MESSICO: Detenute in carceri disumane, insieme ai loro figli

OAXACA, Messico, 4 settembre 2011 (IPS) – María S. adagia il figlio neonato sulla fredda lastra di cemento della sua cella nel penitenziario centrale della città di Santa María Ixcotel, sud-ovest del Messico.

Avvolto soltanto in una piccola coperta sottile, il bambino comincia a piangere. María S. (che chiede di mantenere l’anonimato) lo conforta e lo sdraia sul pavimento, mentre le altre nove detenute con cui condivide uno spazio di 20 metri quadrati la osservano.

Arrestata con l'accusa di spaccio di droga, la diciannovenne Maria S., della comunità indigena zapoteca, è una delle 234 detenute attualmente rinchiuse nelle 14 sovraffollate prigioni dislocate in tutto lo Stato di Oaxaca.

Abbandonata dalla sua famiglia, lei è solo una delle tante donne che vive nelle terribili condizioni dei penitenziari di Oaxaca.

L'anello più debole

Secondo i dati del Dipartimento di pubblica sicurezza (SSP in inglese) a Oaxaca, uno degli Stati più poveri del Messico, le donne rappresentano il sei per cento della popolazione carceraria del Paese.

Tra le 234 detenute ci sono donne ancora in attesa di giudizio e altre già condannate.

Se il carcere femminile non è disponibile nella giurisdizione in cui sono state incriminate, le donne vengono inviate nei reparti femminili di uno dei 14 penitenziari di Stato.

Le donne sono per lo più povere e la maggior parte di loro sono madri sole con figli a carico con meno di cinque anni – età in cui è necessario rinunciare alla custodia e affidarli a un parente o a un tutore.

Le detenute devono gestire da soli i loro figli, perché non ricevono assistenza dalle autorità carcerarie né cibi adatti ai bambini.

Alcune delle donne sono state arrestate per piccoli traffici di droga, altre per omicidio.

Ci sono 29 donne indigene, per lo più zapoteche originarie della catena montuosa meridionale, ma ci sono anche donne dal Mixe, mixteche, Triqui e altre popolazioni indigene.

La maggior parte di queste sono state spinte alla criminalità dalla terribile situazione economica. Alcune sono in prigione dopo essersi dichiarate colpevoli, ma altre sono ancora impantanate nelle procedure giudiziarie e in attesa del processo.

La povertà non lascia molte altre possibilità a queste donne: patire la fame o unirsi al traffico di stupefacenti. Così fanno la loro scelta di essere “trasportatrici di droga”. Sono l'anello più debole, dice il sociologo Concepción Núñez Miranda, l'ingranaggio più vulnerabile nella macchina di impunità che sostiene il commercio della droga.

Secondo Núñez Miranda, autore del libro intitolato “Traffico di droga, povertà, giustizia e diritti umani: Donne indigene in prigione per crimini contro la salute”, finché il Messico non affronterà il problema della povertà estrema, sempre più persone continueranno a migrare a nord e negli Stati Uniti e saranno facile preda dei cartelli della droga.

“Abbiamo bisogno di dare nuovo impulso alla lotta al narcotraffico in Messico, finora poco efficace, e convogliare le risorse sulla sanità, istruzione, occupazione e sulla riduzione della povertà strutturale che è la causa di arresti ingiusti di tante donne”.

Núñez Miranda, che nel 2006 ha ricevuto una menzione d'onore nel concorso Sor Juana Inés de la Cruz dall'Istituto Nazionale delle Donne (Inmujeres), dice che le donne di Oaxaca “sono sole”.

“I loro partner sono emigrati e sono state abbandonate dalle loro famiglie che non possono permettersi il costo del viaggio verso le città dove si trovano le detenute e non sono disposte a subire le umilianti perquisizioni cui sono soggette i visitatori delle carceri”.

Un esperto sostiene che un approccio di genere sia necessario per proteggere i diritti delle detenute.

“L'approccio di genere in un carcere vuol dire essere consapevoli che l'impatto sulle donne è diverso (rispetto a quello sugli uomini) e che, di conseguenza, non può esserci soltanto un approccio quantitativo”.

Particolarmente vulnerabili

Secondo Emmanuel Ruiz Castillo, sottosegretario alla Prevenzione, Criminalità e Reintegrazione sociale, il settantadue per cento delle detenute non sono state ancora processate né condannate.

A causa del sovraffollamento delle carceri molte di queste donne si trovano a condividere celle con detenute già condannate.

Attualmente ci sono sette donne in gravidanza che saranno trasferite all'Ospedale civile di Oaxaca non appena cominceranno ad avere le contrazioni.

Tenere i bambini in cella con le loro madri significa esporli quotidianamente ai disagi subiti dalle donne a causa del sovraffollamento delle carceri.

Il sottosegretario spiega che il suo dipartimento spende 8,6 pesos (70 centesimi di dollaro) a persona per dare da mangiare ai detenuti che hanno commesso reati a livello statale, e 50 pesos (quattro dollari) per i reati federali. © IPS

*L'articolo è apparso sull'agenzia messicana Comunicación e Información de la Mujer AC (CIMAC).