I big five dell’ONU complici nel trasferimento di armi ai violatori dei diritti umani

Nazioni Unite, 20 luglio 2010 (IPS) – I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza – Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina sono accusati di agevolare il passaggio di armi convenzionali e munizioni a grappolo in paesi dove potrebbero essere utilizzati per commettere violazioni dei diritti umani e crimini di guerra.

Le accuse provengono da Amnesty International (AI) che ha individuato recenti spedizioni di armi da parte di imprese di trasporto e compagnie aeree registrate nelle cinque nazioni.

Le spedizioni di armi “comportano un rischio sostanziale di essere utilizzate per favorire le gravi violazioni dei diritti umani internazionali”, dice un nuovo rapporto di AI.

Secondo Brian Wood, Direttore Controllo Armi per AI, “la negligenza dei controlli nel trasporto di armi su aerei e navi aumenta il pericolo di trasferimento di armi convenzionali nelle zone in cui le leggi che regolano l’importazione e l’esportazione sono deboli”.

Per poter salvare vite e proteggere i diritti umani, continua Brian Wood, il Trattato per il Commercio d’Armi, attualmente in discussione all’ONU, deve riguardare anche il ruolo dei trasportatori e degli altri intermediari nella catena di fornitura di armi, e non solo rilasciare licenze a paesi per l’importazione e l’esportazione di armi.

Natalie J.Goldring, del Centro Studi sulla Pace e la Sicurezza presso la Edmund A.Walsh, Scuola di Affari Esteri dell’Università di Georgetown, afferma che “sebbene il presidente Barak Obama abbia cominciato a contrastare la politica sul trasferimento di armi della precedente amministrazione Bush, molto deve ancora essere fatto”.

Il governo degli Stati Uniti rivendica maggiori aspettative rispetto ad altri paesi sul problema del trasferimento di armi . Ma, continua, “mentre questo può essere vero sulla carta, in realtà gli Stati Uniti trasferiscono regolarmente armi a paesi che, come riportato anche dalle liste del Dipartimento di Stato, violano i diritti umani”.

Goldring riferisce che il nuovo rapporto di Amnesty International evidenzia il bisogno di un sistema globale più rigido sul trasferimento di armi.

“Molti membri, coinvolti nella preparazione del Trattato per il Commercio di Armi hanno approvato solo a parole questa idea”. Goldring afferma che si sta lavorando su un nuovo trattato internazionale per tenere a freno il flusso di illeciti sulle armi leggere.

I negoziati, che sono cominciati lo scorso 12 luglio, dovrebbero concludersi questo venerdì.

Il comitato organizzerà tre incontri nel 2011 e 2012, seguiti da una Conferenza programmata per il 2012, che negozierà il trattato finale.

“Ma la vera prova sarà vedere se la bozza di trattato sarà coerente con gli stardad internazionali dei diritti umani e della legge umanitaria”, dice Goldring.

I maggiori fornitori di armi nel mondo sono stati accusati di procurare armi a paesi con governi non democratici o regimi politicamente repressivi, accusati di violazione dei diritti umani.

In particolare la Colombia, la Repubblica Democratica del Congo, l’Egitto, l’Indonesia, il Kuwait, il Rwanda, l’Arabia Saudita, la Tunisia, la Turchia, l’Uganda e lo Yemen.

Alcuni casi evidenziati dal rapporto di AI riguardano consegne di bombe a grappolo e componenti aggiuntivi registrati su navi britanniche, gestite da compagnie di navigazione inglesi e tedesche. Le armi sono state trasportate dalla Corea del Sud al Pakistan tra marzo 2008 e febbraio 2010 per essere usati dall’esercito.

“Queste consegne sono avvenute nonostante i governi di Inghilterra e Germania si fossero impegnati a vietare il trasferimento e l’uso delle munizioni a grappolo”, come riportato nel rapporto “Movimenti mortali: i Controlli del Trasporto nel Trattato sul Commercio delle Armi”.

La relazione di AI cita il caso di armi spedite su un normale volo passeggeri Air France, da Sofia all’aeroporto di Charles de Gaulle a Parigi, nel settembre 2008. La spedizione è stata poi trasportata in aereo a Nairobi con destinazione finale segnata nei documenti di trasporto, Kigali, Ruanda.

“C’è stato un serio rischio, quelle armi acquistate dal governo ruandese potevano essere deviate”.

Tali armi sono state usate nei combattimenti in corso nella Repubblica Democratica del Congo, dove più di 220 mila persone sono state sfollate e gravi violazioni dei diritti umani sono state perpetrate, afferma AI. I governi di Bulgaria, Francia e Kenya, che hanno permesso l’esportazione e il transito della spedizione di armi attraverso il loro territorio, non sono riusciti a fermare il trasferimento, dice il rapporto.

Goldring riferisce che gli Stati Uniti continuano ad affermare l’importanza di raggiungere il consenso sulla proposta del Trattato sul Commercio di Armi.

“In teoria, questo suona come una bella idea, ma i paesi devono essere d’accordo per poter andare avanti. Ciò significa che nessun paese può fermare il progresso,anche quando tutti gli altri partecipanti sono d’accordo”.

Inoltre, i paesi che partecipano alle negoziazioni del Trattato sul Commercio di Armi hanno scelto di svolgere gran parte del loro lavoro a porte chiuse.

I rappresentanti delle organizzazioni non governative sono stati bloccati nelle recenti sedute del Comitato preparatorio, e saranno esclusi da molte delle riunioni di questa settimana.

“Escludere le organizzazioni non governative significa che molta dell’esperienza su questi temi resta fuori dalla porta”,dice Goldering.

“Per essere credibili, questi negoziati devono essere condotti in maniera aperta e trasparente”. L’ambasciatore argentino Roberto Garcia Moritan, ha annunciato che i gruppi della società civile non saranno più autorizzati ad essere presenti durante le discussioni cruciali.

In un comunicato diffuso la settimana scorsa gli attivisti dell’Alleanza per il Controllo degli Armamenti hanno protestato contro l’esclusione delle ONG dalle discussioni.

La decisione di chiudere l’incontro è stata inaspettata poiché gli Stati membri avevano fatto da poco dichiarazioni circa l’importanza di apertura e trasparenza nel processo.

Mizne Denis, direttore Sou da Paz in Brasile ha detto che alcuni Stati si vogliono nascondere dietro le porte chiuse perché non vogliono che la gente veda quanto siano disposti a tutelare gli interessi commerciali piuttosto che le popolazioni che sopportano il peso di accordi illeciti sulle armi.

“E’ stata la più grande delusione durante la prima settimana di negoziati”.