AMERICA CENTRALE: Microfinanza, storie di successo

GUATEMALA, 12 ottobre 2011 (IPS) – Pilar Toc, 45 anni, della comunità indigena dei maya k’iché, lavorava senza sosta in una fabbrica di abiti tradizionali nel dipartimento di Totonicapán, nel nord-ovest del Guatemala. Eppure, la sua situazione era così precaria che non poteva neanche permettersi di iscrivere il figlio a scuola. Ma la sua vita è cambiata dopo aver ottenuto un microcredito dalla banca comunale.

“Confeziono i cortes (abiti tradizionali indigeni) da quando avevo 9 anni”, ha raccontato a IPS Pilar, che per molti anni si è mantenuta con un salario mensile pari a 10 dollari, vivendo in casa con i genitori e il primogenito.

Ma un giorno, verso la fine degli anni ’90, Toc decise di licenziarsi per avviare un’attività in proprio. Per realizzare il suo sogno, la donna, nubile e madre di tre figli, chiese un prestito di 195 dollari alla banca comunale del villaggio di Vásquez a Totonicapán.

Oggi, dopo 13 anni e molte ore di lavoro, è titolare di una fabbrica di abiti, che conta quattro dipendenti, ha comprato una casa e due dei figli stanno proseguendo gli studi, mentre il terzo lavora negli Stati Uniti, dove è emigrato in cerca di maggiori opportunità.

“Grazie ai prestiti abbiamo potuto far studiare i nostri figli, comprare vestiti e viveri”, afferma la piccola imprenditrice, che racconta le difficoltà che le donne devono superare per potere accedere al credito bancario, poiché “ci chiedono garanzie, come i titoli fondiari, mentre le donne non hanno nessuna proprietà”.

Ma non è tutto. Oggi Toc è diventata la presidente della banca comunale della sua regione, un’iniziativa della Ong (associazione non governativa) Centro sperimentale per lo sviluppo della piccola e media impresa rurale (Cedepem), che promuove lo sviluppo economico attraverso un fondo comunale autogestito dalle donne.

Toc è una delle 52 beneficiarie di questa banca che concede microcrediti per un valore compreso tra i 195 e i 7mila dollari, al fine di sostenere le donne delle aree rurali nei loro progetti produttivi, come la lavorazione di prodotti artigianali, l’allevamento di animali da cortile, il confezionamento di tessuti, il commercio e altre attività.

Il progetto verrà presentato come una “storia di successo” in occasione del prossimo Vertice mondiale sul Microcredito (14-17 novembre, Valladolid, Spagna), coordinato dalla campagna sul microcredito, Microcredit Summit Campaign, un progetto del Fondo Educativo della ONG Results, ha spiegato a IPS José Luis Sigüil, a capo del Cedepem.

La convenzione si è prefissata due obiettivi: estendere il credito ai 174 milioni di famiglie più povere al mondo, e fare in modo che 100 milioni di queste famiglie superino la soglia di 1,25 dollari al giorno. Ciò consentirà a 500 milioni di persone di uscire dalla povertà entro il 2015.

“Il microcredito non è stato semplicemente uno dei tanti progetti di Tac, ma il progetto della sua vita”, ha affermato Sigüil, che ha elogiato il ruolo delle donne, “responsabile, impegnato e con precisi obiettivi”, nella gestione del credito presso la banca comunale di Totonicapán.

Il capitale dell’Istituto si aggira intorno ai 90mila-100 mila dollari, ed è costituito dai risparmi dei soci e dai fondi stanziati dalle Ong del Guatemala, un paese in cui le donne rappresentano metà della popolazione.

“Il modello del fondo comunale prevede la gestione del credito che deriva da un capitale iniziale apportato dall’organizzazione e dai risparmi che le donne decidono di investire,” ha detto l’attivista.

Il 50 per cento dei 14 milioni di guatemaltechi vive in stato di povertà, e il 17 per cento in stato di indigenza, secondo quanto riportato dalle agenzie dell’Onu.

In questo cupo scenario, i microcrediti hanno offerto alle donne la grande opportunità di sviluppare delle attività produttive, migliorando la qualità della propria vita e di quella delle loro famiglie.

Secondo la Rete centroamericana di Microfinanza (Redcamif), il Guatemala possiede un portafoglio crediti di 63 milioni di dollari, con un 55 per cento di clienti donne.

In tutta l’America centrale, la Rete vanta 128 istituzioni affiliate nella regione e nella Repubblica Dominicana, e ha un portafoglio pari a 1,335 miliardi di dollari, di cui quasi un terzo destinato all’area rurale.

Rocio Urízar, della Fondazione non governativa di Consulenza finanziaria per gli enti di sviluppo e servizio sociale (Fafides), ha dichiarato a IPS che il microcredito è cresciuto a tal punto che oggi è possibile scegliere tra differenti modalità in base alle diverse esigenze personali.

“Abbiamo i crediti individuali, i gruppi solidali di 3 e 10 persone, il credito per l’istruzione”, situazioni di cui beneficiano soprattutto paesi con un elevato indice di povertà, come Guatemala, Honduras e Nicaragua.

E mentre a Panama e in Costa Rica, che sono i paesi più sviluppati della regione, la microfinanza “ non ha un ruolo rilevante”, a El Salvador, la dollarizzazione “ha dato un grande impulso all’economia”.

Nery Zelada, esperto di finanza presso la stessa fondazione, ha dichiarato a IPS che le banche, al contrario, con il loro impegno nel microcredito, “hanno alterato il mercato, poiché non valutano attentamente la situazione del cliente, prestano denaro con troppa facilità e si indebitano”.

“Alle donne – che sono sempre molto attente sui pagamenti – le banche chiedono garanzie formali che loro non possiedono, come titoli di proprietà registrati, mentre noi siamo più flessibili”, afferma.

Nonostante tutte le difficoltà, le donne continuano a trarre beneficio dal microcredito.

Cristina Coc, 36 anni, dell’etnia maya dei cakchiqueles, si è rivolta alle banche per poter mandare avanti una piccola fabbrica che produce braccialetti, collane, orecchini e anelli. ”Mi hanno chiesto dei titoli a garanzia, ma io non li avevo”, racconta.

Per questo si è rivolta alla Fondazione Internazionale per l’Assistenza Comunitaria del Guatemala per ottenere un prestito. “Loro non mi hanno chiesto nessun titolo, e grazie a quello che avevo risparmiato ci hanno concesso il credito. Inizialmente 500, poi mille, poi 5mila quetzales (635 dollari) e così via”, prosegue.

Coc, originaria del dipartimento nord-occidentale di Sololá, è passata ad avere da 3 a più di 50 impiegati e i suoi prodotti sono esportati in Messico. Riconosce che “il microcredito è stato essenziale”. Una esperienza analoga l’ha vissuta Sebastiana Morales, originaria di Chichicastenango, che, insieme al marito Pablo Morales, produce pantaloni nel dipartimento di Quiché. “Ci siamo rivolti alla Fafides e loro ci hanno riconosciuto l’idoneità e, perciò, il credito. Prima confezionavamo 50 paia di pantaloni alla settimana, ora arriviamo a 100, e per la fine dell’anno raggiungeremo i 500 grazie ai macchinari industriali che abbiamo acquistato”, spiega il marito. Inoltre, hanno potuto acquistare un terreno e a costruire una casa.

Nel 2010, la Rete Centroamericana di Microfinanza del Guatemala e la statunitense CityBank hanno conferito un premio alla signora Morales e a Coc per i risultati conseguiti. “Sono felice perché se non fosse stato per il credito chissà dove saremmo ora”, conclude Sebastiana Morales. © IPS