AFGHANISTAN: Cattive notizie per i media

PESHAWAR, Pakistan, 3 settembre 2010 (IPS) – Negli ultimi tempi sembra sempre più difficile ricevere buone notizie dall’Afghanistan, soprattutto adesso che il paese, devastato dalla guerra, si prepara alle elezioni parlamentari del 18 settembre.

Gli stessi media devono stare attenti a non finire loro stessi tra le brutte notizie, dopo l’improvvisa chiusura a luglio di una televisione privata afgana. E anche se nessun altro media ha subito finora un simile destino, per i giornalisti afgani il caso di Emroz TV costituisce un pericoloso precedente che li riguarda tutti.

Sediqullah Tawhidi, capo del Media Watch/ Nai Supporting Open Media in Afghanistan, ha dichiarato in un’intervista telefonica che se sarà dimostrato che Emroz ha violato la legge, allora dovrà accettare la decisione dei giudici.

“Se l’Ufficio del Procuratore Generale ha realizzato indagini complete, raccolto prove sufficienti, e il tribunale emesso il verdetto di conseguenza, non abbiamo nessuna obiezione “, ha detto Tawhidi da Kabul.

Tuttavia, ha osservato, Emroz TV non ha avuto la benché minima possibilità di difendersi dopo che il Ministro della Cultura e dell’Informazione e il Procuratore Generale hanno deciso di chiudere la stazione televisiva a fine luglio.

La chiusura era stata ordinata il 27 luglio dal Consiglio dei Ministri afgano. ”Il Gabinetto ha avuto il ruolo di accusare, di giudicare e di applicare la legge, che non coincide con quanto scritto nella Costituzione”.

Il Consiglio ha anche vietato i programmi ‘Del e Nadel’ e ‘Bazi Bakhat’ che erano stati trasmessi anche da altre due stazioni private. I programmi, che affrontano temi politici e non solo, sono stati accusati di essere “anti-islamici”. Il governo, però, deve ancora esprimersi in merito all’accusa.

Le accuse contro Emroz TV sono ancora poco chiare, ma il Viceministro dell’Informazione, Jalal Norani, ha detto all’IPS: “Creare divisioni religiose o problemi legati alla religione è contro la Costituzione afgana. Per questo il Consiglio dei Ministri ha chiuso la stazione televisiva”.

Sembra che il Presidente Hamid Karzai abbia dichiarato che il reato commesso da Emroz TV sia di “tradimento verso la nazione”.

“Chiunque inciti allo scisma nazionale, religioso o linguistico nel nostro paese – per me è da considerarsi un traditore del paese”, ha detto Karzai due giorni dopo la chiusura di Emroz. “In qualità di Presidente dell’Afghanistan, ritengo che sia mio dovere difendere l’unità nazionale che gli afgani hanno difeso nelle circostanze più difficili e ad ogni costo”.

Secondo molti rappresentanti dei media stranieri nel paese e diversi osservatori afgani, la chiusura di Emorz è da attribuire principalmente alla sua forte posizione anti-iraniana e anti-sciita.

Il canale TV avrebbe criticato il vicepresidente Mohammad Karim Khalili, così come lo studioso sciita lo sceicco Asif Mohseni e Mohammad Mohaqiq, un parlamentare che rappresenta la minoranza etnica Hazara, accusati di essere agenti iraniani.

Il proprietario della Emron TV – e membro del parlamento – Najibullah Kabuli, ha guidato personalmente le proteste contro i leader afgani considerati filo-iraniani.

“Le proteste che abbiamo realizzato negli ultimi due anni contro la politica filo-iraniana del governo ha portato alla chiusura del nostro canale TV”, ha detto Kabuli. A sua detta, l'ambasciata iraniana in Afghanistan avrebbe esercitato pressioni sul governo Karzai per chiudere Emron, ma l'ambasciata nega.

Kabuli, da parte sua, ha continuato a sostenere: “Io sono un membro del Parlamento. Ho un partito politico. Sono figlio di Kabul, non un terrorista. Quando il gabinetto stava prendendo questa decisione arbitraria, avrebbe almeno dovuto ascoltare la mia versione dei fatti”.

Reporter Senza Frontiere, nel condannare la chiusura di Emroz e la messa al bando dei due programmi televisivi, ha anche sottolineato: “Il governo non deve in nessun caso violare la legge sui media che conferisce solo alla Commissione dei Media il potere di decidere se in una trasmissione sia stato commesso un reato”.

“Chiediamo al governo di abrogare questa decisione e di non interferire nel contenuto delle trasmissioni delle TV afgane”, ha affermato.

Ma l'organizzazione ha anche osservato che “i media sostenuti da diversi partiti politici e paesi stranieri stanno conducendo dal 1998 una guerra dell' informazione” in Afghanistan. E ha citato in particolare Emroz, insieme ad un'altra stazione TV, in lotta con Tamadon, “un canale che appoggia i leader sciiti afgani”. L'Afghanistan ha 18 stazioni televisive, tutte private.

“La rivalità tra i media è il segno di una battaglia per il potere tra i paesi che li sostengono, soprattutto Iran e Pakistan”, sostiene Reporter senza Frontiere sul suo sito web.

Nel frattempo, secondo il capo dell'Associazione dei Giornalisti Afgani Indipendenti Rahimullah Samandar, la Commissione Elettorale Indipendente ha stabilito che i lavoratori dei media, in particolare nella televisione, non potranno continuare a lavorare se aspirano ad una carica pubblica.

Mentre non è chiaro se questo significhi che Kabuli non potrà candidarsi alle imminenti elezioni, Samandar ha dichiarato che nel caso di Emroz la decisione della Commissione “illegale”. A suo parere, la legge elettorale prevede che i dipendenti pubblici sono obbligati a dimettersi prima di candidarsi alle elezioni parlamentari o presidenziali.

La legge afgana sul lavoro stabilisce anche che la sospensione dal lavoro dei dipendenti di organismi privati, compresi i media, che si presentano alle elezioni, è soggetta a un mutuo accordo. Perciò, né una parte terza, come il governo, né la commissione elettorale dovrebbero interferire in questa materia, conclude Samandar. @ IPS