La lotta del Messico contro l’obesità

NUOVA DELHI, 28 febbraio 2020 (IPS) – Paradossalmente, quando è aumentato il numero globale delle persone denutrite o che soffrono la fame, lo stesso è avvenuto per quelle affette da sovrappeso e obesità. Attualmente, per esempio, la seconda economia dell’America Latina, ovvero il Messico, sta combattendo una delle più grandi epidemie di obesità a livello mondiale e il suo successo non potrà non essere emulato dai paesi del sud del mondo. I numeri in questione sono sbalorditivi. Il dott. Juan Rivera, direttore generale dell’Istituto nazionale di salute pubblica, ha dichiarato al Financial Times che “il 75 percento degli adulti e il 35 percento di bambini e adolescenti è obeso o sovrappeso… Lo stato ha il dovere di tutelare la salute pubblica”.

La crisi della sanità pubblica messicana si riflette nella terza edizione del Food Sustainability Index (FSI), l’indice (basato sui pilastri di agricoltura sostenibile, perdite e sprechi alimentari e sfide nutrizionali) sviluppato in Italia dall’Economist Intelligence Unit in collaborazione con il Barilla Center for Food & Nutrition. In particolare, le sfide nutrizionali sono monitorate da diversi indicatori, come qualità della vita (prevalenza di malnutrizione, carenza di micronutrienti), aspettativa di vita (prevalenza di sovranutrizione, impatto sulla salute) e modelli alimentari (composizione della dieta, numero di persone per fast-food e qualità della risposta politica ai modelli alimentari).

Su una scala da 0 a 100, dove 100 rappresenta il massimo progresso compiuto per soddisfare i requisiti di un indicatore di prestazione, il Messico si è posizionato al 61° posto su 67 paesi monitorati dal FSI a causa dei punteggi bassi (13,9) registrati sulla prevalenza di sovranutrizione o sovrappeso. Le percentuali di adulti e bambini sovrappeso sono inoltre ampiamente in linea con quanto indicato dal dott. Rivera. La dieta messicana presenta elevati livelli di zuccheri, con un punteggio di 10,3 che, per quanto riguarda questo indicatore, colloca il paese tra gli ultimi cinque paesi sui 67 totali. Anche il punteggio relativo al numero di persone per fast-food (1,9) è piuttosto basso.

Per contro, il Messico figura tra i primi cinque paesi per quanto riguarda la risposta politica ai modelli alimentari. Al momento, il paese prevede di adottare entro marzo un sistema di etichettatura che obbligherà ogni alimento e bevanda in vendita sul territorio nazionale a riportare avvertenze come “contiene troppi zuccheri”, “troppe calorie” o “troppi grassi”. Nel 2014 era stata introdotta una tassa sulle bevande zuccherate e sul cibo spazzatura. Ma la strada della tassazione ha avuto un effetto limitato sulla riduzione del consumo di questi prodotti, dal momento che l’obesità ha raggiunto le proporzioni di una vera e propria epidemia. Nella popolazione sono inoltre aumentate malattie non trasmissibili come diabete, ipertensione e cardiopatie.

Le cause dirette di questa epidemia di obesità derivano dal numero crescente di messicani che vivono in aree urbane economicamente sviluppate. Attualmente solo un quinto della popolazione risiede in zone rurali. A sua volta, l’urbanizzazione è stata correlata a modifiche dei modelli alimentari, che hanno abbandonato alimenti tradizionali come frutta e verdura a favore di alimenti ipercalorici e a basso costo, che sono ricchi di zuccheri e poveri di micronutrienti. Gli stili di vita metropolitani, inoltre, sono più sedentari di quelli della campagna rurale. Consumando maggiori quantità di cibi pronti e bevande zuccherate, lo squilibrio energetico tra calorie assunte e calorie bruciate si manifesta sotto forma di sovrappeso e obesità.

Un fattore positivo di cambiamento nella lotta all’obesità consiste nel fatto che anche le comunità locali, soprattutto nella campagna messicana, si stanno impegnando in questo sforzo. Lo scorso anno, IPS ha documentato gli sforzi compiuti dalla rete non governativa per l’amaranto nella regione della Mixteca, nello stato meridionale di Oaxaca, per affiancare alle colture tradizionali di mais e fagioli la coltivazione di un prodotto autoctono come l’amaranto. Arricchire la dieta di amaranto e altri semi ad alto contenuto proteico contribuisce a migliorarne significativamente le qualità nutrizionali. La coltivazione dell’amaranto ha comportato numerosi benefici, come l’organizzazione di agricoltori, trasformatori e consumatori e l’ottenimento di finanziamenti pubblici indispensabili per ampliare progressivamente questa lodevole iniziativa.

A differenza del Messico, in altre regioni del sud del mondo (per esempio, in vaste parti dell’Africa subsahariana e in paesi asiatici come l’India) il quadro è molto più fosco per il paradosso della coesistenza di fame o denutrizione e obesità. Secondo il dott. Raghav Gaiha, Professorial Research Fellow presso l’Università di Manchester, questo “doppio fardello della malnutrizione” coesiste all’interno di uno stesso paese, di una stessa comunità e addirittura di una stessa famiglia. Infatti, l’energia in eccesso derivante dal consumo di cibi ipercalorici a basso costo può incidere in modo diverso su bambini e adulti appartenenti allo stesso nucleo famigliare: i bambini possono bruciare l’energia in eccesso e rimanere sottopeso, mentre è probabile che gli adulti vadano incontro a sovrappeso.

In India, per esempio, anche il numero delle persone che soffrono la fame è destinato a crescere ulteriormente a mano a mano che i prezzi dei prodotti alimentari nazionali (come pure globali) salgono alle stelle in un contesto di brusco rallentamento congiunturale generale. Questo potrebbe decurtare le risorse di bilancio destinate a incrementare fortemente la spesa a favore di iniziative nutrizionali per l’infanzia assicurate dal governo indiano mediante programmi come gli Integrated Child Development Services e il Mid-day Meals Programme. È inoltre necessario fornire alimenti sani, come miglio e legumi, attraverso il sistema di distribuzione pubblica nazionale. La prevalenza della fame unitamente all’aumento dell’obesità obbliga pertanto i paesi del sud del mondo alla condivisione delle best practice.

N Chandra Mohan è un commentatore di temi economici e aziendali