La guerra al terrorismo, un trauma per le donne pakistane

PESHAWAR, Pakistan, 20 aprile 2012 (IPS) – I danni collaterali causati dalla “guerra al terrorismo” perseguita dagli Stati Uniti e dai loro alleati in Afghanistan dal 2001, sembrano riguardare anche il trauma psicologico subito da centinaia di donne nelle aree di confine del nord-ovest del Pakistan.

Le donne nelle aree tribali del Pakistan mostrano evidenti segni di stress. Ashfaq Yusufzai/IPS

Le donne nelle aree tribali del Pakistan mostrano evidenti segni di stress.
Ashfaq Yusufzai/IPS

“La guerra prolungata ha causato problemi psicologici alla maggior parte dei residenti delle Aree Tribali di Amministrazione Federale (FATA), in particolare alle donne”, afferma il Professor Syed Muhammad Sultan del dipartimento psichiatrico del Teaching Hospital (KTH) della città di Khyber, a nord-ovest del paese.

Situate tra le province di Khyber Pakhtunkhwa e del Balochistan e lungo il confine occidentale dell’Afghanistan, le FATA comprendono sette agenzie (distretti tribali) e sei regioni di frontiera e hanno una popolazione di 3 milioni e 300 mila abitanti, di cui la maggior parte originaria di diverse tribù Pashtun.

Dei 15mila abitanti delle FATA che hanno ricevuto cure psichiatriche al KTH lo scorso anno, 9.833 erano donne, dice Sultan a IPS. “Molte di queste donne avevano perso parenti o amici sia per mano dell’esercito pakistano che dei militanti talebani”.

Lo scorso anno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che 451.377 persone, di cui 345.899 donne, soffrono di problemi psicologici nelle FATA.

Il Dott. Jamal Shah, che lavora con l’OMS, ha spiegato a IPS che i medici prestano particolare attenzione ai possibili sintomi di disturbi psichiatrici quando visitano pazienti provenienti da queste aree, dato che molti sono inclini alla depressione a causa della perdita di persone care e beni materiali.

Sultan aggiunge che alla maggior parte delle donne che chiedono un aiuto psichiatrico al KTH vengono dati antidepressivi, tranquillanti e assistenza psicologica.

Mushtari Bibi, 45 anni, del distretto del Waziristan del nord, è stata portata al KTH con un trauma mentale acuto provocato da una granata da mortaio che ha colpito la sua casa uccidendo il figlio di 10 anni. “Nella notte piange per il figlio e non riesce a dormire se non le vengono dati dei farmaci sedativi”, ha rivelato Sultan.

Rekhana Bibi, 49 anni, residente nel distretto di Khyber, ha raccontato a IPS che suo figlio Abdul Salam, uno studente di 15 anni, è uscito di casa una sera di gennaio e non è più stato visto vivo. “Il giorno dopo abbiamo trovato il suo corpo crivellato lasciato a terra da sconosciuti vicino a casa nostra”.

Ora che è ricoverata al KTH, Rekhana ha raccontato a IPS che il marito è morto due anni fa in uno scontro a fuoco tra l’esercito e i militanti talebani.

Il Primo Ministro Yousaf Raza Gillani ha recentemente dichiarato in conferenza stampa ad Islamabad che, dal 2005, 35mila persone, di cui 5mila soldati, sono morti come conseguenza del supporto logistico e militare dato dal Pakistan alla guerra. Dopo che le incursioni aeree americane hanno ucciso 24 soldati pakistani il 26 novembre 2011, Islamabad ha chiuso il confine con l’Afghanistan e chiesto agli Stati Uniti delle scuse – che Washington ha rifiutato apertamente di presentare.

Il 12 aprile la commissione parlamentare pakistana sulla sicurezza nazionale ha ribadito la richiesta di scuse, facendone una condizione per la riapertura del confine. La commissione ha anche chiesto di porre fine agli attacchi degli aerei statunitensi sul territorio delle FATA, dove si nasconderebbero i leader talebani.

Secondo l’Ufficio di giornalismo investigativo con sede a Londra, da quando sono iniziati gli attacchi di droni nel 2004, oltre 2.500 persone potrebbero essere morte in questi raid di aerei senza pilota sui territori delle FATA e nelle vicine aree del Pakistan.

Gli attacchi hanno contribuito al trauma della popolazione locale delle FATA, una meta turistica tranquilla fino alla fine del 2001, quando i talebani hanno cominciato a trasferirsi lungo il confine, dopo che il governo di Kabul era stato soppiantato dalle forze della coalizione guidate dagli Stati Uniti.

Una volta insediati nelle FATA, i talebani hanno scatenato dato origine a un regno di terrore per le popolazioni locali, con attacchi contro negozi di musica, scuole femminili ed edifici governativi, provocando l’esercito pakistano che, in risposta, nel 2007 ha dato il via alle incursioni punitive.

“Il nostro popolo è stretto in una morsa tra l’esercito e i talebani e questo ha fatto sì che la vita di persone normali si tramutasse in un’esistenza miserabile,” ha detto Saleema Bibi, che ha perso il marito e due figli a causa delle ostilità.

Il 30 marzo scorso, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha dichiarato alla stampa che da gennaio oltre 100 mila persone sono state sfollate, principalmente dal distretto di Khyber, in conseguenza del “recente intensificarsi dei combattimenti”.

Secondo l’Alto Commissariato, il campo profughi di Jalozai ospita al momento 62.818 persone. “La maggior parte degli abitanti del distretto di Khyber che sono stati costretti a lasciare le loro case scelgono di vivere con amici e parenti”, riporta il comunicato stampa.

A causa del generale stato di instabilità, le donne nelle FATA non possono partecipare a cerimonie sociali come matrimoni o festività religiose che, secondo gli psichiatri, favorirebbero la coesione nelle loro comunità tribali.

I medici del Sarhad Hospital for Psychiatric Diseases (SHPD), una struttura governativa di Peshawar, confermano che molte donne provenienti dalle FATA soffrono di depressione e ansia dovute al deterioramento dello stato della sicurezza in quelle aree.

“Lo scorso anno, abbiamo accolto un totale di 49mila pazienti di cui 9.432 donne delle FATA”, ha affermato Naureen Wakeel, una psichiatra del SHPD. “Il problema che molte di queste pazienti devono affrontare richiede un forte sostegno sociale e familiare, oltre all’assistenza medica”, ha dichiarato.

Lubna Hassan, presidente della Società di Ostetricia e Ginecologia in Pakistan, stima che il 50 per cento delle donne incinte nelle FATA soffre di stress, depressione e traumi.

“Il mese scorso, abbiamo visto al SHPD 3.455 donne incinte provenienti da aree differenti delle FATA e abbiamo scoperto che quasi tutte loro avevano bisogno di un aiuto psicologico.

“Durante la gravidanza le donne non dovrebbero soffrire di stress, per far nascere bambini sani”, ha detto Hassan. “Queste donne, che sono abituate a vivere in case vere e proprie, ora si sono rifugiate in tende o alloggi di fortuna all’interno di edifici scolastici a causa delle continue operazioni militari. © IPS