DONNE-KENYA: I piccoli prestiti riducono la povertà rurale

DISTRETTO DI KIAMBU, Kenya, 19 maggio 2011 (IPS) – Il progetto per la produzione di latte di Esther Ngonyo Njuguna, in Kenya, testimonia il potenziale del microcredito per promuovere il reddito agricolo.

Esther Ngonyo Njuguna con le sue mucche Isaiah Esipisu/IPS

Esther Ngonyo Njuguna con le sue mucche
Isaiah Esipisu/IPS

Otto anni fa, Mama Njoki (“la madre di Njoki”), come viene chiamata affettuosamente in onore di uno dei suoi cinque figli, era una delle tante casalinghe del distretto di Kiambu, nel Kenya centrale. Il marito è contabile, e guadagna a sufficienza per mantenere tutta la famiglia.

Ma adesso gestisce un progetto per la produzione di latte con 15 mucche di razza frisona e jersey, grazie al quale rifornisce un vicino centro di distribuzione nel suo villaggio di Ndumberi. Questa donna di 58 anni mantiene le sue mucche, che producono poco più di 100 litri di latte al giorno, in un piccolo terreno di 1000 metri quadrati. Ha anche qualche capra e delle galline.

“Quello che possiedo oggi è accessibile a tutte le casalinghe che abbiano almeno 100 scellini kenioti (1,25 dollari) per coprire il bilancio familiare. L’unica cosa che devono fare è risparmiare qualcosa con un gruppo di auto aiuto, per ritrovarsi alla fine del mese con almeno 200 scellini”, dice Mama Njoki.

È lo stesso consiglio che le avevano dato otto anni fa gli operatori dell’organizzazione di microcredito Programma di sviluppo delle donne di Pamoja (Pawdep), quando si unì ad altre 39 donne del suo villaggio al Gruppo di Auto aiuto della Consolata.

“Abbiamo registrato il gruppo come organizzazione comunitaria di base e lo abbiamo subito associato all’organizzazione di microcredito, in modo da poter avere una piattaforma bancaria per i nostri risparmi”, ha raccontato Mama Njoki.

Ogni membro della Consolata deve contribuire ogni mese con l’equivalente di 2,50 dollari, che vengono raccolti in un fondo comune. Le donne che presentano un piano di lavoro fattibile possono richiedere il denaro, prelevato dai risparmi comuni a un tasso di interesse del cinque percento. Il prestito deve essere restituito dopo tre mesi.

Il prestito può raggiungere due volte e mezzo il capitale versato nei risparmi del gruppo. Per esempio, una componente del gruppo che abbia depositato 100 dollari può chiederne in prestito 250. In questo modo, il 40 percento del mutuo è garantito dal denaro che la stessa creditrice ha versato nel fondo comune.

“Le incoraggiamo a continuare a sperimentare, chiedendo prestiti di quando in quando e investendo in piccole attività”, dice Rachel Wanyoike, consulente in microcredito e presidentessa del dipartimento Risorse umane di Pawdep.

“Nel frattempo, abbiamo un gruppo di responsabili del credito che insegnano loro come investire il denaro in modo da riuscire a restituire il prestito”, ha aggiunto.

Il primo prestito ottenuto da Mama Njoki, nel 2003, è stato di 250 dollari, utilizzati per creare un nuovo spazio per il pascolo per quella che allora era la sua unica mucca. L’animale le era stato regalato dal patrigno in occasione del suo primo matrimonio, e per anni fu soddisfatta di avere un solo animale.

Il prestito fu utilizzato per sostituire il sistema del pascolo tradizionale con un altro in cui la mucca viene tenuta all’interno di un piccolo terreno recintato e alimentata con il foraggio, nel caso di Mama Njoki arricchito con residui di orzo donati da una vicina birreria.

“Dopo aver ricevuto una formazione sulle basi della microfinanza, mi sono accorta che l’animale era un investimento che poteva permettermi di crescere”, ha detto.

È poi riuscita a restituire il primo prestito grazie alla vendita del latte, e ha potuto chiedere altri 625 dollari per comprare un’altra mucca. Le vendite sono riuscite ancora una volta a coprire il debito, e una serie di prestiti più alti del gruppo la Consolata l’hanno aiutata a incrementare l’attività.

“Nel 2009, Mama Njoki aveva 14 animali per la produzione del latte, che le davano ciò che bastava per garantirle un prestito personale”, ha detto Wanyoike.

Con questa garanzia, Njuguna riuscì a ottenere un credito di 12.500 dollari dal Pawdep, rimborsabile in tre anni, e che adesso utilizza per diversificare la produzione. Ha comprato tre terreni in aree urbane nella località di Ruiri, alla periferia di Nairobi.

“Prevediamo che finisca di rimborsare il prestito all’inizio del prossimo anno, e grazie ai suoi terreni potremo darle più di cinque milioni di scellini (37.500 dollari), perché li faccia fruttare”, racconta Wanyoike. Altre componenti del gruppo la Consolata hanno sperimentato uno sviluppo simile, aprendo piccole aziende agricole.

“Ognuna di noi possiede almeno una proprietà. La maggior parte ha investito in terreni, ma altre hanno aperto attività commerciali”, ha detto Mama Njoki.

Sebbene Njuguna abbia cominciato con un prestito di 250 dollari, Wanyoike raccomanda di iniziare anche con somme più piccole, per costruire una buona base.

Il Pawdep al momento funziona con il sistema dei risparmi raccolti dai suoi membri, un totale di 48mila donne nelle provincie Centrale, Orientale, della Valle del Rift e di Nairobi. Ci sono poi altre organizzazioni simili in Kenia che aiutano le donne ad accedere al credito.

Secondo un rapporto del 2010 pubblicato dall’organizzazione internazionale ActionAid, questo tipo di sostegno su piccola scala agli agricoltori donne potrebbe contribuire a ridurre della metà la fame nel continente africano entro il 2015.

Lo studio, “Terreno fertile: come governi e donatori possono dimezzare la fame”, è basato su informazioni e dati raccolti in Kenia, Uganda e Malawi.

Mama Njoki ha avuto la fortuna di poter contare sull’appoggio del marito. “Nello stesso gruppo di cui fa parte ci sono alcune donne che subiscono continue interferenze da parte dei mariti. Alcune di loro si sono viste costrette a comprare terreni di nascosto, e ci lavorano senza che i loro mariti lo sappiano”, ha spiegato Wanyoike. In diverse occasioni, alcuni uomini sono entrati negli uffici del Pawdep reclamando il denaro delle loro mogli, ha raccontato. © IPS