INTERVISTA: C’è acqua per gli astronauti ma non per gli abitanti degli slum

STOCCOLMA, 19 agosto 2009 (IPS) – “Siamo in grado di fornire acqua potabile sicura agli astronauti per i viaggi sulla luna, ma non riusciamo a garantirla agli abitanti degli slum di Kibera, Nairobi o di Dharavi, Mumbai”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell’Istituto internazionale dell’acqua di Stoccolma, Anders Berntell, ai 2.400 partecipanti all’incontro annuale della Settimana mondiale dell’acqua, che si concluderà venerdì.

Stockholm International Water Institute Stockholm International Water Institute

Stockholm International Water Institute
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Evidenziando le disuguaglianze e disparità nella distribuzione dell’acqua nel mondo, Berntell ha osservato che la comunità internazionale deve trovare soluzioni per garantire alle fasce più povere l’accesso a questi servizi, e allo stesso tempo assicurare che le istituzioni responsabili delle forniture siano economicamente sostenibili.

L’annuale Settimana mondiale dell’acqua vede la partecipazione di scienziati, politici, rappresentanti del settore privato, organismi internazionali, donatori e organizzazioni non governative (Ong), oltre a un vastissimo numero di esperti dell’acqua.

“L’accesso all’acqua per il bene comune” è il tema della conferenza di quest’anno.

“Siamo convinti che l’acqua contribuisca fortemente allo sviluppo sociale ed economico di popoli e nazioni”, ha detto Berntell, “e ridurre l’accesso all’acqua ha gravi ripercussioni sul funzionamento della società”.

Attualmente, oltre 880 milioni di persone nel mondo non hanno ancora acqua potabile sicura; circa 2,5 miliardi non hanno accesso ai servizi sanitari di base, e 1,2 miliardi di persone sono totalmente prive di servizi igienici, secondo le Nazioni Unite.

In un’intervista, Berntell si è detto fiducioso che la comunità internazionale riuscirà a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del millennio (MDG) dimezzando il numero di persone prive di accesso all’acqua potabile sicura.

È scettico invece sulla possibilità che le nazioni in via di sviluppo riescano a raggiungere l’obiettivo dei servizi igienico-sanitari. “È terribilmente lontano”, ha detto.

Alcuni estratti dall’intervista.

D: Gli MDG intendono ridurre almeno del 50 per cento il numero di persone prive di accesso all’acqua potabile sicura entro il 2015. Visto che la crisi globale dell’acqua continua a peggiorare, crede che la scadenza verrà rispettata? In caso contrario, perché?

AB: Credo che potremo raggiungere l’obiettivo specifico dell’acqua potabile sicura. In questo campo abbiamo certamente ottenuto migliori risultati rispetto all’obiettivo della sanità. Credo che il punto sia come gestire al meglio i servizi idrici e come rispondere alla crescente domanda di popolazioni che continuano ad aumentare.

Il cambiamento climatico complica le cose, e dovremo pensare a delle misure di adattamento. Insomma la mia risposta è sì, possiamo raggiungere l’obiettivo dell’acqua potabile; poi però, riuscirci davvero dipenderà dalla nostra capacità di gestire tutte le variabili.

D: Le Nazioni Unite terranno un vertice sul cambiamento climatico a New York il 22 settembre, con la presenza di oltre 150 leader mondiali. Quanto è grave l’impatto del cambio climatico sulle risorse idriche globali? E il tema dell’acqua dovrebbe almeno figurare sull’agenda del vertice?

AB: L’acqua dovrebbe rientrare in tutti dibattiti sul clima. È attraverso questo elemento che il cambiamento del clima manifesta i suoi effetti più gravi, ed è indubbiamente tra i primi punti per le misure di adattamento. Dobbiamo rovesciare la vecchia logica che divide l’acqua e il clima in due caselle diverse.

Non si può parlare dell’uno senza tener conto anche dell’altro. Anche la stessa Commissione intergovernativa dell’Onu sui cambiamenti climatici ha concluso che le risorse idriche non sono state prese adeguatamente in considerazione nei dibattiti sul clima.

Perciò, mi chiede se l’Onu debba mettere l’acqua nella propria agenda del clima? Sì, immediatamente. Il cambiamento climatico sembra sia molto più rapido di quanto ci si aspettava. Il mondo non può permettersi di sprecare altro tempo su questa domanda scontata.

D: Perché in generale chi conduce i negoziati sul cambiamento climatico sembra non voglia fare specifico riferimento alla necessità di risolvere il problema dell’acqua?

AB: A detta loro, l’acqua è un settore, e in questa fase del dibattito non si può parlare di specifiche misure di settore. Ma si tratta di un’inesattezza molto grave. L’acqua non è semplicemente un settore come un altro. L’acqua è uno degli elementi del pianeta. L’acqua, i laghi, i fiumi e la falda acquifera sono il flusso sanguigno del pianeta, come aveva detto negli anni ’70 il nostro esperto scientifico Malin Falkernmark.

Tutti gli altri settori della società dipendono dall’acqua. Il problema della disponibilità di acqua influisce sulla produzione alimentare, sulla produzione di energia, sulla silvicoltura, sullo stato di salute di ogni nazione e così via. Quando c’è un problema con l’acqua, il funzionamento dell’intera società ne risente.

D: Visto che la conferenza annuale sull’acqua è incentrata anche sulle acque internazionali all’interno e tra le diverse nazioni, lei crede che questa sarà una possibile fonte di conflitto oppure di collaborazione nel futuro?

AB: Dobbiamo essere realistici, e accettare che il conflitto e la collaborazione sono entrambi possibili. Credo, però, che possa essere un punto di forza per la cooperazione e la collaborazione. È nostro compito, ritengo, chiarire la questione tra i paesi costieri nei bacini internazionali, dove le diverse parti si contendono l’acqua.

Dobbiamo renderci conto che possiamo influire su questa scelta. Possiamo farlo sviluppando e condividendo un insieme di conoscenze sulla gestione delle acque internazionali, cercando di stabilire un “terreno paritario” nelle regioni in cui ci sia squilibrio di potere o di influenza.

Insomma, dobbiamo aiutare le parti coinvolte nella contesa di corsi d’acqua internazionali a puntare sullo sviluppo dei benefici derivanti dalla gestione comune delle risorse idriche, invece che sulla competizione per l’accesso all’acqua. ©IPS