa Rosa, nella provincia di Chubut, dove la Compagnia di Tierras Sud, della Benetton, possiede 900.000 ettari di terra.

Gli avvocati della potente impresa tessile non solo sono riusciti a far sgomberare i Curiñanco-Nahuelquir e a fargli confiscare la terra di cui si dicono proprietari, ma hanno anche avviato un processo penale contro la coppia, che ha opposto resistenza all’espulsione dal campo e al sequestro dei loro beni, un aratro e una coppia dei buoi.

Il giorno del primo tentativo di sgombero, Curiñanco era nel campo e Nahuelquir in casa quando arrivarono 12 poliziotti, armati e con i cani, insieme ad alcuni funzionari della sicurezza senza uniforme. Appena la donna si interpose per evitare che demolissero il precario alloggio, la polizia minacciò di arrestarla.

Nahuelquir ha ricordato che fu allora che l’agente a capo dell’operazione parlò della Benetton, avvisandola che “nessuno può mettersi contro di loro perché hanno molti soldi”. Da allora, il campo è stato messo sotto custodia con due uomini in uniforme appostati dentro una roulotte all’entrata del lotto.

La coppia assicura di avere dei diritti su quelle terre, che la loro famiglia ha ereditato da oltre 100 anni e dice che lo dimostrerà al processo, della cui fase d’istruttoria era incaricato il giudice José Colabelli, sostituito nel 2003 dopo un procedimento giudiziario e la sua destituzione per accuse di razzismo contro i mapuche.

Secondo le stime del Encuentro Nacional de Pastoral Aborígen (Endepa), in Argentina ci sono più di 700 comunità indigene in diverse province del nord, centro e sud del paese, provenienti da una ventina di popoli autoctoni.

I mapuche in Cile sono più di un milione e mezzo, mentre in Argentina ne vivono circa 200.000, distribuiti a sud della provincia orientale di Buenos Aires e La Pampa, a Neuquén, Chubut e Santa Cruz, ossia l’intera regione a sud del paese conosciuta come Patagonia.

Tuttavia, Endepa riconosce che il 94 per cento dei mapuche ammette di non avere titoli di proprietà sulle terre in cui vive. Questa precarietà deve essere appianata dalle autorità, dato che la riforma costituzionale del 1994 prevede il riconoscimento dei diritti di proprietà degli aborigeni.

Tuttavia, le comunità mapuche, come quelle di altre etnie indigene del paese, reclamano invano che gli vengano concessi i titoli di proprietà e denunciano sgomberi arbitrari e costanti, senza che le autorità comunali, provinciali o nazionali intervengano in loro favore.

Nello stabilimento Benetton di Chubut si trova il museo di Leleque, la cui prima sala è dedicata alla memoria dei popoli originari. Si racconta la loro storia ancestrale e le loro peripezie dalla conquista spagnola nel XV° secolo, così come la lotta per le loro terre.