DIRITTI-USA: Il giornalista nel braccio della morte prepara un nuovo appello

BOSTON, 5 settembre 2008 (IPS) – La scorsa settimana, Mumia Abu-Jamal ha radunato migliaia di manifestanti nella città americana di Denver per chiedere la liberazione dei prigionieri politici Usa.

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In un messaggio registrato per la folla in protesta fuori dalla Convenzione nazionale democratica, il giornalista Abu-Jamal ha attaccato la politica estera statunitense, la protezione dei “tiranni stranieri” e la guerra per i “gasdotti stranieri”.

Abu-Jamal ha registrato il messaggio dalla sua cella nel braccio della morte, in un momento critico della battaglia per la libertà che porta avanti da 26 anni.

Insieme al suo avvocato, il giornalista si sta infatti preparando per portare il suo caso davanti alla Corte Suprema Usa, che dovrà verificare se le corti basse abbiano negato un giusto processo a Jamal per motivi razziali.

La decisione di ricorrere alla Corte Suprema è stata presa dopo che a luglio una corte d’appello federale di Filadelfia ha rifiutato di riconsiderare la sua domanda di un nuovo processo, ha spiegato all’IPS Robert R. Bryan, capo del team legale di Abu-Jamal.

La richiesta era già stata respinta dalla corte d’appello lo scorso marzo.

Abu-Jamal, giornalista e attivista politico, è stato condannato a morte 26 anni fa con l’accusa di aver sparato, uccidendolo, un agente di polizia bianco di Filadelfia nel 1981.

Al suo caso si sono interessati gli attivisti che si battono per i diritti negli Usa e altrove che hanno contestato gran parte delle prove presentate per dimostrare la sua colpevolezza. Abu-Jamal si è sempre dichiarato innocente.

“Il razzismo continua ad imperversare in questo paese, ma non dovrebbe avere un posto nel nostro sistema legale”, ha detto Brian dopo la sentenza della corte d’appello.

”L'intolleranza persiste ancora oggi a Filadelfia. Sarebbe ingenuo non riconoscere che questo caso puzza di politica e di ingiustizia”.

“In America… spesso le persone finiscono nella camera della morte a causa dell’incompetenza degli avvocati”, ha osservato Bryan.

”Il fatto indiscutibile è che il pubblico ministero [nel processo del 1982] ha commesso un atto di razzismo nella scelta della giuria”, sostiene Bryan. “Non ci arrenderemo finché Mumia non sarà libero”.

L’istanza alla Corte Suprema di Abu Jamal sarà incentrata su diversi temi, come il fatto che nel suo processo [del 1982] furono esclusi intenzionalmente i giurati neri. Alcuni studi hanno mostrato che i giurati bianchi sono più facilmente disposti ad approvare le sentenze di morte rispetto a quelli di colore.

Non si sa se la corte accetterà di esaminare il caso, considerato che ogni anno vengono accolte solo l’uno, due per cento delle richieste.

Ma visto che i tre giudici della corte d’appello si sono divisi, due contro uno, sul tema del razzismo nella scelta della giuria, ci sono maggiori probabilità che la Corte Suprema decida di esaminare il caso per risolvere le divergenze d’opinione.

Una sentenza della Corte Suprema favorevole ad Abu-Jamal significherebbe che la corte d’appello dovrà riconsiderare la sua richiesta di un nuovo processo per determinare la sua innocenza o colpevolezza.

Oltre a respingere la richiesta di Abu-Jamal di un nuovo processo, la corte d’appello ha stabilito che il giornalista meritava un processo limitato a stabilire se la sentenza dovesse essere mutata da condanna a morte ad ergastolo senza possibilità di appello.

Per ora, questa sentenza ha allontanato la minaccia che Abu-Jamal venga giustiziato, ma potrebbe ancora essere rovesciata.

Bryan si è detto deluso della sentenza, e chiede un nuovo processo per dimostrare l’innocenza di Abu-Jamal.

Anche il pubblico ministero è insoddisfatto, e anche lui potrebbe presentare un’istanza alla Corte Suprema per chiedere di rovesciare la sentenza della corte d’appello e fare in modo che sia confermata per Abu-Jamal.

Intervistato dall’IPS, il procuratore distrettuale di Filadelfia Hugh Burns, il pubblico ministero, ha dichiarato di non avere ancora deciso se presentare o meno l’istanza alla Corte Suprema per rispedire Abu-Jamal nel braccio della morte in attesa di esecuzione.

Burns si dice convinto del fatto che nel primo processo contro Abu-Jamal i motivi razziali non c’entrassero affatto, e a suo parere sarebbe “impossibile” che durante il processo si siano potuti verificare errori significativi.

Se la Corte Suprema rifiutasse di esaminare l’istanza di appello di Abu-Jamal e accettasse la richiesta del PM di ripristinare la condanna a morte, le lancette tornerebbero a girare nell’inesorabile attesa dell’esecuzione, commenta Bryan.

”Mumia intanto resta nel braccio della morte perché il suo caso è ancora sotto esame”.

Secondo Mark Taylor, coordinatore degli Educators for Mumia Abu-Jamal e professore di teologia e cultura presso il Princeton Theological Institute, questo caso sarebbe motivo di imbarazzo per importanti funzionari di stato.

Il governatore della Pennsylvania Ed Rendell, che emise l’ordine di esecuzione per Abu-Jamal, era il pubblico ministero nel processo contro di lui. Ronald Castille, presidente della corte suprema della Pennsylvania, è il pubblico ministero che lavorò per tenere Abu-Jamal in prigione. Non si dimise quando lo scorso febbraio la Corte Suprema dello stato deliberò sul caso.

Taylor assicura che la sua organizzazione continuerà a programmare seminari e dibattiti per tenere informata l’opinione pubblica e raccogliere consensi per il rilascio di Abu-Jamal.

“Dobbiamo continuare a fare quello che abbiamo fatto finora, informare le persone sui dettagli del caso e sulla sua rilevanza in questioni come la pena di morte in America, il razzismo, la brutalità della polizia e le carceri”, ha affermato.