MEDIORIENTE: Calcio d’Inizio per i Mondiali di Gaza

GAZA, 4 maggio 2010 (IPS) – Con oltre due miliardi di fan, il calcio è lo sport più popolare al mondo. Non fanno eccezione gli abitanti della Striscia di Gaza, nonostante i quattro anni di isolamento dal resto del mondo imposto dal blocco israeliano. Quando è in corso una partita, i bar e i shisha cafè si affollano di gente raccolta attorno alla TV.

 Pam Bailey/IPS


Pam Bailey/IPS

Fino ad oggi, gli abitanti di Gaza potevano tifare solo per squadre straniere, generalmente Egitto, Barcelona o Real Madrid; l’Egitto perché una volta governava la regione, e le squadre spagnole perché per tanto tempo sono state le uniche delle quali le partite erano trasmesse dai canali gratuiti.

Questo in parte perché il calcio professionale è stato una delle prime vittime della scissione tra le fazioni palestinesi di Fatah, che controlla la West Bank, e Hamas, che invece governa la Striscia di Gaza. Tra lotte politiche e scontri aperti, il calcio, uno dei passatempi preferiti degli abitanti di Gaza, finì per essere dimenticato.

Dopo tre anni di tentativi vani, a marzo l’Associazione Calcio Palestinese ha messo in piedi la prima partita: Al Shate contro Rafah, due delle squadre più conosciute a Gaza. E’ stato il primo di 240 incontri, che porteranno alle eliminatorie di luglio.

E ora, mentre gli appassionati di tutto il mondo si preparano ad assistere ai Mondiali fra un mese, gli abitanti di Gaza provano a costruire una loro gara ‘mondiale’. Non gli è permesso mandare una squadra in Sud Africa, ma come forma di protesta e allo stesso tempo di amore per lo sport, nelle prossime due settimane i migliori calciatori di Gaza si sfideranno nel primo “Gaza World Cup”.

I migliori giocatori locali incontreranno le squadre che rappresentano i Paesi di provenienza dei volontari e degli altri stranieri presenti nella Striscia: Algeria, Egitto, Inghilterra, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Giordania, Paesi Bassi, Russia, Serbia, Sud Africa, Spagna, Turchia e Stati Uniti. Le squadre sono composte da persone provenienti dai rispettivi Paesi d’origine e si completano di giocatori palestinesi non ancora abbastanza preparati da giocare nella squadra di Gaza.

Il torneo, gestito dalla Palestinian Football Association, comprende 15 incontri negli stadi Palestina e Yarmok, i più grandi della capitale. Ogni incontro è gratis per il pubblico e la competizione termina il 15 maggio.

La Coppa del Mondo locale è un’idea dell’americano Patrick Mc Gann e del palestinese Ashraf Mohammed Hamad. Il primo venne a Gaza la prima volta circa un anno fa con Jumpstart International, un’associazione non governativa che a Gaza ha costruito scuole e ha insegnato agli studenti cartografia. Quando la Ong si è ritirata, Mc Gann è rimasto qui per fare orientamento professionale ai giovani, insegnando medicina, economia e risoluzione dei conflitti all’Università di Scienze Applicate (UCAS).

“E’ l’assedio israeliano che mi costringe qui” ha detto Mc Gann, che ha anche fondato e dirige una azienda no-profit di giocattoli, la Kitegang, che cerca di aiutare i bambini privati dei loro diritti e le loro comunità distrutte. “Questa guerra è una delle peggiori ingiustizie in corso oggi nel mondo ”

L’idea della Gaza World Cup venne a Mc Gann e Hamad, che dirige un programma di studio e lavoro alla UCAS, mentre giocavano a calcio insieme all’interno dell’istituto, e cominciò a farsi strada sul serio quando durante gli incontri settimanali iniziarono a coinvolgere sia stranieri che cittadini del luogo.

“Il calcio è molto popolare a Gaza, e Ashraf si chiese cosa potessimo fare noi per realizzare qualcosa di diverso qui… ci venne in mente che il calcio può essere uno strumento che consente di raggiungere diversi obiettivi in un colpo solo: sviluppare nei giovani la capacità di risolvere i conflitti, infondere orgoglio e fierezza per le abilità e i risultati ottenuti, mettere insieme la gente, stranieri e palestinesi, ma anche palestinesi di orientamenti politici diversi.

In linea con lo spirito di diversità e anche per celebrare i talenti locali, Mc Gann ha cercato aiuti sia all’estero (una donna ebrea portoricana ha disegnato il logo di Kitegang) che a Gaza stessa (ha ottenuto finanziamenti dalla Banca di stato palestinese, dai programmi per lo sviluppo dell’Onu, e dalla Pepsi).

Il trofeo che andrà ai vincitori è stato disegnato da Hamad e ricavato dai resti riciclati delle macerie dell’invasione israeliana a dicembre 2008.

“E’ impossibile giocare a calcio professionalmente a Gaza. Non possiamo andare in trasferta e giocare con altre squadre che non siano di qui”spiega il ventiquattrenne Ahmed Abu Lefa tramite il suo interprete, mentre aspetta il calcio d’inizio della prima partita del torneo (Palestina- Italia).

Ahmed Abu Lefa gioca a calcio da quando aveva 10 anni, è un giocatore di Al Helal Sporting Club, che ha sede a nord di Gaza. E’ stato scelto a sorteggio per giocare con la squadra di Gaza, dopo che le 42 squadre in campionato sono diventate 14, le migliori.

“Spero che i giornali parleranno di questo evento anche nel resto del mondo” aggiunge Abu Lefa, che di giorno lavora come ingegnere civile, ma sogna di diventare un vero professionista del pallone. Spero che la gente veda che noi siamo esattamente come chiunque altro. Giochiamo semplicemente per l’amore per lo sport. Ma non possiamo realizzare i nostri sogni per via dell’assedio, che ci tiene prigionieri.