PENA DI MORTE-GUATEMALA: Semaforo verde alle esecuzioni

CITTÀ DEL GUATEMALA, 15 febbraio 2008 (IPS) – Il presidente del Guatemala Àlvaro Colom ha dichiarato mercoledì scorso che non concederà la grazia ai detenuti nel braccio della morte – un’opzione presidenziale ripristinata dal parlamento con una delibera che ha messo fine alla moratoria effettiva sulle esecuzioni in vigore dal 2000.

Martedì scorso, il Congresso del Guatemala ha approvato una legge che dà facoltà al presidente di concedere o no l’indulto ai prigionieri nel braccio della morte – una decisione che ha attirato le critiche dei gruppi per i diritti umani, secondo i quali questa legge non farà altro che accelerare le esecuzioni. Pur consentendo al presidente di graziare 21 carcerati che oggi rischiano la pena capitale, colmando così un vuoto legale che ha bloccato le esecuzioni dal 2000, di fatto la nuova legge dà il via libera all’applicazione delle pena di morte.

“La legge ha dei difetti tecnici importanti, poiché non garantisce la grazia effettiva, e perché viola il diritto internazionale”, ha detto all’IPS David Dávila, dell’Istituto per gli studi comparati in scienze penali del Guatemala.

Dávila ha annunciato che un gruppo di organizzazioni non governative chiederà a Colom di porre il veto alla legge, che è stata approvata da più di due terzi dei parlamentari dopo gli omicidi di diversi autisti di autobus avvenuti la settimana scorsa.

Nell’arco di appena quattro giorni, alcune giovani gang – conosciute localmente come “maras” – hanno ucciso sette autisti di autobus ai quali avevano estorto pagamenti per garantire “protezione”.

Ma secondo gli analisti è improbabile che Colom, un socialdemocratico entrato in carica il 14 gennaio, deciderà di porre il veto. Seppure abbia dichiarato in campagna elettorale che la pena capitale non è una “soluzione” ai crimini violenti, ha anche precisato che questa misura è prevista dalla legislazione del Guatemala, e che lui avrebbe rispettato le leggi del paese.

Per di più, i sondaggi mostrano che la maggioranza della popolazione in questo paese impoverito dell’America centrale, che ha uno dei tassi pro capite di omicidi più alto al mondo, è favorevole alla pena di morte.

In ogni caso, il veto presidenziale sarebbe piuttosto facile da aggirare per il parlamento. Servirebbero i voti di 105 dei 158 membri del parlamento ad una sola camera, quando di fatto 140 deputati, compresi i sostenitori di Colom, hanno approvato la legge martedì.

“Stanno cercando di accelerare le esecuzioni”, sostiene Dávila, secondo cui l’applicazione della pena di morte danneggerebbe l’immagine internazionale del Guatemala, che il 18 dicembre ha votato a favore della moratoria globale sulle esecuzioni all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Durante il governo di Alfonso Portillo (2000-2004), il Congresso ha revocato una legge sulla grazia presidenziale del 1892, lasciando il Guatemala senza alcuna procedura per la grazia o l’amnistia dei detenuti o la commutazione della pena, e creando una moratoria de facto sulle esecuzioni.

Dávila ha segnalato che il lasso di 30 giorni concesso al presidente per decidere su ogni singolo caso di pena capitale è stato criticato in una lettera aperta consegnata ai parlamentari guatemaltechi nel maggio 2007 dalla International Federation of Human Rights Leagues (FIDH).

La FIDH ha anche messo in dubbio la figura del “tacito rifiuto” prevista dalla legge, che dà automaticamente il via libera all’esecuzione nel caso in cui il presidente non si pronunci sul caso.

Secondo la Convenzione americana sui diritti umani, che è stata ratificata dal Guatemala nel 1978, la pena di morte non può essere applicata finché sia pendente un ricorso in appello. Pur non essendo prevista in agenda, la legge è stata messa al voto martedì in parlamento su iniziativa del Partido patriota (PP) di destra, all’opposizione. Solo i partiti di sinistra Encuentro por Guatemala e Unión Nacional Revolucionaria Guatemalteca hanno votato contro.

Il leader del PP Otto Pérez Molina ha detto che la pena di morte, insieme alla dichiarazione dello stato d’emergenza nelle aree più violente del paese e alla partecipazione dell’esercito nell’azione di controllo, potrebbe aiutare il governo a gestire i gravi problemi del paese con la criminalità violenta. ”Siamo contrari all’applicazione della pena di morte”, ha detto all’IPS Iduvina Hernández, a capo della Ong Associazione per lo studio e la promozione della sicurezza in democrazia (SEDEM). A suo parere, l’approvazione della legge è stato “uno show politico che non risolve il problema fondamentale della violenza”.

In Guatemala, uno dei paesi più poveri dell’America Latina, meno del 10 per cento dei casi di omicidio viene risolto.

Gli alti livelli di violenza e la persistenza degli squadroni della morte che eseguono “pulizie sociali” sono residui della lunga guerra civile, che tra il 1960 e il 1996 ha provocato 200mila morti, in gran parte indigeni, soprattutto per mano delle forze di sicurezza e dei gruppi paramilitari. Secondo l’organizzazione umanitaria Grupo de Apoyo Mutuo, nel 2007 si sono registrati 3.319 omicidi in questo paese di 13 milioni di abitanti. Quasi tutte le vittime sono state assassinate con colpi d’arma da fuoco.

Nel 1996, in Guatemala, due uomini sono stati giustiziati dal plotone di esecuzione. Ma per una delle esecuzioni – trasmesse in televisione – malriuscita, è stato necessario un colpo di grazia. Le forti critiche della comunità internazionale hanno spinto il governo a cambiare metodi.

Le ultime esecuzioni, una nel 1998 e due nel 2000, dove è stata usata l’iniezione letale, sono state eseguite nonostante gli appelli alla clemenza della Commissione interamericana per i diritti umani.

Il sessanta per cento dei detenuti nel braccio della morte in Guatemala è stato condannato per azioni di rapimento (in alcuni casi concluse con la morte della vittima), e il 40 per cento per omicidio.

Commentando in un dibattito parlamentare come gli omicidi siano ormai diventati routine in Guatemala, Pablo Duarte, parlamentare del Partito unionista, ha detto che “è oltraggioso vedere ogni giorno sulle scene del crimine dei bambini mangiare il gelato, proprio accanto ai corpi delle persone uccise. Spero che i condannati a morte vengano giustiziati”.

Ma secondo Hernández, “il Guatemala dovrebbe avanzare, non retrocedere”, e se il presidente non metterà il veto alla legge, un gruppo di Ong presenterà ricorso per incostituzionalità.