COMUNICAZIONI: Il progresso sociale in Internet è irreversibile

MONTEVIDEO, 9 novembre 2005 (IPS) – Secondo l’esperto uruguayano Raúl Echeberría, la principale evoluzione del Vertice mondiale sulla società dell’informazione (WSIS) è aver concepito un modello di governance di Internet in cui Stati, società civile e settore privato agiscano in forma paritaria. Questo schema, denominato “multi-stakeholder” (con molteplici partecipanti), potrebbe servire in altri settori di gestione internazionale, come i diritti umani o l’ambiente, ha dichiarato all’IPS Echeberría, direttore esecutivo dell’Autorità di assegnazione indirizzi IP per America Latina e Carabi (Lacnic).

Tuttavia, i negoziati per raggiungere questo modello sono fermi. Gli Stati Uniti (Usa) intendono mantenere l’attuale status quo, nel quale esercitano una forte egemonia, mentre i paesi del Sud si battono per un ruolo più centrale degli altri governi nell’amministrazione e nel controllo della rete informatica.

In America Latina, il Mercosur (Mercato comune del Sud) e i suoi affiliati non hanno coordinato le loro posizioni per il Vertice mondiale, la cui seconda fase si terrà a novembre a Tunisi, ha detto Echeberría.

Il Mercosur è formato da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, ma tra i suoi membri associati vi sono tutti gli altri paesi dell’America del Sud.

Il Brasile e altri paesi in via di sviluppo propongono un ruolo di consulenza e non decisivo per la società civile nella gestione politica di Internet, ha spiegato Echeberría, uno dei 40 esperti del Gruppo di lavoro sulla Governance di Internet, consulente quest’anno del segretario generale dell’Onu Kofi Annan.

Echeberría ha osservato che l’attuale subordinazione dell’Organizzazione per l’assegnazione di nomi e numeri (Icann, la sigla in inglese) nei confronti degli Usa, deve finire “più presto possibile”.

IPS: –C’è una posizione o un coordinamento comune tra i paesi del Mercosur, Cile e Bolivia, sul tema della governance di Internet?

ECHEBERRIA: –Che io sappia, non esiste nessun coordinamento formale. Argentina, Cile e Uruguay hanno espresso posizioni simili, insieme a diversi paesi latinoamericani, come Ecuador e Messico, ma dire che sono assolutamente identiche sarebbe eccessivo. Il Brasile ha una posizione diversa.

IPS: –Quale?

E.: –Il Brasile fa parte del “like minded group” (paesi di orientamento affine) insieme a Cina, India, Sudafrica, Arabia Saudita e Iran, tra gli altri, appoggiati da alcune nazioni latinoamericane come Cuba e Venezuela. La loro idea, in generale, è promuovere un organismo intergovernativo, che chiamano Consiglio globale di Internet, con ampie facoltà di controllo nella governance della rete. Le organizzazioni della società civile e il settore privato vi parteciperebbero come consulenti o osservatori, senza diritto di voto.

IPS: –La società civile rimarrebbe in questo caso fuori dalla governance di Internet?

E.: –Parteciperebbe, ma, purtroppo, in modo ristretto, anche se la cosa più importante di tutto questo processo di discussioni durate anni è la comparsa di un nuovo modello di governance che può essere applicato in diversi settori. È il modello “multi-stakeholder”, dove tutti i soggetti legati a un tema specifico partecipano in forma paritaria. In questo caso si tratta della governance di Internet, ma serve anche per i diritti umani, l’ambiente… È un vero e proprio salto qualitativo nell’evoluzione dei sistemi di governance.

IPS: –La posizione del Brasile si scontra con la dichiarazione finale della prima fase del Vertice mondiale sulla società dell’informazione a Ginevra, che proponeva un sistema di governance “multilaterale, trasparente e democratica”, che comportasse “la piena partecipazione di governi, settore privato, società civile e organismi internazionali”.

E.: –Il testo approvato a dicembre 2003 non è abbastanza chiaro. Visto che vi si parla della creazione di un Forum di discussione sulla governance in Internet con la partecipazione di tutti i settori in forma paritaria, un’idea che al di là delle sfumature troverà consenso, questo potrebbe giustificare il pieno coinvolgimento della società civile. Tutto dipende da come si guarda alla questione.

IPS: –Come definisce la posizione di Argentina, Cile e Uruguay?

E.: –Questi paesi, e altri, hanno dei timori rispetto alla complessità del Consiglio globale. Non è ancora arrivato il momento di stabilire i meccanismi di partecipazione dei governi, che tipo di decisioni spetterebbero a questo organo, e in base a quali equilibri le prenderebbe.

I timori si riferiscono ai costi dei nuovi organismi, perché la burocrazia internazionale è molto cara, così come sono costose le risorse che i paesi dovrebbero stanziare per partecipare in modo efficace. Solo le nazioni più potenti hanno la capacità di partecipare con successo in tutti gli organismi e gli ambiti di negoziato.

Alcune decisioni sembrano impossibili da prendere con la partecipazione di tutti i governi. Potrebbe essere istituito un comitato esecutivo. E anche questo preoccupa. Comincerebbero i contrasti per ricoprire quegli incarichi. Alcuni vorranno rimanere sempre in quegli ambiti ristretti di decisione, e potrebbero ripetersi scenari come quello del Consiglio di Sicurezza.

La posizione di Argentina, Ecuador, Messico, Uruguay è che i governi dovrebbero avere più partecipazione, ma senza la creazione di nuovi organismi. Questi paesi già vedono nella creazione del Forum un cambiamento molto importante, che ridurrebbe la necessità di nuovi ambiti.

IPS: –Da questo punto di vista, la Icann continuerebbe ad esistere.

E.: –Bisognerebbe garantire una modalità in cui i governi possano partecipare meglio.

IPS: –Che tipo di riforma preferirebbe?

E.: –C’è abbastanza intesa sul fatto che la subordinazione della Icann al governo Usa debba finire il più presto possibile, che debba esserci una maggiore internazionalizzazione. Il Comitato di governo, che oggi ha un ruolo di consulenza, deve poter influire di più sulle decisioni di Icann.

Ma per quanto tutti noi ci accordiamo sulla necessità di un ruolo più forte dei governi nella Icann, sarà molto difficile che questi si mettano d’accordo tra loro sul grado di influenza che vogliono avere. Alcuni governi hanno una visione più liberale e vogliono minore partecipazione, mentre altri ne vogliono di più.

IPS: –Lei pensa che gli Stati Uniti siano disposti a cedere il controllo? Anche se, in realtà, Washington non ha mai esercitato pressioni dirette sulla Icann.

E.: –Questo è certo. Non c’è mai stato un abuso di questo controllo. Non credo che vogliano mantenerlo per sempre… Gli Usa hanno riconosciuto alcuni progressi nel sistema, come la creazione del Forum e le preoccupazioni legittime dei governi per i problemi di sovranità legati ai codici di ciascun paese.

Anche se fanno molto un discorso di status quo, gli Usa sono disposti a smuoversi un po’. Non potranno far altro che accettare un processo evolutivo con l’appoggio internazionale, sempre che si dia una risposta ai loro timori sulla sicurezza e la stabilità. Credo che ci siano buone prospettive.

IPS: –Come si può rispondere alle preoccupazione statunitensi?

E.: –Lo stesso modello multi-stakeholder, con un alto grado di controllo sociale, gioca a favore della stabilità e della sicurezza. Mi sembra che non sarebbe una buona risposta istituire un ferreo controllo nelle mani dei governi, che teoricamente potrebbe essere esercitato da un sottogruppo dei governi del mondo.

IPS: –Che futuro vede per la partecipazione della società civile nella governance di Internet?

E.: –La lotta della società civile e del settore privato, per una maggiore partecipazione e influenza nelle decisioni anche di politica internazionale, è a lungo termine e proseguirà. Ci sono stati enormi progressi in questo processo in particolare, e molto positivi.

È probabile che le risoluzioni a cui si arriverà non siano completamente soddisfacenti per tutti. Bisognerà continuare a lavorare. Ma il modello multi-stakeholder di governance è un cammino senza ritorno. Una volta che società civile e settore privato abbiano ottenuto un buon livello di partecipazione in questo processo, non vedo perché non dovrebbero chiederla anche in altri.

Si finirà di discutere della questione della governance di Internet a Tunisi, nei giorni precedenti al vertice, e già si preannunciano dei limiti sulla partecipazione di società civile e settore privato, per ragioni di spazio o geografiche.

IPS: –Che possibilità ci sono di raggiungere un accordo?

E.: –Il peggiore scenario possibile è che non ci sia accordo. Ci sono posizioni divergenti quanto al tipo di controllo che avranno le istituzioni di governance. Il tentativo di rendere compatibili i modelli bottom-up (dal basso verso l’alto) con quelli top-down (dall’alto verso il basso) creerà situazioni di conflitto.

Tutto dipenderà dalla decisione dei partecipanti, se vorranno uscirne rafforzati nella loro posizione oppure raggiungere accordi. E l’unico modo di raggiungerli in un vertice dove non dovrebbero essere presentate obiezioni dei paesi, è partire dalla base di posizioni comuni, e non da un qualunque punto di mediazione.(FINE/2005)