ELEZIONI-USA: Questo è un momento storico

Detroit, 4 settembre 2008 (IPS) – Che vinca o perda le elezioni di novembre, Barack Obama ha già fatto la storia degli Stati Uniti, come primo afroamericano a guidare uno dei due maggiori partiti politici.

Sen. Barack Obama Bankole Thompson/IPS

Sen. Barack Obama
Bankole Thompson/IPS

In questa intervista esclusiva, concessa il 2 settembre, dopo la nomination ufficiale, al corrispondente di Ips Bankole Thompson, il candidato democratico difende la scelta del senatore Joe Biden come vice presidente e risponde a domande ad ampio raggio, dal genocidio nella regione sudanese del Darfur, alla guerra in Afghanistan, fino allo stato dell’economia statunitense e a come migliorare i redditi e l’assistenza sanitaria per tutti i cittadini.

IPS: Quando ha scelto Joe Biden come candidato alla vice presidenza, i critici hanno detto che si tratta di un cambiamento rispetto al messaggio di portare un cambiamento a Washington. È così?

Barak Obama: Joe Biden non è un politico, ma uno statista. Intendo dire che comprende le regole e i modi di Washington, ma non si lascia controllare da essi, e nei suoi trenta e passa anni al Senato ha sempre lavorato con un alto senso di sé e del proprio servizio.

Torna a casa in Delaware ogni notte in treno, e lo fa da anni. Ha contrastato i leader del proprio partito quando sentiva di doverlo fare e la sua esperienza in fatto di politica estera non ha pari nel Senato statunitense. L’ho scelto tenendo presente gli interessi del paese, non le convenienze politiche del momento.

IPS: Washington è nota per essere un luogo di crepe tra i partiti. Come pensa di costruire il consenso necessario a produrre il cambiamento di cui parla in campagna elettorale e ad affrontare la situazione economica?

BO: In questo momento la situazione a Washington è completamente rovesciata. La città è governata dai lobbisti e da interessi molto potenti, spesso contro gli interessi dei cittadini. Come presidente, lavorerò a Washington per fare tutto ciò che ho sempre fatto nella vita: costruire alleanze attorno a valori e obiettivi comuni, per fare in modo che le cose siano fatte. Perfino in un ambiente come questo, sono convinto che ci sono molte più cose in comune di quante molti non pensino.

Il punto chiave è identificare e sviluppare questi legami comuni in un modo che costringa il governo a lavorare per e non contro il popolo americano, e a coinvolgere più americani nel processo decisionale del governo.

IPS: L’amministrazione Bush è stata criticata dai gruppi per la difesa dei diritti umani per non aver fatto molto in Darfur, Sudan. Quale sarà il suo approccio in conflitti internazionali come il genocidio in Darfur?

BO: Come presidente, farò della fine del genocidio in Darfur una mia priorità. Ho viaggiato con le Nazioni Unite per incontrare i funzionari sudanesi e ho visitato i campi profughi sul confine tra Chad e Sudan per aumentare la consapevolezza internazionale sul disastro umanitario in corso.

Da presidente, prenderò misure immediate per far terminare il genocidio in Darfur aumentando la pressione sui sudanesi e sul governo per fermare le uccisioni e smetterla di impedire lo spiegamento di una robusta forza internazionale. Considererò il governo di Khartoum responsabile del rispetto degli impegni assunti in base all’Accordo di pace che ha messo fine ai 30 anni di guerra tra il nord e il sud del paese. Ho anche lavorato con il senatore repubblicano Sam Brownback per far approvare, nel 2006, il Darfur peace and accountability act.

IPS: Quale questione sarà immediatamente affrontata in una amminstrazione Obama? La guerra in Iraq, il lavoro, gli espropri di case, l’energia o le tasse per l’istruzione superiore?

BO: Dopo otto anni di presidenza Bush e vicepresidenza Cheney, e dopo le politiche che hanno messo in moto, sappiamo tutti di avere molto lavoro da fare, a casa e all’estero. L’economia è in uno stato pietoso e minacciata dall’aumento dei fallimenti e dal crollo del valore degli immobili; i prezzi dell’energia continuano a consumare una porzione sempre maggiore dei nostri redditi e i costi dell’assistenza sanitaria sono ormai fuori controllo.

Nel frattempo, continuiamo a combattere una guerra che non avrebbe mai dovuto essere autorizzata e non avrebbe mai dovuto essere cominciata, mentre il vero nemico continua a nascondersi sulle montagne afghane. C’è molto lavoro da fare, ma il punto essenziale è mettere le persone giuste nella posizione che ci consenta di cominciare ad affrontare tutte queste sfide che abbiamo davanti.

IPS: Data l’unicità della sua nomination in questo momento storico, ci sono molte aspettative da parte dei cittadini rispetto a quello che lei potrebbe fare se fosse eletto a novembre. Pensa che possa essere un fardello o al contrario che sia giusto che le persone si attendano tanto dalla sua candidatura?

BO: In realtà penso che le aspettative siano alte perché i cittadini non credono che il governo degli ultimi otto anni abbia fatto un buon lavoro, ed essi apprezzano ciò che avviene quando un governo lavora come è successo durante la presidenza Clinton. Non posso certamente considerare tutto ciò un fardello, perché ho scelto di correre per la presidenza, ma certo apprezzo questo momento storico.

Da questo punto di vista, il mio compito principale è continuare a riconoscere il contributo di quelli che hanno preparato la strada, e di onorare il loro lavoro facendo sempre del mio meglio. Qualsiasi cosa meno di questo sarebbe inaccettabile.

IPS: Che ruolo potrebbe avere l’ex vice presidente Al Gore in un’amministrazione Obama, dal momento che lei ha incluso la questione del riscaldamento globale nella sua campagna?

BO: Saremmo onorati di avere il suo appoggio e la sua competenza su un ampio spettro di temi, compresa la lotta alle cause del riscaldamento globale e la protezione dell’ambiente.

Date le migliaia di persone che hanno partecipato alla convention di Denver, lei è convinto che le truppe democratiche saranno unite dietro la sua bandiera a novembre?

Penso che il partito democratico sia unito come non mai, e siamo tutti decisi a vincere a novembre. Continuiamo a dare il benvenuto a chiunque voglia unirsi alla nostra causa, per riportare la speranza nel nostro paese e a Washington il cambiamento di cui abbiamo bisogno.