DIRITTI-SWAZILAND: Difficile parlare degli orfani dell’Aids

MBABANE, 1 novembre 2005 (IPS) – La piaga degli orfani dell’Aids nello Swaziland, paese che attualmente registra il più alto tasso di incidenza di Hiv al mondo, è un tema di cui i media devono parlare. Ma i giornalisti si trovano spesso davanti al dilemma di come affrontare meglio l’argomento.

“Un bambino può rimanere segnato a vita per qualcosa che viene scritto su di lui, anche se l’intento è richiamare l’attenzione su una situazione spiacevole per poter trovare assistenza o un rimedio”, dice Sara Page, vice direttrice del Southern African Aids Information Dissemination Service (SAfAIDS), un’organizzazione non governativa (Ong) con sede a Harare.

Secondo il Programma congiunto delle Nazioni Unite sull’Hiv/Aids, in Swaziland il tasso di infezioni da Hiv è del 38,8 per cento. Circa 60.000 bambini sono rimasti orfani a seguito della pandemia in questo paese sudafricano, un numero che dovrebbe raddoppiare nel prossimi quattro anni. (Lo Swaziland ha una popolazione totale di circa 1,1 milioni di persone).

Entro il 2010, una persona su sei nel paese avrà meno di 15 anni e avrà perso entrambi i genitori a causa dell’Aids.

“I resoconti dei media sul flagello che colpisce questi bambini, che sono stati pubblicati nell’intento di sensibilizzare la società sulla gravità del problema, hanno avuto la tendenza ad amplificare il trauma di questi piccoli nella loro vita”, osserva Sazikazi Thabade, giornalista del “Times of Swaziland” che si occupa del tema.

Ciò vale in particolare nel caso di servizi che mostrano le immagini degli orfani dell’Aids in questione, o di bambini vittime di abusi.

Anche se i media nazionali spesso coprono con un rettangolo scuro gli occhi dei bambini ritratti nelle foto, ciò si è dimostrato piuttosto inefficace nel nascondere la loro identità.

“È avvilente leggere un articolo su una bambina che è stata violentata dall’insegnante, e vedere sul giornale una foto della bimba con l’uniforme della scuola e una piccola benda stampata sugli occhi”, commenta Hlobsile Dlamini, consigliere dello Swaziland Action Group Against Abuse, che offre assistenza medica e consulenza legale e psicologica alle vittime di abusi.

“La gente della comunità può individuare con una certa facilità l’identità della bambina”, aggiunge Dlamini.

“La vittima potrebbe quindi essere schernita dai compagni, o talvolta stigmatizzata dalla comunità per tale evento. Questo, e tutti i resoconti del caso, sono più traumatizzanti per la vittima, e non sono nel pubblico interesse, come alcuni editori potrebbero sostenere”.

Un giornalista-fotografo free-lance, intervistato dall’IPS, ha osservato che alcuni orfani dell’Aids si sentono persino a disagio nell’essere fotografati, indipendentemente dai problemi che possono sorgere se le immagini vengono pubblicate.

“Ai bambini piace essere fotografati, ma non agli orfani”, dice il giornalista. “Sono timidi e imbarazzati. Non vogliono l’attenzione su di sé”.

Di recente, gli editor si sono riuniti, col patrocinio di SafAIDS e del Media Institute of Southern Africa (MISA), per decidere una linea di condotta sul tema degli orfani dell’Aids e i bambini vulnerabili. (MISA è una Ong che promuove la libertà dei media. È attiva in 11 stati membri della Comunità di sviluppo del Sud Africa).

Secondo il direttore del MISA Swaziland, Comfort Mabuza, i giornalisti non sono i soli responsabili di questo tipo di approccio insensibile sul tema dei bambini.

“Le stesse Ong operanti nei servizi sociali che hanno a che fare con i bambini, devono fare più formazione e sensibilizzazione, in termini di etica nel riportare le informazioni sui bambini”, ha sostenuto.

“Queste organizzazioni spesso forniscono ai media storie sensazionali per suscitare simpatia e raccogliere fondi”.

Forse il danno maggiore viene però dalla percezione che l’informazione sul tema dei bambini vulnerabili – che sia insensibile o meno – sia sostanzialmente futile.

Durante un recente tour, compiuto dal vice primo ministro del paese Albert Shabangu, nei diversi centri di assistenza delle comunità dove gli orfani ricevono cibo e educazione scolastica, un gruppo di bambini cantava una canzone, che fa così:

La gente arriva Scatta le foto Poi se ne va e scrive le sue storie Ma per noi non cambia nulla.

I giornalisti rispondono che non raccontare le loro storie è un modo sicuro per mantenere lo status quo sugli orfani dell’Aids.

Ma anche chi si appresta a parlare dell’argomento con le migliori intenzioni, potrebbe scoprire che nessuna falsa buona azione rimane impunita.