MESSICO: Violenza sessista, il prezzo invisibile della lotta al narcotraffico

CITTA’ DEL MESSICO, 25 novembre 2010 (IPS) – Non cercavano la guerra, ma comunque l'hanno trovata: Yosmireli e Griselda, due e quattro anni, sono state uccise, due colpi di pistola alla testa, sparati dai soldati. Anche la madre, la zia e il fratellino di sette anni Joniel sono stati uccisi, in una strada di campagna nel nord-ovest del Messico.

Mónica González /IPS Mónica González /IPS

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Griselda Galaviz, la madre, e Gloria Alicia Esparza, la zia, erano entrambe maestre in una scuola di un lontano villaggio nello stato di Sinaloa, sulla costa del Pacifico. La famiglia guidava un malridotto pick-up quando dei soldati fermi a posto di blocco hanno aperto il fuoco sul veicolo.

Gli unici ad essere sopravvissuti sono stati altri due insegnanti e Adán Esparza, marito, fratello e padre delle cinque vittime.

E’ del primo luglio 2007 il primo caso documentato di omicidio di civili ad opera dei soldati durante le operazioni di “guerra” al traffico di droga, dichiarata dal governo del conservatore di Felipe Calderón, che ha gettato il paese in una spirale di violenza

Secondo le statistiche governative, 30 mila persone sono morte per cause connesse alla droga, da quando l'esercito è stato arruolato nella guerra ai cartelli della droga con l'arrivo di Calderón al governo circa quattro anni fa.

Questo dato però non include un numero imprecisato di vedove, orfani, vittime mutilate, e persone che sono state costrette a lasciare le loro case o a fuggire in esilio.

La militarizzazione della 'guerra alla droga' ha avuto ripercussioni su gran parte della popolazione del Messico di 108 milioni.

Un aspetto molto chiaro è “l' invisibilità della violenza contro le donne”, dice David Peña dell' Associazione Nazionale degli Avvocati Democratici. La sua organizzazione ha portato il caso di tre giovani donne (il caso “Cotton Field”) davanti alla Corte inter-americana dei diritti dell'uomo uccise a Ciudad Juarez, al confine degli Stati Uniti. Lo stato messicano è stato ritenuto responsabile degli omicidi.

“Il numero dei decessi è così alto che non c'è differenziazione tra le vittime di sesso maschile e femminile. Peggio ancora, non vi è alcuna indicazione specifica dei motivi degli omicidi”.

“Se una ragazza viene trovata morta sulla strada e il corpo presenta segni di violenza, ferite da arma da fuoco ed è legata, se c'è un uomo morto accanto a lei, la sua morte è registrata nella categoria di “criminalità organizzata”, continua Peña.

Emblema di questo fenomeno è Ciudad Juárez, famosa in tutto il mondo per i centinaia di omicidi di giovani donne irrisolti, commessi a partire dal 1993.

Negli ultimi tre anni, molte donne sono state assassinate in quella città – quasi 600 – più dei 13 anni precedenti in cui il totale ufficiale era 575. Solo quest' anno sono state uccise 288 donne.

“Essendo i casi archiviati nella categoria ‘criminalità organizzata’, le famiglie delle vittime non possono avere accesso ai fascicoli e non possono fare pressioni sulle autorità per risolvere il caso”, riferisce Peña.

Negli ultimi quattro anni, i progressi compiuti dalla società civile sul fronte dei diritti umani sono diminuiti.

Il fenomeno è nazionale. Un rapporto di aprile della Commissione Speciale sui Femminicidi (termine coniato per gli omicidi misogini o del genere femminile) nella camera bassa del Congresso ha dichiarato che dal 2007 a oggi ci sono stati 1.756 omicidi di donne in 18 dei 31 stati del Messico. Di questi, solo il tre per cento ha ottenuto un processo.

“Le documentazioni sono assenti o insufficienti”, dice Teresa Incháustegui deputato del partito di sinistra della Rivoluzione Democratica.

“Ma il problema non è solo quello degli omicidi di donne, o l'aumento del numero delle vittime,” dice Sara Lovera, una pioniera del giornalismo attento alle questioni di genere in Messico. “La storia dimostra che ogni volta che c'è una guerra, le donne sono vittime”.

La presenza di soldati sulle strade aumenta la vulnerabilità delle donne, le mette a rischio, e genera paura. E, soprattutto, i militari non sono ritenuti responsabili dei loro abusi, racconta.

Lovera ha citato l'esempio di Castaños, una cittadina nello stato settentrionale di Coahuila, dove tredici ballerine sono state violentate in un night-club da un gruppo di soldati nel luglio 2006. La maggior parte di questi sono ancora liberi.

Il Messico è l'esempio recente del legame tra militarizzazione delle forze dell'ordine e violenza di genere in America Latina, e per 16 giorni l'attenzione sarà sulla lotta contro la violenza sessista a partire da giovedì 25 novembre, giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

“In ogni circostanza in cui l'esercito partecipa attivamente, le donne diventano bottino di guerra, e sono più vulnerabili alle aggressioni”,dice Blanca Rico, direttore esecutivo di Semillas, un'organizzazione non governativa che sostiene i diritti delle donne in Messico dando loro supporto e assistenza di base.

Il problema è che da parte dello stato non c'è alcuna forma di sostegno né di risarcimento danni. Anche le organizzazioni non governative considerano questo necessario per riformulare i propri obiettivi e occuparsi di una situazione che il governo ignora.

“E'un fenomeno che è completamente sfuggito di mano”, dice Rico. “Gli attivisti per i diritti umani non erano mai stati al centro del lavoro di Semillas perché ciò che sta accadendo oggi non ha precedenti: aumento impressionante di minacce, diventate costanti e sensazione diffusa di essere molestate o intimidite.

“I danni collaterali” della violenza che si sono diffusi nel paese non sono ancora quantificabili, ma hanno davvero tante facce, dicono gli esperti.

Per esempio, ci sono casi di donne in carcere accusate di essere “donne narcos” senza però prove che confermano la loro partecipazione a qualsiasi attività criminale. O anche un aumento della prostituzione nelle zone in cui sono presenti i militari.

“E' l'uso e l'abuso delle donne”, dice Lovera. “Questo avveniva già in particolari regioni con presenza militare, ma ora si sta dissondendo”.

Human Rights Watch, con sede a New York, ha criticato la proposta del governo di riformare il sistema di giustizia militare e dei tribunali speciali, chiedendo martedì l'esclusione dei reati sessuali e delle violazioni dei diritti umani dalla giurisdizione dei tribunali militari.

Secondo il codice di giustizia militare messicano del 1933 i tribunali speciali si occupano di reati contro la disciplina militare – dall' insubordinazione allo stupro – commessi dal personale delle forze armate durante il servizio. Nessuna distinzione per i crimini commessi dai militari contro i civili, come è invece previsto in situazioni di guerra.

Il caso della famiglia Esparza è un esempio. Dopo gli omicidi degli insegnanti e dei bambini, le donne del villaggio di Sinaloa de Leyva, dove le maestre insegnavano, hanno approfittato della presenza di giornalisti, sul posto per coprire gli omicidi, per parlare e chiedere giustizia al governo.

Sono passati tre anni e la famiglia non ha ricevuto scuse pubbliche né un messaggio di cordoglio. Impossibile accedere ad informazioni ufficiali sul processo militare contro i 19 soldati coinvolti nella strage.

“L’evidenza dei fatti dice che i soldati hanno aperto il fuoco senza giustificazione” sulla macchina in cui c' erano le cinque vittime e i tre sopravvissuti. Lo sostiene il rapporto “Uniform Impunity” pubblicato da Human Rights Watch nel 2009. ©IPS