Il modello economico brasiliano, un’opportunità contro la crisi?

PARIGI, gen 2013 (IPS) – Mentre i governi cercano una soluzione per uscire dalla crisi finanziaria globale, il modello di sviluppo del Brasile propone una via alternativa per la ripresa e la crescita, come spiegano alcuni politici ed economisti.

Mario Osava/IPS Mario Osava/IPS

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Mario Osava/IPS

“Il Brasile offre una speranza ai paesi africani ma anche all’Europa, dimostrando che si può avere globalizzazione puntando non solo sulla crescita ma anche su una migliore distribuzione della ricchezza”, ha detto all’IPS l’economista togolese Kako Nubukpo.

Nubukpo, ex capo della sezione Analisi economica e Ricerca dell’Unione Economica e Monetaria dell’Africa Occidentale (Uaemoa) era a Parigi per partecipare al Forum per il progresso sociale tenutosi a dicembre, presieduto dall’ex presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva, dall’attuale presidente Dilma Rousseff e dal presidente francese François Hollande.

Incentrato su come “scegliere la crescita” e “uscire dalla crisi”, il forum è stato anche l’occasione per chiedere una nuova governance globale che metta “le persone al primo posto” e assicuri la sostenibilità ambientale.

“Il Brasile ci ha dimostrato che la vera sfida è prestare molta attenzione alle istanze della popolazione, perché con una leadership illuminata possiamo avere la meglio nel processo di sviluppo”, ha detto Nubukpo.

“Oggi in Africa abbiamo l’impressione che i nostri leader rispondano più al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale che al proprio popolo”.

Seppure molti abbiano elogiato l’“utilità” di incontri di questo tipo, il presidente Lula si è detto stanco di forum che si limitano a discutere di crisi. In un discorso appassionato, ha sollecitato i governi a trovare il coraggio di adottare soluzioni “ovvie”, specialmente nei confronti dei poveri.

“Se chi governa non può offrire democrazia, dignità e speranza al suo popolo, a che cosa servono i governi?”, ha chiesto.

Raccontando dei suoi progetti per trasformare il paese in protagonista dello scenario mondiale, Lula ha parlato di alcune politiche specifiche, che hanno ricevuto tante critiche quanto elogi. La sua amministrazione ha istituito la famosa “bolsa familia” (sovvenzioni per le famiglie), un sistema nazionale di trasferimenti di fondi per aiutare le famiglie povere anche a tenere i loro figli a scuola.

Il governo ha inoltre istituito un programma “pro-uni” (pro-università) grazie al quale gli studenti a basso reddito ricevono borse di studio per l’università, al fine di offrire al paese lavoratori più qualificati.

Secondo alcuni detrattori queste misure avrebbero avuto delle conseguenze impreviste, come il fatto che alcune famiglie mandano i figli a scuola solo per ricevere i sussidi, ma Lula è sicuro dell'efficacia del programma.

“Ero convinto che occorresse qualcosa di diverso rispetto a quello che era stato fatto (prima) in Brasile”, ha detto al forum, co-organizzato dalla francese Fondazione Jean-Jaurès e dall’Instituto Lula, un’organizzazione che Lula fondò dopo aver lasciato la presidenza nel 2011.

“Abbiamo deciso di pagare la ‘bolsa familia’ attraverso le succursali delle banche, utilizzando delle carte magnetiche consegnate alle donne di ogni famiglia (non agli uomini, che avrebbero potuto spendere i soldi in birra), e… è stata una rivoluzione, che ha incentivato l’apertura di conti bancari per le fasce a basso reddito”, ha aggiunto.

Uno degli obiettivi dell’Instituto Lula è di “avvicinare di nuovo Brasile e Africa” e di “migliorare l’integrazione del Brasile in America Latina”, due obiettivi che secondo l’ex presidente potrebbero cambiare lo status quo globale.

“C’è bisogno di costruire dei nuovi modelli per poter discutere di scambi commerciali invece di guardare sempre agli Stati Uniti e all’Unione europea perché risolvano i nostri problemi”, ha detto.

Secondo Lula, se i paesi industrializzati facessero di più per l’Africa, potrebbero ottenere dei benefici in futuro. “Il mondo sviluppato, che sta affrontando problemi legati al consumo, dovrebbe concedere finanziamenti a lungo termine a tassi d’interesse più bassi ai paesi africani, così che l’Africa possa sviluppare le proprie industrie e l’agricoltura”, ha affermato.

Lula ha detto che l’oceano tra l’America Latina e l’Africa dovrebbe essere visto come un potenziale canale per il commercio, più che come una barriera.

L’attivista africano contro la povertà Bruno Ondo Mintsa, presidente dell’Association Printemps du Quart-Monde, ha detto all’IPS che il “miracolo brasiliano” è stato una fonte di motivazione per gli africani.

Per l’Africa, che ha un’immensa ricchezza naturale ma che continua a essere afflitta da una povertà terribile, “il Brasile ha dimostrato che è un problema di democrazia, di governo e distribuzione delle ricchezze”, ha detto Mintsa. “È scandaloso che un continente ricco come l’Africa abbia persone che vivono in un tale stato di povertà”.

Per alcuni socialisti europei, il Brasile si trova a metà strada tra ciò che il presidente francese Hollande ha chiamato il “completo rifiuto della globalizzazione e l’accettazione ingenua perfino delle sue (più) estreme conseguenze”.

“Anche se stiamo cercando di crescere, sappiamo tutti fin troppo bene che il tipo di crescita che avevamo prima della crisi non è più sostenibile”, ha detto Hollande ai partecipanti del forum.

La soluzione non la troveremo guardandoci indietro, ha aggiunto. Invece, “dobbiamo creare una nuova era”.

Secondo Hollande, le priorità devono essere la crescita, il lavoro per i giovani, la transizione energetica e la lotta contro le ineguaglianze. Il leader francese conosce fin troppo bene i pericoli d’ignorare queste aree chiave: la disoccupazione in Francia è aumentata fino al 10,3 per cento nel terzo quadrimestre dell’anno, il peggiore in 13 anni, e la disoccupazione giovanile è vicina al 25 per cento.

Sempre nel dicembre scorso, proprio in coincidenza con l’inizio del Forum per il progresso sociale, la Conferenza nazionale per la lotta contro la povertà (organizzata dal governo francese) si concludeva con l’annuncio di un piano ambizioso di due miliardi di euro per andare avanti.

La tabella di marcia prevede assegni integrativi più alti, l’estensione dell’assistenza sanitaria nazionale gratuita, la creazione di alloggi d’emergenza e la distribuzione dei fondi per giovani disoccupati tra i 18 e i 25 anni. Alcuni politici dell’opposizione hanno criticato il piano definendolo elemosina, ma gli attivisti hanno detto che era l’ora che la politica prestasse davvero attenzione ai poveri.

“La Francia può imparare molto dal Brasile”, ha detto all’IPS Alain Goguel, medico e professore francese in pensione. “Sosteniamo le banche con migliaia di miliardi, ma rilanciare l’economia aiutando i poveri è un’idea originale. Dovrebbe essere imitata se funziona”.