ZERO DIECI VENTI – I bambini di Rio

Rio de Janeiro, 6 luglio 2012 (IPS) – È il 1992. Il piccolo Vusumzi vive con la madre, Mavis, in una piccola casa del distretto nero di Thornhill, una delle zone in cui i neri venivano deportati durante l’apartheid. Il papà è morto da poco, di polmonite, e il lavoro di Mavis come donna delle pulizie è la loro unica fonte di sopravvivenza.


Nel nuovo Sudafrica, 12 anni dopo l’apartheid, oltre 40 persone al giorno vengono uccise in posti come questo. “Va tutto bene fino al giorno di paga, poi si scatena l’inferno”, dice Vusumzi, dieci anni.

“Spesso la gente si ubriaca e gli viene rubata la busta paga. Alcuni poveri rubano perché sono molto affamati”. Alla domanda “cosa faresti per migliorare le cose?” risponde, “Direi agli adulti che violentano i bambini di smetterla”.

Vusumzi è uno dei bambini che TVE segue dal 1992. Per venti anni, TVE ha filmato le vite di undici bambini, nati in dieci paesi diversi nello stesso anno in cui si è tenuto il primo Summit della Terra a Rio, per vedere se le promesse di un mondo più pulito, più sano, più istruito e meno pericoloso sarebbero state mantenute nel corso della loro vita.

“Ora che si tiene un nuovo Summit della Terra a Rio, siamo tornati a trovarli, per scoprire cosa è successo loro”, ha detto a TerraViva il regista del documentario Bruno Sorrentino.

A mezz’ora di automobile dalla casa di Vusumzi, Sorrentino trova un’altra realtà. Una pianura fertile, puntellata di fattorie di proprietà dei bianchi. È qui che è nato Justin, durante le agitazioni nella provincia del Capo orientale del Sudafrica. L’apartheid è appena terminato e gli agricoltori bianchi sono visti come colonizzatori e presi di mira dal movimento radicale nero. Il padre di Justin e la moglie Amanda dormono con una pistola sotto il materasso e una radio a portata di mano per chiamare la polizia in caso di pericolo.

Con la fine dell’apartheid molte cose cominciarono a cambiare. L’atteggiamento delle persone prima di tutto, racconta la famiglia di Justin. “La gente vuole restare unita e vedere che la situazione politica e il paese funzionino, invece di mettersi l’uno contro l’altro e accusarsi a vicenda. Stanno collaborando per provare e costruire un posto migliore”.

Nel 1992, anno della nascita di Justin, solo i bambini bianchi potevano andare a scuola. Ma ormai questo appartiene al passato. “Un amico non deve essere del ‘colore giusto’”, afferma Justin, “può essere di qualsiasi colore, se è un vero amico. Qualcuno che ti aiuta sempre… che gioca con te. A me non importa del colore della sua pelle”.

Vusumzi e Justin sono cresciuti in un’Africa del Sud divisa da due modelli di sviluppo diversi, dove la separazione non è basata tanto sulla razza quanto sulla ricchezza. Una volta all’università, all’età di 19 anni, Justin sente di avere il mondo nelle sue mani. “Quando ho lasciato il mio soprannome a Queenstown ho lasciato anche tutte le insicurezze che avevo, tutti quelli che non avevano fiducia in me… adesso sento di aver trovato me stesso. Sto ancora imparando, sto crescendo, ma in sostanza so chi sono, so dove voglio stare; e so cosa devo fare per evolvermi, per crescere. Sono un giovane adulto ambizioso.”

Visumzi non ha avuto la stessa fortuna di tentare una vita diversa. Quando aveva 17 anni la madre fu costretta ad andarsene di casa per cercare lavoro in un’altra città. Mentre era via, Vusumzi fu accoltellato in strada da un ragazzo ubriaco.

Tre anni dopo, Mavis incontrerà l’assassino di suo figlio. Vuole perdonarlo. “Per 20 anni, abbiamo seguito le vite di questi undici bambini nati quando per la prima volta i leader mondiali si unirono nella promessa di un mondo migliore per le generazioni future. È stata un’avventura incredibile”, ha detto Sorrentino a TerraViva.

L’istruzione si è rivelata un fil rouge nelle storie di tutti questi giovani.

“Quando ho cominciato non avevo idea di quali storie sarebbero venute fuori. Scegliemmo i genitori, non i loro figli… Ma alla fine, l’istruzione si è rivelato un tema molto forte come via d’uscita universale. Non c’è niente di nuovo in questo ma è interessante constatare quanto questo fenomeno sia forte”. Il film in tre episodi che racconta le vite di dieci bambini, e quella spezzata di Vusumzi, fa parte del progetto multimediale ReframingRio ed è stato presentato a Rio de Janeiro lo scorso giugno. © IPS