SVILUPPO: MDG’s, siamo solo a metà strada

NAZIONI UNITE, 2 dicembre 2006 (IPS) – Malgrado le numerose promesse degli ultimi sei anni, la maggior parte dei governi non è riuscita ad avanzare rispetto agli Obiettivi di sviluppo del millennio (MDG), è la recente ammissione dell'Onu.

”Siamo ancora molto lontani dalla nostra meta”, ha detto all’Assemblea Generale Onu il Segretario Generale uscente Kofi Annan. “Abbiamo gettato le fondamenta dello sviluppo, ma niente di più”.

Gli 8 Obiettivi si propongono di ridurre del 50 per cento fame e povertà estrema; assicurare l’istruzione primaria universale; diminuire di due terzi la mortalità infantile e di tre quarti la mortalità materna; promuovere l’uguaglianza di genere; e fermare la diffusione di Hiv/Aids, malaria e altre malattie letali, tutto entro il 2015.

Nessun paese al mondo è ancora vicino a soddisfare tutti gli obiettivi, ha detto Annan, osservando che il progresso raggiunto finora può considerarsi solo parziale.

Mentre i paesi dell’Asia orientale possono vantare progressi sostanziali nella riduzione della povertà, non c’è alcun segnale di un cambiamento qualitativo in Asia meridionale. Analogamente, l’America Latina ha portato risultati validi, anche se limitati a poche aree.

Secondo le Nazioni Unite, oltre un miliardo di persone nel mondo vive con meno di un dollaro al giorno. Altri 2,7 miliardi lottano per sopravvivere con meno di due dollari al giorno, e ogni anno 11 milioni di bambini muoiono per cause assolutamente prevenibili, come malaria, diarrea e polmonite. Gli esperti Onu per lo sviluppo sono ancora più preoccupati della situazione nell’Africa sub-sahariana, dove non vedono alcun segnale di progresso su nessuno degli obiettivi.

Raggiungere gli MDG's nell’Africa sub-sahariana rimane un “problema molto più difficile” che in altre regioni del mondo, ha detto Kemal Dervis, che dirige il Programma di sviluppo Onu.

Dervis ha dichiarato che, malgrado la sostanziale crescita economica degli ultimi anni, le disuguaglianze entro e tra i paesi continuano a crescere.

Dall’inizio della rivoluzione industriale, ha proseguito, i 10 paesi più ricchi del mondo sono diventati 50 volte più ricchi dei 10 più poveri.

Annan ha criticato i paesi ricchi per non aver rispettato le loro promesse sui fondi da destinare agli MDG's, ma ha aggiunto che le nazioni in via di sviluppo dovrebbero basarsi anche sul loro stesso impegno.

”Lo sviluppo non potrà attuarsi se il mondo in via di sviluppo non sarà in condizioni di mettere ordine tra i suoi problemi”, ha ribadito.

Molti paesi sviluppati hanno promesso di allocare lo 0,7 per cento del loro PIL per finanziare lo sviluppo nei paesi poveri, ma solo per pochi di loro le parole si sono trasformate in fatti.

Nonostante gli attuali livelli di aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) da parte del mondo sviluppato restino insufficienti a soddisfare tutti gli obiettivi, le Nazioni Unite hanno sottolineato alcune tendenze positive.

”Forse non abbiamo trasformato la povertà in storia, ma stiamo facendo progressi”, ha detto Haya Rashed Al Khalifa, presidente dell’Assemblea Generale, osservando che lo scorso anno, per la prima volta l’Aps ha raggiunto i 100 miliardi di dollari. Recentemente, i paesi donatori si sono accordati per destinare entro il 2010 ulteriori 50 miliardi di dollari agli aiuti, di cui 25 all’Africa, mentre hanno già cancellato parte del debito delle 20 nazioni più povere, che ammontava a circa 81 miliardi di dollari.

La Banca islamica per lo sviluppo ha recentemente annunciato l’istituzione di un fondo per la riduzione della povertà, investendo un capitale iniziale di 10 miliardi di dollari.

La Banca islamica, presente in 54 paesi, inizierà a finanziare la riduzione della povertà, l’istruzione delle donne, la salute, alcuni progetti su Hiv/Aids e altri MDG's in Africa, Medio Oriente, Asia e stati dell’ex Unione Sovietica e in Asia centrale.

”Il fondo garantirà finanziamenti soprattutto in termini di concessioni, concentrandosi principalmente su 25 paesi meno sviluppati di Africa e Asia che sono membri della ISDB”, ha detto il Dr. Amadou Boubacar Cisse, vice presidente della banca.

Il fondo fa parte della precisa volontà dei paesi islamici di appoggiare iniziative volte a finanziare lo sviluppo, senza dover contare su fonti provenienti esclusivamente dal mondo esterno.

A dicembre scorso, l’Organizzazione della conferenza islamica (OIC) aveva tenuto un vertice in Arabia Saudita, nel quale i suoi leader hanno approvato l’istituzione di questo fondo.

Oltre alla Banca islamica, altri importanti rappresentanti del settore privato si sono mostrati seri sul potenziamento degli sforzi globali per attuare l’agenda Onu sullo sviluppo.

Secondo alcuni funzionari Onu, tra i nuovi protagonisti e donatori, ci sono nomi molto noti, come George Soros della Fondazione Soros e Hisham Alwugayan del Fondo del Kuwait per lo sviluppo economico arabo.

Definendo ”cruciale” il ruolo del settore privato per gli MDG, Khalifa ha detto che negli ultimi dieci anni, le organizzazioni della società civile sono diventate protagoniste importanti nello sviluppo.

Oltre ai governi, ha aggiunto, la loro alleanza è fondamentale per lo sviluppo, e ha dichiarato: “Quando la povertà è tanto lampante e la sofferenza così intensa, il mondo ha l’obbligo morale di affrontare i problemi dei più poveri e dei più vulnerabili”.