AFRICA: I fertilizzanti meno diffusi della coca-cola

NEW YORK, 5 aprile 2006 (IPS) – Il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo ha lanciato un appello a capi di stato, ministri, donatori, industriali, organizzazioni di agricoltori e altri esperti africani per favorire il processo di trasformazione dell’agricoltura nel continente.

In un meeting dei leader mondiali per lo sviluppo africano, tenutosi alla Fondazione Rockefeller, Obasanjo ha annunciato il progetto di un “Vertice africano sui fertilizzanti”, che affronterà la crisi della salute della terra nel continente, e adotterà strategie per rivitalizzare l’agricoltura africana.

Il progetto di Obasanjo richiederà 64 miliardi di dollari l’anno per raggiungere il suo obiettivo di dimezzare l’insicurezza alimentare in Africa entro il 2015 – meta stabilita anche dagli Obiettivi di sviluppo del Millennio, concordati dai leader mondiali nel 2000. Il presidente ritiene che il denaro si possa reperire attraverso gli aiuti allo sviluppo (ODA), la cancellazione del debito, la riduzione della corruzione, l’incremento commerciale e investimenti diretti locali e stranieri.

” L’agricoltura deve essere il motore della crescita per l’Africa che deve diventare autosufficiente nella produzione alimentare”, ha dichiarato Obasanjo, anche presidente del Comitato di attuazione della Nuova partnership per lo sviluppo africano (NEPAD).

Secondo una recente ricerca diffusa contemporaneamente all’appello di Obasanjo, in Africa il vero pilastro della produzione alimentare – la terra – viene rapidamente svuotato dei suoi nutrimenti essenziali per i raccolti e per la protezione ambientale. Lo studio, condotto dall’International Centre for Soil Fertility and Agricultural Development (IFDC), un’organizzazione non-profit con sede negli Usa e attiva in più di 150 paesi, traccia la salute del terreno nel continente dal 1980 al 2004.

Tradizionalmente, gli agricoltori dell’Africa sub-sahariana preparavano un terreno per ricavarne qualche raccolto e spostarsi poi altrove, lasciandolo a maggese per ritrovare fertilità. La pressione della popolazione impone oggi agli agricoltori raccolti continui, “minacciando” o privando il terreno delle sue sostanze nutrienti, senza restituire nulla alla terra, riferisce Amit Roy, presidente del CEO e dell’IFDC.

Data la scarsa disponibilità di fertilizzanti, gli agricoltori sono costretti ad utilizzare sempre meno terreni fertili per la produzione.

”In qualunque villaggio africano si trova facilmente la coca cola, ma in alcuni posti gli agricoltori devono fare fino a 50 chilometri per trovare fertilizzanti o semi”, ha raccontato Roy all’IPS.

”Quando si coltivano gli stessi campi stagione dopo stagione senza restituire al terreno il nutrimento sottratto dai raccolti, la terra è letteralmente minacciata di morte”, prosegue Roy.

Secondo il rapporto dal titolo “Minaccia alla produzione agricola e al nutrimento della terra in Africa: conservazione delle risorse e politica di sviluppo”, la crisi della salute del terreno è causa fondamentale di povertà e fame nell’Africa sub-sahariana, dove una persona su tre soffre di malnutrizione.

Il 33 per cento circa della popolazione sub-sahariana è denutrita, rispetto al sei per cento del Nord Africa e al 15 per cento dell’Asia. La percentuale più alta si trova nell’Africa orientale, dove – secondo il rapporto – la minaccia è più elevata.

Oltre il 60 per cento della popolazione africana lavora in ambito agricolo. Tuttavia, la produttività agricola in Africa è rimasta ferma, mentre in Asia la produzione di cereali si è triplicata negli ultimi quarant’anni. Aumentare la produttività delle fattorie africane è indispensabile per alimentare una popolazione che si prevede crescerà fino a 1,8 miliardi entro il 2050.

In Asia, la produzione è cresciuta su una certa quantità di terre, grazie all’uso dei fertilizzanti. In Africa, la produzione cresce aumentando i terreni coltivati, e i fertilizzanti utilizzati sono meno del 10 per cento di quelli impiegati in Asia. Secondo il rapporto, ciò spiega molte delle tendenze contrastanti in queste regioni.

”Tre quarti del terreno coltivabile in Africa è gravemente degradato, al punto da produrre meno di una tonnellata di cereali per ettaro”, ha dichiarato Roy. “Appena il 30 per cento del prodotto di Asia e America Latina”.

”Il piccolo Bangladesh utilizza più fertilizzanti di tutta l’Africa sub-sahariana”.

”Per nutrire la nostra gente, dobbiamo prima nutrire il nostro terreno”, ha dichiarato Obasanjo.

Nel 2003 l’Africa ha importato circa 43 milioni di tonnellate di cereali al costo di 7,5 miliardi di dollari. I paesi dell’Africa sub-sahariana – escluso il Sud Africa – hanno importato 19 milioni di tonnellate al costo di 3,8 miliardi di dollari.

Nel frattempo, le sostanze nutrienti dei terreni agricoli africani sono state consumate ogni anno per un valore di oltre quattro miliardi di dollari. Se l’attuale gestione dei terreni agricoli non cambierà, l’IFDC prevede che, per rispondere alla domanda, entro il 2020 l’Africa dovrà importare più di 60 milioni di tonnellate di cereali l’anno. La quota africana del commercio agricolo mondiale è passata dall’otto per cento del 1965 al tre per cento del 1999-2000.

La “minaccia” del terreno è più grave in Guinea, Congo, Angola, Rwanda, Burundi e Uganda.

Malgrado il clima spietato, la maggior parte dei paesi del Nord Africa e del Sud Africa presenta un tasso di esaurimento nutritivo inferiore. L’agricoltura nelle aree costiere di Libia, Egitto, Tunisia e Algeria è caratterizzata dall’elevato uso di fertilizzanti minerali e da una buona gestione del raccolto.

Gli esperti riuniti alla Fondazione Rockefeller hanno tutti evidenziato che politiche efficienti e strategie di investimento rappresentano contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi comuni: aumento della produzione agricola, sicurezza alimentare, sviluppo economico, conservazione della terra e protezione dell’ambiente. L’agricoltura rappresenta più del 25 per cento del prodotto interno lordo (PIL) della maggior parte dei paesi africani, e costituisce la fonte principale di reddito e impiego per almeno il 65 per cento dei loro 750 milioni di abitanti.

”Il vertice è un’opportunità per l’Africa per cambiare la direzione della sua agricoltura e migliorare la vita di milioni di persone”, ha dichiarato Judith Rodin, presidente della Fondazione Rockefeller.

Una parte essenziale del Programma per lo sviluppo agricolo globale africano del NEPAD prevede di incrementare la produzione agricola dal sei per cento annuale e dimezzare l’insicurezza alimentare entro il 2015.

”Se non facciamo niente, con l’attuale tendenza raggiungeremo questi traguardi nel 2150”, ha dichiarato Jacques Diouf, direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO).

Secondo il rapporto dell’IFDC, politiche e strategie di investimento per invertire la minaccia nutritiva del terreno dovrebbero essere disegnate e realizzate a livello nazionale, e talvolta locale, ma sempre tenendo conto del contesto, e rappresentano la chiave per un approccio politico globale allo sviluppo economico.

Ancora secondo l’IFDC, l’investimento in scuole, istruzione e misure per il controllo della corruzione e per il buon governo aumenterà la disponibilità e ridurrà i costi di fertilizzanti e altri rimedi agricoli, oltre a migliorare notevolmente l’accesso degli agricoltori all’informazione e ai mercati per i loro prodotti.

Secondo Roy, l’informazione sulla portata e l’intensità della minaccia nutritiva del terreno, e una maggiore comprensione delle relative cause, sono fondamentali per realizzare misure politiche e investimenti, e invertire la minaccia e il successivo declino della fertilità del terreno. Gli agricoltori pensano spesso che non saranno colpiti in maniera significativa dal calo della produttività della terra associato alla minaccia nutritiva. Secondo il rapporto, le misure o la legislazione per migliorare i diritti a lungo termine degli agricoltori legati al possesso della terra che coltivano può notevolmente influire sul valore che gli stessi agricoltori attribuiscono a quella terra. Secondo Roy, gli agricoltori finiranno per interiorizzare i costi associati alla perdita della capacità produttiva del terreno, compromettendo la loro stessa capacità decisionale relativa alla gestione e all’utilizzo.

Secondo Rodin, agricoltori e associazioni di agricoltori africani hanno contribuito ad organizzare l’agenda del vertice, che si terrà in giugno ad Abuja, in Nigeria, al quale loro stessi potranno partecipare.