SVILUPPO: Il nuovo ponte europeo verso il Sud

BRUXELLES, 8 ottobre 2004 (IPS) – La conferenza dell’associazione internazionale non-governativa SID (Society for International Development) ha esplorato le nuove sfide e opportunità della politica allo sviluppo dell’Unione Europea

La conferenza intitolata “Unione e Cooperazione allo Sviluppo: verso politiche rinnovate e nuovo impegno” che si è tenuta all’Aja il 27 e 28 settembre, ha segnato “un’opportunità epocale per le future politiche allo sviluppo dell’Unione”, ha dichiarato all’IPS Jos van Gennip, presidente del SID in Olanda e rappresentante al senato olandese per il Partito Cristiano Democratico (CDA).

“E’ un momento estremamente importante per l’Unione e la sua politica allo sviluppo”, ha detto Gennip. “L’UE ha una nuova Commissione, un nuovo Parlamento e nuovi paesi membri”.

Inoltre – ha continuato Gennip – le nuove Prospettive finanziarie 2007-2013, che dovrebbero essere adottate entro la fine dell’anno prossimo, rappresenteranno un vero è proprio test per l’Unione Europea e il suo impegno verso lo sviluppo.

Nei prossimi sei mesi, particolarmente significativi, la partnership transatlantica EU-USA dovrà decidere se portare avanti l’attuale approccio unilaterale allo sviluppo o se intraprendere una strada “totalmente nuova”, ha affermato Gennip.

La conferenza è stata organizzata dal programma Europa della SID in associazione con la European Association of Development Training and Research Institutes (EADI) di Bonn – una rete di 150 organizzazioni impegnate nella ricerca, formazione e informazione sullo sviluppo – ed insieme al Forum europeo sulla Cooperazione Internazionale (Euforic), gruppo indipendente di discussione sulla cooperazione internazionale dell’Unione, che opera tramite un centro conferenze elettronico.

La conferenza è la seconda iniziativa della SID in un programma triennale che intende analizzare il ruolo e le responsabilità della cooperazione allo sviluppo dell’UE.

La prima conferenza della SID, tenutasi lo scorso novembre a Vienna, prendeva in considerazione la cooperazione allo sviluppo alla luce dell’allargamento del 1 maggio. La conferenza dell’AJA ha esplorato “le opportunità di rinnovamento delle politiche dell’Unione e ha gettato le basi per un nuovo impegno da parte degli uomini politici e della società civile verso le priorità dello sviluppo”.

I parlamentari dei 25 paesi membri, i membri del Parlamento europeo, i legislatori, gli accademici e i rappresentanti della società civile, si sono incontrati per discutere le conseguenze dei cambiamenti della cooperazione allo sviluppo dell’UE degli ultimi tre anni.

Alcuni dei principali cambiamenti riguardano la firma e la ratificazione del Cotonou Partnership Agreement, siglato da EU e da 77 paesi africani, caraibici e dell’oceano pacifico (ACP), l’approvazione di una nuova politica di cooperazione allo sviluppo e la formazione nell’anno 1999/2000 della nuova Commissione – vero esecutivo dell’Unione.

L’Agenda Sviluppo ha risentito sicuramente dei molti cambiamenti avvenuti nel corso dell’anno: l’allargamento, la nuova Costituzione europea e la nomina del belga Luis Michel a nuovo commissario per gli aiuti umanitari e allo sviluppo.

Il coordinatore del programma della SID, Gordana Stankovi, ha dichiarato che lo scopo della conferenza è “creare una ponte tra mondo accademico, realtà parlamentare e società civile” che lavorano nell’UE per la cooperazione allo sviluppo.

“Questa conferenza ha voluto rendere partecipi i diversi attori alle politiche di cooperazione allo sviluppo perché lavorino realmente insieme”, ha detto all’IPS Stankovi. “L’Unione Europea è il maggiore donatore e questo aspetto non traspare dal suo attuale ruolo a livello mondiale”.

Sven Grimm, ricercatore della International Economic Development Group (IEDG) di Londra, e co-autore di un briefing di preparazione alla conferenza, ha affermato che “in fatto di politiche allo sviluppo sono stati compiuti molti progressi, ma stanno emergendo ‘nuove e diverse’ problematiche”.

“Le principali preoccupazioni riguardano il ruolo degli obiettivi delle politiche estere vis-à-vis, l’allargamento e le sue implicazioni, il futuro delle relazioni UE-ACP e l’architettura della cooperazione allo sviluppo dell’UE”, ha detto Grimm all’IPS. Lo IEDG si occupa di analizzare l’aspetto economico delle questioni inerenti lo sviluppo e consiglia governi ed istituti internazionali.

Grimm ha affermato che tali preoccupazioni trovano un riscontro nei “temi in discussione verso un nuovo piano di sviluppo comunitario”, nel nuovo contesto di sicurezza interna/esterna, nella presenza di paesi meno attivi, nel finanziamento allo sviluppo, nei beni pubblici globali, negli istituti di governo globali, nella liberalizzazione e nello sviluppo del commercio e la realizzazione dei Millenium Development Goals (MDG).

“Questioni di fondamentale importanza sorgono dal vantaggio dell’UE rispetto ad altri enti di sviluppo bilaterali o multilaterali. Come determinare ‘un punto di vendita unico’ in Europa'”, si chiede Grimm.

La SID ritiene che cambiamenti così importanti nelle politiche europee richiedono “nuove fondamenta” per la cooperazione internazionale allo sviluppo e “un impegno globale significativo e riconoscibile” dell’UE.

“Serve un dibattito multi-polare e transfrontaliero su ruolo, contenuto e identità dei programmi di sviluppo dell’UE nel quale la sfida sarà trovare un nuovo e più ampio significato del concetto di sviluppo”, recita il documento di intenti della conferenza.

La SID ha anche sottolineato che, prima di portare avanti le politiche di sviluppo, l’UE deve consultarsi con un vasto settore della società civile.

“La nuova politica deve enfatizzare il profilo e l’identità distintivi delle responsabilità verso l’esterno dell’Europa allargata; coinvolgere nel processo di dialogo necessario, un’ampia partecipazione della società civile; e trovare nuovi modelli di comunicazione tra società civile e governi dei paesi interessati”, continua la SID.

Gli organizzatori vogliono che la conferenza serva da “catalizzatore” per costruire una comunità di persone che promuova i temi dello sviluppo nei differenti settori di applicazione.

Van Gennip, ha detto che la conferenza ha rappresentato un “punto di partenza” per le politiche di sviluppo dell’UE dei prossimi cinque anni.

“Con questo incontro, vogliamo tornare ad una responsabilità condivisa”, ha detto Gennip. “Dobbiamo dimostrare che la cooperazione allo sviluppo non riguarda solo politiche nazionali o europee ma rappresenta un interesse comune”.