POLITICA: La e-Jihad minaccia internet

CAIRO, 28 aprile 2004 (IPS) – Per milioni di musulmani, l’invito al martirio è ormai a portata di mouse. Sempre più numerosi, i siti della cosiddetta “e-Jihad” (o “Jihad elettronica”) raccolgono le ultime notizie, le immagini e gli slogan della guerra santa

“Esistono centinaia di questi siti e ogni giorno ne nascono nuovi”, ha detto all’IPS Hassan Abu Taleb, analista politico egiziano. “Purtroppo, diffondono un’immagine negativa e profondamente errata dell’Islam”.

Molti siti sono portali di informazione del mondo islamico o veri e propri portavoce delle organizzazioni terroristiche. Pretendono di denunciare le persecuzioni subite dai musulmani e celebrano le azioni compiute contro gli ‘oppressori’.

Brian Marcus, della Lega anti-diffamazione (ADL) di NY, ha affermato che spesso i siti contengono “foto e film di propaganda e di addestramento, e offrono istruzioni di ogni tipo, dal combattimento corpo a corpo, a come fabbricare una bomba o usare una qualsiasi arma”.

“Spesso, contengono messaggi e video di rivendicazione degli attentati”, ha aggiunto.

Un sito islamico ha recentemente pubblicato un appello di Al Qaeda a tutti i militanti musulmani del mondo perché “mettano a ferro e fuoco i paesi degli infedeli”.

Il sito individua in ebrei e cristiani i principali obiettivi, e proclama una “diplomazia scritta con il sangue, ornata da membra umane e il cui profumo è quello della polvere da sparo”.

Il gruppo terroristico della Jihad islamica palestinese ha un suo sito, www.qudsway.net. Si tratta principalmente di un portale di notizie ma contiene anche profili e interviste ai martiri suicidi.

“Agli occhi di Dio, sarai un cavaliere del martirio”, recita la didascalia della foto di un kamikaze.

Nel corso dell’ultimo anno, il sito ha cambiato molti server. Ogni volta che riappare su internet, gli attivisti si mobilitano per farlo chiudere.

Il diritto alla libertà di espressione implica la tesi di un web libero da ogni forma di censura. Marcus afferma che la ADL non cerca in nessun modo di censurare i siti islamici. Al contrario, ne monitora i contenuti e informa le autorità giudiziarie e i provider di servizi internet (ISP) qualora trovasse notizie rilevanti.

“La maggior parte degli ISP ha regole precise e si riserva il diritto di rimuovere il sito o i contenuti che non le rispettano. Chi realizza questi siti è quindi costretto a perdere tempo e energie nella continua ricerca di nuovi spazi web”, ha dichiarato Marcus.

In prima linea nella crociata contro i siti islamici c’è una Ong, Internet Haganah. Il suo ideatore, Aaron Weisburd, afferma di aver favorito la chiusura di oltre 420 siti attraverso una politica di denuncia esplicita (‘name-and-shame’), “che rende internet un ambiente ostile alla Jihad islamica”.

Haganah, individua i siti vicini a gruppi terroristici islamici e ai loro leader, quelli che istruiscono potenziali terroristi e promuovono la cultura della Jihad. Poi, ne identifica il server, gli amministratori e gli utenti e informa il provider sulla natura del sito.

Molti ISP rimuovono immediatamente il sito. “Diversamente da quelli porno, i siti islamici non generano molti profitti”, ha dichiarato Weisburd.

Ma non tutti i provider reagiscono ugualmente. Weisburd ricorda come la Telia, un provider svedese, fosse contrario a rimuovere il sito www.palestine-info.com, portavoce del gruppo terroristico palestinese di Hamas.

“Le nostre segnalazioni alla Telia non hanno avuto risposta. A quel punto, abbiamo semplicemente diffuso le informazioni, lasciando che fosse l’opinione pubblica svedese a decidere come affrontare la questione”, ha affermato Weisburd.

“Quando la stampa è venuta a conoscenza della matrice terroristica del sito ospitato dalla Telia, è cominciata una campagna di sensibilizzazione che ha costretto la Telia a rimuovere il sito”.

“In questo senso, va evidenziato il carattere virale dell’informazione. Basta mettere una notizia in rete, perché questa trovi vie singolari di diffusione”, ha aggiunto Weisburd.

Con la sua ostinazione, Haganah è diventato l’incubo dei siti islamici. Nelle chat-room e nei forum di discussione si invitano gli hacker ad attaccare il sito di Weisburd.

“Abbiamo subito ogni tipo di attacco, senza particolari ripercussioni. A questo punto, ogni tentativo di e-Jihad contro di noi è un’altra occasione per raccogliere informazioni su chi organizza i siti “, ha detto Weisburd.

Al momento, Weisburd sta perseguendo www.al-fateh.net, un sito ideato per educare i bambini arabi alla storia e al valore del martirio. Il sito è gestito da Hamas e utilizza cartoni animati e favole che sottolineano quanto sia glorioso morire combattendo nell’Intifada.

Nel sito si può leggere: “I bambini delle pietre sono gli eroi di oggi e di domani”.

Per i suoi contenuti, il sito di Hamas è costretto a cambiare continuamente provider. Di recente, insieme ad un numero sempre più alto di siti islamici, si è rivolto a provider russi, meno scrupolosi quando si tratta di clienti paganti.

Il sito ufficiale di Al Qaeda, www.alneda.com, ha seguito lo stesso percorso finché un hacker di un comitato di vigilanza statunitense ha dirottato il nome del dominio. Chiunque abbia accesso al sito viene accolto dal messaggio “dominio intercettato e ora di proprietà degli Stati Uniti d’America”.

I video di addestramento di Al Qaeda sono ancora disponibili su www.maktab-al-jihad.com., sito riconducibile allo sceicco Abu Hamza al-Masri della moschea del Finsbury Park di Londra, accusato dai funzionari statunitensi di reclutare adepti per Al Qaeda. Nel sito, imperano i suoi fieri e radicali sermoni.

Gli attivisti hanno preso di mira anche un altro sito di Abu Hamza, Sostenitori della Shariah (SOS).

“Siamo continuamente osteggiati da organizzazioni irrazionali come Haganah”, ha dichiarato all’IPS, Ahmed Al Muraabit, portavoce dell’SOS. “Abbiamo visto chiudere i nostri siti molte volte e anche usufruire di un servizio di mailing list, ha raggiunto costi estremamente elevati”.

SOS ha dovuto chiudere di recente i forum di discussione a causa dei continui ostacoli da parte di “sionisti che tentano di offuscare la nostra immagine e farci apparire persone assetate di sangue, pronte ad aggredire e seminare il panico tra gli abitanti innocenti della Gran Bretagna e di altri paesi europei, che poco hanno a che fare con la guerra contro l’Islam”.

Gli attivisti sostengono che i forum venivano utilizzati per diffondere l’odio e coordinare le azioni terroristiche, allo scopo di rovesciare i governi e affermare una teocrazia islamica.

Al-Muraabit ha continuato: “Sembra che il diritto di espressione sia esclusivo delle società democratiche e di quelle fondate su leggi create dall’uomo. Coloro che cercano un’alternativa agli attuali sistemi di governo, vengono etichettati come terroristi e persone malvagie”.