POLITICA-ITALIA: Elezioni di Speranza per gli Immigrati

ROMA, 8 Aprile 2006 (IPS) – L’Italia, che in passato ha visto diminuire pesantemente la sua popolazione costretta ad emigrare, è diventata negli ultimi anni polo d’attrazione per molti immigrati che cercano in Europa una vita migliore. E’ uno dei temi caldi della campagna elettorale appena conclusa per le elezioni di domenica e lunedì prossimi.

I sondaggi del 24 marzo, gli ultimi prima delle due settimane di blackout che precedono le elezioni, vedevano la coalizione di centro-destra del primo ministro Silvio Berluscon indietro di circa cinque punti rispetto alla coalizione rivale dell’Unione guidata da Romano Prodi; ancora indeciso il dieci per cento circa dei votanti.

Il governo Berlusconi ha sempre mantenuto una posizione dura sulla questione degli immigrati: la legge Bossi-Fini sull’immigrazione, approvata nel 2002, ha introdotto una politica intransigente e restrittiva che accorda il permesso di soggiorno solo ai lavoratori stranieri già in possesso di un contratto di lavoro.

Quest’anno, il governo ha concesso 170.000 permessi agli immigrati per lavorare in Italia. A marzo, hanno presentato domanda di regolarizzazione circa mezzo milione di persone, su una stima di 2,4 milioni di lavoratori clandestini. La maggior parte proviene dal Nord Africa e dall’Europa dell’est, e nell’insieme rappresentano il quattro per cento della popolazione in un paese con il tasso di natalità più basso di tutta l’Europa occidentale, con una media di 1,3 figli per ogni donna.

La legge del 2002 ha stabilito una quota limite annuale di lavoratori stranieri, decretando l’espulsione di chi si trova in una condizione di irregolarità; i datori di lavoro devono assumere i loro dipendenti direttamente dai paesi d’origine. Ma molti di loro sono già in Italia, e non possono permettersi di tornare indietro per ottenere un regolare visto d’entrata.

Molti esperti hanno evidenziato come questa legge non rifletta la realtà delle migliaia di immigrati che già lavorano in Italia illegalmente: una prova, secondo i partiti all’opposizione, del fallimento della legge Bossi-Fini.

L’attuale governo non ha voluto considerare l’idea che accogliere i lavoratori stranieri possa rappresentare una soluzione per il declino demografico del paese. Una situazione resa ancora più complessa dall’alto tasso di disoccupazione: in Italia solo il 57 per cento delle persone tra i 15 e i 64 anni risulta occupato, la percentuale più bassa di tutta l’Europa occidentale.

Mentre Prodi ha dichiarato il mese scorso che l’Italia ha bisogno degli stranieri e non può farcela senza di loro, Berlusconi si è detto personalmente contrario all’immigrazione: “Non voglio che l’Italia diventi un paese multi-etnico e multi-culturale”, ha affermato.

Franco Pittau, coordinatore del Dossier Statistico annuale sull’Immigrazione Caritas/Migrantes, la rete sociale della Chiesa cattolica, ha detto all’IPS che “senza dubbio, l’attuale governo riconosce che il paese ha bisogno di lavoratori stranieri. Ma le strategie applicate sono ancora molto carenti, visto che in realtà un immigrato può ottenere il visto solo se ha già trovato un lavoro”.

Tutti coloro che hanno presentato domanda di status legale lo scorso mese vivevano già in Italia, e molti di essi erano disoccupati. Secondo Pittau, “la legge dovrebbe garantire permessi speciali per la ricerca del lavoro: una soluzione proposta anche dalla Commissione europea”.

“Ma l’aspetto più importante resta l’integrazione, la capacità di vivere insieme. È un interesse comune, se pensiamo a come sarà il nostro paese fra 10 o 20 anni. E questo deve potersi riflettere nelle scelte politiche e strategiche”, ha concluso.

Alcuni dei più alti esponenti dell’attuale amministrazione non hanno nascosto una palese ostilità nei confronti dei lavoratori irregolari.

“Se il governo italiano non avesse agito con determinazione, il nostro paese sarebbe invaso dagli immigrati clandestini”, ha dichiarato di recente in Parlamento il ministro degli interni Raffaele Pisanu. “I disperati che credono di poter approdare in Italia illegalmente devono sapere che, subito dopo aver ricevuto assistenza umanitaria, saranno rispediti indietro”.

“La nostra politica può sembrare crudele, ma convincerà molta gente a non imbarcarsi in un viaggio pericoloso verso l’Europa”, ha concluso Pisanu.

L’opposizione di centro-sinistra ha presentato alcuni candidati di origine straniera alle elezioni. Il loro programma politico riparte da zero in materia di politiche migratorie. Abrogazione della Bossi-Fini, regolamentazione del diritto d’asilo, difesa della libertà di religione e di culto e diritto di voto amministrativo per gli immigrati. Questi i primi passi stabiliti per costruire un percorso di vera integrazione.

I partiti della coalizione di governo non hanno confermato la presenza di alcun candidato straniero nelle loro liste. Il loro programma punta unicamente ad una più efficace applicazione della legge esistente.

Una delle questioni più dibattute tra le due coalizioni è il diritto al voto per gli immigrati. Oggi non possono votare, ma l’importanza crescente della loro presenza e della loro voce, ha portato alla decisione di accogliere i loro rappresentanti nei consigli comunali. Pur non potendo ancora esprimere il loro voto, i consiglieri aggiunti partecipano attivamente alla vita politica delle amministrazioni locali.

Irma Tobias Perez è una dei consiglieri aggiunti eletti nel 2003 dalla comunità straniera della capitale.

“Non vogliamo imporre le nostre identità religiose e culturali al nuovo paese, ma chiediamo un’ampia riforma delle politiche migratorie che conceda ai residenti stranieri il diritto al voto nelle elezioni amministrative”, ha detto la Perez all’IPS.

Gli immigrati chiedono inoltre corsi di lingua italiana finanziati dallo Stato, una maggiore copertura sanitaria, una legislazione che faciliti l’acquisizione della cittadinanza italiana e l’alloggio, e una legge che garantisca l’asilo politico.

“Noi siamo la loro voce”, ha proseguito Irma. “Portiamo i loro bisogni nell’agenda politica della città, lavorando insieme ai consiglieri italiani, che rappresentano un aiuto davvero prezioso”.

Secondo la Perez, negli ultimi cinque anni, il governo non si è dimostrato aperto al dialogo con la comunità degli immigrati, per discutere insieme gli strumenti legislativi che possano facilitare una vera integrazione.

“Ciò che manca è la volontà politica di integrare gli stranieri”, ha affermato il consigliere.

Il governo sembra preoccuparsi principalmente dell’alto numero di persone che approdano sulle coste italiane. Durante la campagna elettorale, Berlusconi ha spesso fatto notare che durante il suo mandato di primo ministro, “l’immigrazione clandestina è scesa del 51 per cento”.

Secondo il presidente del Senato Marcello Pera, dare voce agli stranieri alle elezioni amministrative “sarebbe una scorciatoia verso la vera integrazione”.

“Dobbiamo prima integrare, e poi concedere il voto a coloro che si sono già inseriti imparando l’italiano e rispettando i nostri principi. Il diritto di voto è una scorciatoia, e invece di favorire il processo di integrazione servirebbe solo a fare gli interessi di quella parte politica che ha lanciato questa proposta”, ha dichiarato giovedì scorso in una conferenza stampa a Torino.

La campagna si è conclusa ieri, e i seggi apriranno domenica alle 8 per 47 milioni circa di votanti, mentre i risultati ufficiali saranno disponibili a partire da lunedì sera.