RD Congo: Cercasi candidate

KINSHASA, 2 novembre 2011 (IPS) – Le donne rappresentano appena il 12 per cento dei circa 18mila candidati in lista per le elezioni parlamentari del 28 novembre nella Repubblica Democratica del Congo.

I grandi partiti fanno poco per garantire un maggior numero di donne elette in parlamento, ma le congolesi non restano a guardare. Aubrey Graham/IRIN

I grandi partiti fanno poco per garantire un maggior numero di donne elette in parlamento, ma le congolesi non restano a guardare.
Aubrey Graham/IRIN

Secondo il Quadro Permanente di Concertazione della donna Congolese (CAFCO, nell’acronimo francese), un gruppo di pressione che promuove la parità tra i sessi, sui 500 membri dell’attuale Assemblea Nazionale, la camera dei deputati del parlamento, solo 42, o l’8,4 per cento, sono donne.

E su 108 membri del Senato, solo 5 sono donne, ossia il 4,4 per cento, mentre il corpo legislativo provinciale conta 43 rappresentanti donne, o il 6,8 per cento, su un totale di 632.

I partiti principali ignorano la parità

Il protocollo sulle pari opportunità della Comunità per lo sviluppo dell’Africa meridionale, adottato nel 2008 dagli stati membri, inclusa la RDC, prevede di assegnare alle donne il 50 per cento dei posti decisionali entro il 2015.

In base al protocollo, i governi devono impegnarsi non solo a sensibilizzare l’opinione pubblica sul legame tra buona governance e equa rappresentatività delle donne nei processi decisionali, ma anche ad adottare misure, non solo legislative, che prevedano un’azione positiva. Ma i partiti principali hanno dato pochi segnali favorevoli in tal senso.

Nel suo discorso di apertura della campagna elettorale, tenutosi a settembre a Kingakati, vicino Kinshasa, il presidente in carica Joseph Kabila, ricandidato alle elezioni di novembre, ha definito la RDC un paese “emergente”, dotato di una riserva di intelligenza e know-how, e una potenza regionale nel cuore dell’Africa, ma non si è espresso sulle richieste delle donne.

Lo stesso si può dire del programma presentato dal leader dell’opposizione, Etienne Tshisekedi, presidente del partito Unione per la democrazia e il progresso sociale, che ha evidenziato concetti come patriottismo, unità nazionale, sviluppo e cambiamento per migliorare la governance del paese.

Per Françoise Ikwapa, esponente della Lega delle donne per lo sviluppo, l’istruzione e la democrazia, i discorsi dei due leader candidati alla presidenza non hanno dato nessuna garanzia per la parità e l’uguaglianza dei sessi, sebbene l’articolo 14 della costituzione obblighi il governo ad operare in questa direzione.

Serve una maggiore rappresentatività femminile

Le cifre confermano che le donne congolesi devono affrontare le sfide maggiori, spiega Jacquie Rumbu, direttrice dell’Agenzia nazionale contro la violenza su donne e ragazze. “La RDC è caratterizzata da una femminilizzazione della povertà e i conflitti armati hanno aggravato le disuguaglianze già esistenti”.

Nonostante la presenza della principale missione di pace delle Nazioni Unite, la Missione Onu per la stabilizzazione della Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO, nell’acronimo francese), alcuni gruppi armati tra cui le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (un gruppo di ribelli ruandesi esiliati conosciuto con l’acronimo francese, FDLR) e le stesse forze armate della RDC, sono accusati di continui stupri commessi nell’impunità, in particolare nell’est del paese.

In un articolo pubblicato nell’edizione di febbraio del magazine di MONUSCO si legge: “Circa 200mila donne hanno subito violenza sessuale nella RDC negli ultimi 12 anni di guerra”.

Su altri fronti, i matrimoni prematuri e un accesso inadeguato all’assistenza sanitaria durante la gravidanza e al momento della nascita mette a rischio la vita delle donne.

“Nella RDC, il tasso di mortalità materna è pari a 549 decessi ogni 100mila nascite”, afferma Protais Musindo, vice direttore del Piano Nazionale per la salute e la riproduzione, riferendosi all’ultima ricerca demografica e sanitaria del 2008.

Le donne fiduciose fanno passi avanti

Le candidate donne cominciano a trovare sempre più spazio su questa ed altre questioni, anche grazie al sostegno di diversi gruppi non governativi che hanno duplicato i loro sforzi per incrementare il numero delle donne elette: ad esempio, istituendo circoli per la leadership delle donne e un centro elettorale per sostenere le candidate durante la campagna. Tra il 2010 e il 2011 sono stati organizzati numerosi forum con questo obiettivo.

“Quando sarò eletta parlamentare, cercherò di proporre leggi a sostegno dell’indipendenza economica delle donne e della lotta contro la povertà”, sostiene Georgette Biebie, candidata nel collegio elettorale di Kikwit, nel sud-est della RDC. Il suo partito è l’Alleanza per il Rinnovamento del Congo.

Nell’intervista rilasciata a IPS nella capitale congolese, Kinshasa, Biebe ha promesso che parteciperà attivamente ai lavori parlamentari per esortare il governo a ridurre la mortalità materna e ad applicare in modo più efficace le leggi per la protezione di bambini, donne e disabili.

Biebie aggiunge: “Tenterò di avviare iniziative per la lotta contro la violenza sulle donne e contro i cambiamenti climatici, e di accedere ai Fondi Verdi per aiutare le donne a sviluppare la produzione agricola tutelando allo stesso tempo le foreste”.

Jeanne Lembwa Kabange, candidata in lista per le elezioni nella città sud-occidentale di Lubumbashi per il Movimento per l’Integrità delle Persone, vorrebbe far approvare leggi per la tutela delle donne ma, osserva, parlare di donne non significa vedere gli uomini solo come avversari. “Le donne non devono trascurare i colleghi uomini. Insieme è possibile contribuire allo sviluppo del paese attraverso un’azione complementare”, afferma.

Chantal Malamba, candidata del Partito Azione per lo Sviluppo a Mabimba, nel sud-ovest, dichiara che in caso di elezione, darebbe la priorità ai problemi del sostentamento, la sicurezza e lo sviluppo. “La RDC affronta gravi difficoltà di accesso all’acqua e all’elettricità, oltre ai problemi complessi della povertà e la disoccupazione”.

Reazioni eterogenee dagli elettori

Invitata ad esprimere un suo parere sulle promesse di queste candidate, Yvette Movam, una casalinga nel distretto di N'djili, a Kinshasa, ha risposto che trova interessante il loro piano di azione.

“Le donne non devono fare passi indietro, perché sono capaci di lavorare duramente come gli uomini. Il 28 novembre voterò per una di loro. Avrei anche voluto avere una donna candidata come presidente repubblica, per fare dei cambiamenti nel nostro paese. Ma non esiste una candidata per questa posizione”, ha dichiarato a IPS.

Solange Mukwanga, venditrice ambulante al mercato Liberté nel distretto di Masina nella capitale, è meno entusiasta. “Non ho fiducia nelle donne. Sono vanitose e troppo deboli per i loro programmi”, ha affermato.

Per Didier Mboma, un attivista della società civile, le candidate donne hanno buone possibilità alle elezioni. “Possono davvero vincere dei seggi se le altre donne, che rappresentano il 51 per cento dell’elettorato, le votano. Anche gli uomini potrebbero votarle se riescono a convincerli”, ha dichiarato a IPS. © IPS