DIRITTI: 129 sindacalisti "vittime del lavoro"

BRUXELLES, 18 maggio 2004 (IPS) – Il rapporto presentato dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi (ICFTU) di Bruxelles – che rappresenta più di 151 milioni di lavoratori in tutto il mondo – mostra che nel corso del 2004 molti sindacalisti sono stati uccisi o hanno subito violenze e minacce di morte

Il rapporto annuale sulle violazioni dei diritti sindacali, pubblicato mercoledì 9 giugno, parla di 129 vittime nel 2004.

Cifre sicuramente inferiori a quelle del 2002, quando i sindacalisti assassinati o scomparsi furono 213 ma “servono a ricordare i pericoli che i questi corrono nell’esercizio dei loro diritti fondamentali”, sottolinea il rapporto.

Il paese più colpito è la Colombia dove l’anno scorso sono stati uccisi 90 delegati sindacali.

“La Colombia è senza dubbio il paese più violento, poi segue la Nigeria dove le autorità hanno represso nel sangue la manifestazione nazionale organizzata dai sindacati e ucciso 19 rappresentanti sindacali”, ha detto all’IPS Barbara Kwateng, portavoce dell’ICFTU.

Sempre secondo il rapporto, altri lavoratori sono stati uccisi anche in Kenya, Mozambico, Paraguay, Bangladesh e Cambogia, in seguito alla dura repressione di scioperi e manifestazioni. Molti sono stati picchiati e feriti.

Lo studio svolto su 134 nazioni afferma che i diritti sindacali vengono minati sia dai datori di lavoro che dai governi.

“Lo scarso impegno delle autorità anche solo nell’applicare leggi nazionali e internazionali già esistenti, ha sicuramente fatto aumentare gli abusi”, si legge nel rapporto.

“Molti datori di lavoro – continua il dossier dell'ICFTU – hanno continuato ad ostacolare l’organizzazione sindacale e minacciato i lavoratori che intendevano attuare azioni collettive in difesa dei propri diritti”.

In Europa, i paesi entrati da poco nell’Unione hanno leggi che “riconoscono sommariamente” i diritti sindacali ma la loro applicazione è spesso “non proprio esemplare”.

Il rapporto elenca una serie di casi di abusi. Nella Repubblica Ceca, il salario di alcuni rappresentanti sindacali veniva trattenuto e in Polonia, molti sindacalisti venivano ingiustamente licenziati.

In Lituania, i lavoratori di un deposito di macchine sono stati costretti dal proprio sindacato a firmare le lettere di dimissioni. Chi si rifiutava, veniva licenziato.

“A questo punto, è compito dei governi di quei paesi membri garantire che le loro stesse leggi vengano applicate e che i livelli internazionali ai quali hanno scelto di allinearsi vengano raggiunti”, afferma Kwateng.

Il rapporto mostra che gli abusi nell’Europa occidentale sono “di entità minore” ma certo non meno “reprensibili”.

Un colosso commerciale svizzero ha chiesto ai manager dei suoi punti vendita di impedire che il sindacato organizzasse riunioni con il personale. In Belgio, una compagnia di spedizioni e una grande catena di alberghi hanno licenziato alcuni delegati sindacali fornendo “dubbie motivazioni”.

Secondo il rapporto, la situazione è ancora più drammatica fuori dall’Ue.

Molti governi stanno imponendo i “sindacati gialli” statali. In Moldovia, Georgia e Russia è già prassi.

In Romania, i proprietari di molte ditte hanno istituito i sindacati gialli per contrastare i sindacati indipendenti.

Le imprese straniere, soprattutto le multinazionali, sono particolarmente ostili; alcune assumono solo chi rinuncia al diritto di essere rappresentato sindacalmente.

A Belarus i lavoratori che protestano vengono arrestati. In Bosnia Herzegovina alcuni leader e rappresentanti sindacali sono stati assaliti da ‘picchiatori’.

L’ICFTU afferma che continuerà a fare pressione sui governi affinché mettano fine a questi abusi.

“Ogni volta che vengono violate le fondamentali convenzioni sul diritto di associazione e di trattativa collettiva informiamo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO)”, ha dichiarato Kwateng. “Inoltre, le informazioni contenute nel rapporto possono essere utilizzate dalle centrali sindacali nazionali per fare pressione sui propri governi”.