Le Nazioni Unite sottovalutano gli effetti del nucleare sulla salute

NAZIONI UNITE, lug, 2013 (IPS) – Le Nazioni Unite sono finite nel mirino di medici specialisti e membri della società civile, secondo i quali l’organizzazione internazionale avrebbe diffuso dichiarazioni inesatte circa gli effetti a lungo termine della radioattività sulle popolazioni locali.

José Luis Baños/IPS José Luis Baños/IPS

José Luis Baños/IPS
José Luis Baños/IPS

Medici e scienziati hanno incontrato alcuni funzionari Onu una decina di giorni fa per parlare delle conseguenze della radioattività in Giappone e Ucraina, e le Nazioni Unite hanno incaricato diverse Agenzie Onu di seguire il tema da vicino, tra cui l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e il Comitato scientifico Onu sugli effetti delle radiazioni (Unscear).

A maggio, Unscear aveva rilasciato alcune dichiarazioni, secondo cui l’esposizione alle radiazioni dopo il disastro nucleare di Fukushiima-Daichii del 2011 non avrebbe posto “rischi immediati sulla salute”, e sarebbe stata “improbabile” anche l’eventualità di effetti a lungo termine.

“È ridicolo”, ha detto Helen Caldicott, medico australiano e dissidente, riferendosi al rapporto Unscear. “Gli effetti sulla salute ci sono stati eccome. Tantissime persone hanno avuto disturbi collegati alle radiazioni acute, come sanguinamento dal naso, perdita dei capelli, nausea e diarrea”, ha detto a IPS.

Il rapporto Unscear seguiva la relazione dell’Oms dello scorso febbraio, che allo stesso modo prevedeva scarsi rischi sulla salute e tassi di tumori attestati su livelli normali in Giappone dopo Fukushima, nonostante si dicesse che occorrevano ulteriori studi sugli effetti a lungo termine. L’OMS sottolineava piuttosto i danni psicosociali sulla popolazione.

Interrogata sul perché Uscear e Oms avessero dato informazioni imprecise dal punto di vista medico, Caldicott ha fatto riferimento ad un accordo OMS-AIEA secondo cui a quest’ultima viene affidata la supervisione nelle ricerche sugli incidenti nucleari.

“Il personale dell’OMS è sottomesso all’AIEA”, ha spiegato Caldicott, che nel 2011 è rimasta coinvolta in una disputa con il giornalista George Monbiot del Guardian, il quale sosteneva che gli impianti nucleari fossero una valida alternativa alle centrali al carbone.

“È uno scandalo che non è stato spiegato in modo adeguato alla popolazione e nella letteratura”, ha detto Caldicott riguardo all’accordo OMS-AIEA.

Quando l’Assemblea generale dell’Onu ha proclamato il 2006-2016 “Decennio per la ripresa e lo sviluppo sostenibile delle regioni colpite”, si è impegnata e orientata “verso lo sviluppo” e il recupero delle zone colpite dal disastro nucleare di Chernobyl del 1986, nell’ex Unione Sovietica.

Il piano d’azione delle Nazioni Unite si basava su studi scientifici del Forum di Chernobyl del 2005, che avevano visto riuniti gli stati membri di Bielorussia, Russia e Ucraina insieme agli esperti dell’AIEA e sette delle principali agenzie di sviluppo del mondo, comprese Banca mondiale, OMS e Unscear.

Dal Forum di Chernobyl era emerso che l’incidente nucleare era stato un evento minore, a “basse dosi”. “La vasta maggioranza della popolazione – si leggeva – che vive nelle aree contaminate è improbabile che sviluppi effetti negativi sulla salute dall’esposizione alle radiazioni, e può condurre una vita riproduttiva sicura dove vive attualmente”.

Caldicott, riguardo all’OMS, afferma che “non hanno realizzato nessuno studio di Chernobyl, si sono basati solo su delle stime” e ha poi citato un rapporto del 2009 della New York Academy of Science, che traccia un quadro completamente diverso.

Radiazioni dall’estrazione dell’uranio

La AIEA promuove “uno sviluppo sicuro e responsabile delle risorse di uranio”, delle materie prime utilizzate per alimentare i reattori nucleari e per costruire bombe nucleari.

Secondo Ashish Birulee, un abitante del villaggio di Jadugoda, India, nella sua comunità l’estrazione di uranio sicura è lontana dall’essere una realtà, e gli effetti delle radiazioni sulla salute sono più che evidenti, come lo documentano alcune fotografie che lui stesso ha scattato.

Birulee, studente e fotogiornalista, vive nei pressi di una diga di contenimento degli sterili, piena di scorie radioattive provenienti da un impianto di purificazione dell’uranio della Uranium Corporation of India.

“Tumori ai polmoni, alla pelle, malformazioni congenite, sindrome di down, ritardo mentale, megaencefalite, sterilità, infertilità in coppie sposate, talassemia, e rari difetti alla nascita come la gastroschisi sono comuni nella zona”, ha detto all’IPS.

“Siamo come i maiali di Guinea [animali da laboratorio]”, ha detto, riferendosi alla negligenza del governo su questo tema. “Ogni giorno sono esposto alle radiazioni e vedo con i miei occhi le sofferenze del mio popolo”.

Radiazioni dai test nucleari Durante la Guerra fredda, l’unione sovietica ha condotto 456 test nucleari presso il sito di Semipalatinsk, oggi in Kazakistan.

“Secondo i dati raccolti durante le missioni e le successive ricerche, ci sono prove sufficienti per affermare che la maggior parte dell’area ha poca o nessuna radioattività residua direttamente attribuibile ai test nucleari in Kazakistan”, secondo la AIEA.

Ma il racconto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica è molto diverso dalle storie delle persone che vivono nella zona di Semipalatinsk. Secondo la commissione preparatoria dell’Organizzazione del Trattato complessivo sulla messa al bando dei test nucleari (CTBTO), “un certo numero di malattie e difetti genetici nella regione, dal tumore all’impotenza, ai difetti alla nascita e altre malformazioni, sono state attribuite ai test nucleari”.

“Esiste persino un museo delle mutazioni presso la clinica medica regionale di Semey, la principale città vicina al vecchio sito di test nucleare”, ha osservato.

“Le radiazioni – gamma, alfa o beta – possono o uccidere le cellule, oppure cambiare la biochimica della molecola del DNA”, spiega Caldicott, che da 43 anni lavora sui temi del nucleare. “Ad un certo punto [la cellula] comincia a dividersi per mitosi in modo non regolato, producendo letteralmente trilioni e trilioni di cellule [mutate], e questo è il tumore”, dice.

“Non sai di essere stato esposto alle radiazioni”, sottolinea Caldicott. “Puoi sentire il sapore o trovare particelle radioattive nel cibo, ma quando ormai il tumore si è sviluppato, certo non ti dice qual è la sua origine”.

Fukushima sull’Hudson

Nel frattempo, due centrali nucleari dell‘impianto Indian Point Energy Centre – ad appena 60 chilometri dalla sede Onu di New York lungo il fiume Hudson – si scontrano sulle nuove licenze, richiamando l’attenzione dei diplomatici dei 193 stati membri che vivono e lavorano nella zona sul tema della salute e delle radiazioni.

I critici hanno denominato l’Indian Point, che è costruito su due faglie, “la Fukushima sull’Hudson”, riferendosi al disastro giapponese scatenato da un maremoto e uno tsunami.

Ci sono però delle differenze tra Fukushima e Indian Point. “Fukushima era affacciata sull’oceano, e i venti erano favorevoli: la maggior parte delle radiazioni venivano soffiate verso l’oceano”, spiega Manna Jo Greene, responsabile ambientale della Hudson River Sloop Clearwater, sottolineando che le radiazioni rimaste all’interno sono state in ogni caso devastanti.

I venti di New York invece soffierebbero le radiazioni da nord a sud e da est a ovest. “Nel raggio di 100 chilometri vivono venti milioni di persone, e 9 milioni tra Indian Point e l’oceano più vicino”, ha detto Greene.

“Se succedesse qualcosa a Indian Point”, aggiunge, “ci sono altissime probabilità che le radiazioni si spostino da sud a est, esponendo milioni di persone alle radiazioni prima di allontanarsi verso il mare”.