Casa Bianca, toni bassi sull’accordo nucleare Cina-Pakistan

WASHINGTON, 2 luglio 2010 (IPS) – Durante il meeting del Gruppo dei fornitori nucleari (NSG) di fine giugno in Nuova Zelanda, sono emersi timori sull’accordo per il nucleare che la Cina dovrebbe concludere con il Pakistan. Ma i funzionari del dipartimento di stato americano non hanno preso una posizione netta al riguardo.

La proposta della Cina di vendere due reattori nucleari al Pakistan violerebbe il Trattato di non proliferazione (TNP), sottoscritto da Pechino, ma anche l’accordo concluso a marzo dall’amministrazione Obama per riprocessare il combustibile nucleare esausto dell’India, potrebbe essere oggetto di critiche analoghe.

Chi li contesta sostiene che sia il patto tra Cina e Pakistan che quello tra Stati Uniti e India violerebbero il TNP favorendo i programmi nucleari di stati non aderenti al Trattato.

I funzionari del dipartimento di stato americano hanno evitato di rispondere alle domande dei giornalisti riguardo all’accordo sino-pachistano, mentre il portavoce del dipartimento di stato PJ Crowley ha affermato che le questioni inerenti all’accordo erano state affrontate durante il meeting, ma che gli Stati Uniti continuano a “chiedere informazioni alla Cina in merito ai suoi piani futuri”.

Crowley ha spiegato ai giornalisti: “Vogliamo più informazioni dalla Cina sulle sue proposte specifiche. Crediamo che, se l’iniziativa cinese andrà avanti, avrà bisogno dell’approvazione del Gruppo dei fornitori nucleari”.

Gli altri membri dell’NSG non sono stati altrettanto moderati rispetto al possibile trasferimento di tecnologie nucleari in Pakistan.

Per il governo britannico “non è ancora il momento per un accordo sul nucleare civile con il Pakistan”.

L’amministrazione Obama ha diversi motivi per non unirsi alle condanne contro il progetto della Cina di vendere reattori nucleari al Pakistan.

Nei mesi scorsi la Casa Bianca ha lavorato sodo per migliorare le sue relazioni con Pechino, dopo il difficile inverno caratterizzato dalle crescenti pressioni sull’amministrazione Obama per etichettare la Cina come “manipolatrice di valuta”, e dall’annuncio sulla vendita di armi Usa a Taiwan, che ha suscitato dichiarazioni poco amichevoli da parte di Pechino.

La guerra in corso in Afghanistan contro i Talebani e al Qaeda è un buon motivo per gli Stati Uniti di mantenere buone relazioni con Islamabad, per continuare a assicurarsi le rotte di approvvigionamento verso l’Afghanistan e facilitare le operazioni contro i covi dei talebani nascosti in Pakistan.

Gli esperti di Washington hanno quindi concluso che è improbabile che la Casa Bianca si opporrà pubblicamente all’accordo Cina-Pakistan sul nucleare.

“Gli Stati Uniti e gli altri paesi dell’NSG possono opporsi alle transazioni in corso, ma non possono impedire che la Cina esporti i reattori”, scriveva ad aprile Mark Hibbs, socio anziano del Programma di politica nucleare del Carnegie Endowment.

“I funzionari dei paesi membri dell’NSG amici degli Stati Uniti si aspettano che il Presidente Obama non critichi apertamente le esportazioni cinesi: Washington, infatti, nell’ambito dei dialoghi bilaterali con Islamabad sul tema della sicurezza, potrebbe essere sensibile al desiderio pachistano di una cooperazione per il nucleare civile, anche sulla scia dell’ampio accordo sul nucleare tra Usa e India entrato in vigore nel 2008 dopo forti pressioni sugli stati membri dell’NSG da parte di Stati Uniti, Francia e Russia”, aggiungeva Hibbs.

Quando nel 2008 gli Usa hanno annunciato la loro intenzione di far approvare una riforma del Trattato per permettere la vendita di tecnologia nucleare civile all’India, i sostenitori del controllo degli armamenti hanno ampiamente condannato l’accordo, in quanto avrebbe indebolito il TNP, mentre altri hanno accusato il TNP di utilizzare due pesi e due misure, a favore dei fedeli alleati degli Stati Uniti.

Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha lamentato l’ipocrisia delle restrizioni all’esportazione di tecnologia nucleare civile, soprattutto di fronte alle pressioni esercitate dagli Usa per trovare una scappatoia per l’India, un paese che non ha firmato il TNP e ha sviluppato armi nucleari.

L’amministrazione Obama ha più volte dichiarato che la sfida della non proliferazione nucleare e della riduzione delle scorte degli armamenti è una delle principali iniziative internazionali che la Casa Bianca sta cercando di affrontare.

Obama ha parlato del suo obiettivo, quello di un mondo “senza armi nucleari”, sottolineandone i pilastri: disarmo, non proliferazione e uso pacifico delle tecnologie nucleari, che sono alla base della riduzione globale della minaccia nucleare.

Il TNP è considerato uno dei metodi più efficaci per incanalare gli sforzi statunitensi verso la riduzione del rischio di proliferazione, ma alcuni esperti temono che i tentativi di Usa e Cina di bypassare il TNP e allacciare accordi con paesi non firmatari, finiranno con l’indebolirlo.

Mentre i tentativi della Cina di cercare un’esenzione per il suo accordo nucleare con il Pakistan potranno ricevere diverse critiche, sembra difficile che la Casa Bianca rischierà un contrasto pubblico con Pechino in merito alla vendita progettata dalla Cina.

All’inizio di giugno, gli esperti avevano avvisato che l’accordo sino-pachistano sul nucleare poteva rappresentare un tema spinoso per il meeting dell’NSG, ma anche che un accordo di cooperazione nucleare tra Cina e Pakistan precedente al 2004, firmato prima dell’adesione della Cina all’NSG, poteva essere usato da Pechino per permettere la vendita di reattori nucleari regolamentare.

“All’indomani del patto tra Usa e India e della sua approvazione da parte del gruppo, l’NSG dovrà fare un numero da equilibrista per trovare la soluzione meno deludente alla sfida cinese”, ha affermato Hibbs il 17 giugno.

“Secondo alcuni stati dell’NSG, un accordo che permetta alla Cina di consentire le esportazioni con il Pakistan utilizzando il patto di cooperazione nucleare del 2004, rappresenterebbe la conclusione meno compromettente possibile, ma non sarebbe affatto credibile”, ha detto. “Se la Cina vuole un’esenzione, i paesi dell’NSG possono chiedere a Pechino di fornire dei sussidi per la sicurezza nucleare e per la non proliferazione in cambio dell’autorizzazione a un limitato commercio con il Pakistan. © IPS