CUBA: Il Papa visita un paese che cambia

L’AVANA, 5 gennaio 2011 (IPS) – Nella sua prossima visita, papa Benedetto XVI troverà una Cuba alle prese con cambiamenti radicali, nell’intento di modernizzare il proprio modello economico di stampo socialista e di aprirsi alla libertà di culto: una società diversa rispetto a quella di 14 anni fa, in occasione della visita di Giovanni Paolo II.

Jorge Luis Baños/IPS Jorge Luis Baños/IPS

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Secondo il programma pubblicato dalla Chiesa Cattolica locale, il Papa inizierà la sua visita di tre giorni dalla città orientale di Santiago de Cuba, dove arriverà il 26 marzo proveniente dal Messico, e sarà ricevuto ufficialmente dal presidente Raúl Castro e dalle autorità religiose.

In questa città, situata a 861 km a est della capitale, celebrerà la Messa nella Plaza de la Revolución “Antonio Maceo”, alloggerà nella residenza per sacerdoti di El Cobre e il giorno successivo visiterà il Santuario della Vergine della Carità per pregare dinanzi alla statua, ritrovata in mare 400 anni fa.

A mezzogiorno del 27, il Papa proseguirà la sua visita ufficiale a l’Avana, dove incontrerà Castro, che nel 2010 si è fatto promotore del dialogo con la gerarchia ecclesiastica locale avviando una fase di distensione. Secondo il presidente, il dialogo ha rafforzato “l’unità della nazione”.

La mattina del 28, il Papa presiederà una messa nella Plaza de la Revolución “José Martí”, la stessa piazza in cui il 25 gennaio 1998 Papa Giovanni Paolo II (1920-2005) celebrò la funzione liturgica all’aperto, seguito in prima fila dall’allora presidente Fidel Castro.

La Chiesa Cattolica ha reso noto il programma ufficiale, concordato con la Conferenza dei Vescovi Cattolici di Cuba (Cocc) e le autorità cubane, dopo la conclusione all’Avana, venerdì 30, del pellegrinaggio per tutto il territorio nazionale della statua della Vergine della Carità, realizzato per festeggiare il 400esimo anniversario della sua scoperta.

I 16 mesi e 28mila km di pellegrinaggio, in cui l’effige è stata portata in ospedali, case di cura, istituzioni culturali e persino prigioni, sono terminati con una messa solenne all’aperto, celebrata davanti alla Baia dell’Avana dall’arcivescovo Jaime Ortega. La cerimonia è stata trasmessa il giorno stesso in differita dalla televisione statale.

Nell’omelia, Ortega ha chiesto alla Vergine di intercedere davanti ai “responsabili di governo” del paese, “affinché possano portare avanti senza ostacoli le necessarie trasformazioni economiche e sociali attese dal popolo cubano”.

È stato un riferimento esplicito ai cambiamenti approvati dal sesto congresso del Partito Comunista di Cuba (PCC) per modernizzare il sistema economico, un processo ritenuto da alcuni lento e incerto. Castro ha dichiarato che si continuerà a lavorare “senza fretta né improvvisazioni”.

Tra i cambiamenti più importanti, la riduzione degli stipendi gonfiati dei dipendenti statali, avviato nel 2010 con l’obiettivo di arrivare a tagliare oltre un milione di posti di lavoro nel settore pubblico del paese, che conta circa 11,2 milioni di abitanti.

A tale scopo, qualche mese fa era già stato ampliato a 178 il numero delle attività gestite da imprese private riconosciute e che potranno esercitare il lavoro autonomo, con un regime fiscale agevolato per incoraggiare le nuove iniziative.

Ortega ha espresso il proprio riconoscimento alle autorità per aver rispettato il “diritto” della Chiesa Cattolica di impegnarsi per il benessere della popolazione. “Un esempio è stato la disponibilità e l’appoggio dimostrato dalle autorità nella realizzazione del pellegrinaggio della Vergine della Carità di Cobre”, ha dichiarato.

La commemorazione dei 400 anni dal ritrovamento della statua della “madre e patrona” di Cuba si concluderà nel 2012, proclamato anno giubilare (anno santo) da tutte le diocesi, nel quale si prevede la visita di numerosi pellegrini, cubani e stranieri, al Santuario del Cobre.

Nella basilica di questa località, a 12 km da Santiago de Cuba, è esposta la statua originale della Vergine, trovata nel 1612 dai fratelli Juan e Diego de Hoyos e dallo schiavo nero liberato Juan. Secondo la leggenda, la statua galleggiava su una tavola nella Baia di Nipe che recava l'iscrizione “Io sono la Vergine della Carità”.

L’arcivescovo Ortega che la Vergine fu incoronata da Giovanni Paolo II “Regina e Patrona di tutti i cubani nella sua storica visita” a Cuba e che, in occasione del suo 400esimo anniversario, il presidente Castro ha concesso l’indulto a circa 3mila prigionieri “che hanno potuto quasi tutti trascorrere il Natale nelle loro case”.

Il dialogo senza precedenti tra Ortega e Castro avviato nel maggio 2010 ha prodotto tra i risultati più significativi la liberazione di 130 prigionieri, tra cui 52 dei 75 dissidenti condannati nel 2003 che si trovavano ancora in carcere. La maggior parte dei prigionieri rilasciati sono emigrati in Spagna o in altri paesi con le loro famiglie.

Su questo tema Raúl Castro ha dichiarato, nella sua relazione centrale al VI Congresso del PCC di aprile 2011, che le scarcerazioni sono avvenute “nell’ambito di un dialogo caratterizzato da rispetto reciproco, lealtà e trasparenza”, con punti di vista non sempre coincidenti, ma costruttivi.

“Con questa iniziativa abbiamo favorito il consolidamento del più prezioso lascito della nostra storia e del processo rivoluzionario: l’unità della nazione”, ha sottolineato.

Secondo gli analisti, queste riflessioni sul dialogo e l’avvicinamento contenute nella relazione centrale del partito sono state un chiaro segnale della volontà politica di proseguire le relazioni con la Chiesa Cattolica.

Per di più, la lotta contro i pregiudizi religiosi, oltre a quelli razziali, di genere, orientamento sessuale o altri che possano generare discriminazioni o limitare l’esercizio dei diritti delle persone, come quello di ricoprire cariche pubbliche, rientra tra i temi che verranno affrontati nella Conferenza Nazionale del PCC, prevista per la fine di gennaio.

Le relazioni tra la Chiesa Cattolica e il governo cubano sono state estremamente conflittuali nei primi decenni dell’era rivoluzionaria iniziata nel gennaio 1959, ma la visita di Giovanni Paolo II segnò una prima fase di intesa. La visita di Benedetto XVI dovrebbe contribuire a consolidare il riavvicinamento e ad ampliare lo spazio conquistato dal cattolicesimo. © IPS