AMBIENTE-BULGARIA: Il Danubio Blu tra i meandri di nuove autostrade?

RUSE, 20 maggio 2010 (IPS) – La Strategia per il Danubio dell’Unione europea che parte quest'anno sarà la prova del nove per verificare la fattibilità del concetto di “crescita verde” in Europa orientale.

Il Danubio al confine tra Romania e Bulgaria Claudia Ciobanu/IPS

Il Danubio al confine tra Romania e Bulgaria
Claudia Ciobanu/IPS

Ospitando una conferenza sul tema della Strategia (Danube Strategy, DS), il primo ministro bulgaro Boyko Borisov ha chiarito che la sua idea di Strategia prevede la costruzione di nuove strade.

Volta a promuovere lo sviluppo sostenibile nel bacino fluviale, la Strategia per il Danubio, in corso di elaborazione quest'anno, è frutto del lavoro della Commissione europea (CE) e dei governi dei paesi interessati, nei quali il fiume è fondamentale per il sostentamento delle popolazioni.

Il Danubio è il secondo fiume più lungo d’Europa: ha origine in Germania e sfocia nel Mar Nero con un delta condiviso tra Romania e Ucraina.

I paesi coinvolti nella Strategia europea per la regione del Danubio sono: Germania, Austria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Romania, Bulgaria, Moldavia e Ucraina.

La Strategia persegue tre obiettivi ugualmente importanti e interconnessi: lo sviluppo socio-economico, il miglioramento dei sistemi di trasporto e delle scelte energetiche, e la tutela ambientale. A Bruxelles si ritiene che la DS sia uno dei primi veri terreni di sperimentazione del concetto di “crescita verde”, che l’Unione considera un pilastro fondamentale della sua strategia globale di sviluppo (la cosiddetta “Europa 2020”).

La Strategia non elargirà nuovi strumenti finanziari ai paesi della regione del Danubio, ma aiuterà i nuovi paesi membri dell’Ue ad avvalersi dei fondi a disposizione per lo sviluppo regionale.

I fondi dovrebbero servire, tra le altre cose, a migliorare la navigazione sul Danubio, coordinare le reti elettriche, prevenire le inondazioni, e istituire aree naturali protette nella regione. Ciò dovrebbe contribuire a creare nuovi posti di lavoro, ma anche a salvaguardare l'occupazione in settori come la pesca e l’agricoltura su piccola scala, che sono minacciate dall’inquinamento ambientale del fiume e delle aree limitrofe.

Lo scorso 10 maggio a Ruse, Bulgaria, il Commissario europeo per le politiche regionali Johannes Hahn ha dichiarato che “sono attualmente disponibili cento miliardi di euro (122 miliardi di dollari Usa) per lo sviluppo del bacino del Danubio, e sono fondi che dovranno essere messi a frutto”.

Hahn ha sottolineato che appena il sei per cento dei finanziamenti destinati all'assistenza tecnica per i nuovi Stati membri dell’Ue è stato effettivamente assegnato ai beneficiari.

La Strategia per il Danubio potrebbe dare un forte slancio alle comunità locali e alle Ong ambientaliste impegnate nella conservazione della biosfera, nell'agricoltura biologica su piccola scala e nel turismo ecologico e culturale.

Tuttavia, a sei mesi dalla messa a punto della strategia da parte della Commissione europea, alcuni governi dell'Europa orientale sembrano sostenere solo a parole gli obiettivi ambientali e la partecipazione delle Ong.

Il primo ministro Borisov, che ha ospitato la conferenza di Ruse, ha spiegato ai partecipanti che “la Bulgaria ha solo 8-9 milioni di abitanti e molti di essi muoiono a causa di incidenti stradali, perché il materiale con cui sono costruite le strade ha più di 10-15 anni”.

“Dobbiamo usare la solidarietà europea per costruire qualcosa che non siamo in grado di fare da soli”, ha proseguito Borisov. “Alla Grecia sono stati dati 110 miliardi di euro (135 miliardi di dollari); noi ne chiediamo solo un miliardo (1,2 miliardi di dollari) per salvare vite umane. La Bulgaria ha sofferto abbastanza, penso che meritiamo di utilizzare questi fondi nel modo giusto”.

Il secco discorso di Borisov è in linea con le priorità nazionali presentate dalla Bulgaria alla Commissione europea: i progetti nazionali infrastrutturali per i trasporti prevedono un investimento tre volte maggiore di quello previsto per l’ambiente.

Tra i progetti prioritari proposti dalla Bulgaria, il ripristino di un raccordo anulare intorno alla capitale Sofia e la costruzione di cinque autostrade nel paese.

Rispetto alle priorità del trasporto, i progetti ambientali restano vaghi, incluso quello di una “partnership per azioni congiunte (con la Romania) contro il cambiamento climatico” o “l'applicazione di misure per le specie animali e vegetali a rischio di estinzione”.

Secondo Irene Lucius, tra i responsabili del WWF (World Wildlife Fund) per il programma Danubio-Carpazi, e che ha partecipato all’elaborazione della Strategia per il Danubio della Commissione, concentrarsi sullo sviluppo delle infrastrutture del trasporto non è un problema esclusivo della Bulgaria, ma è tipico dei nuovi membri della Ue.

“I tre obiettivi della Strategia non vengono trattati in maniera integrata”, ha detto Lucius. “La navigazione sul Danubio e i trasporti sono i temi principali. Gli industriali e l'amministrazione fanno pressione su questi temi, ma così si rischia di perdere l'occasione di creare lo sviluppo sostenibile che è alla base della strategia”.

“È importante che la navigazione sul Danubio resti centrale” ha aggiunto Lucius, “ma dobbiamo stare attenti a come viene promossa e al ruolo che può svolgere in alternativa al trasporto su rotaia”.

Alcune importanti Ong che si occupano dei temi legati Danubio (tra cui il WWF e l'Associazione Internazionale per la Ricerca sul Danubio), alla fine dello scorso anno hanno avvertito in una lettera congiunta che “la navigazione interna (sul Danubio) può essere ritenuta una valida alternativa al trasporto merci su strada solo se si tengono in considerazione sia le emissioni globali di CO2 che l’impatto locale sugli ecosistemi fluviali”.

“I progetti di navigazione che richiedono una regolamentazione del letto e delle sponde del fiume ostacolano la fornitura di moltissimi servizi che i fiumi forniscono gratuitamente alla società, come l'acqua potabile e il monitoraggio delle alluvioni, che fungono da filtro naturale per gli inquinanti e sostengono sane attività di pesca”, si legge nel documento delle Ong.

Il Danubio fornisce acqua potabile a 10 milioni di persone. Si stima che circa l'80 per cento delle paludi e delle pianure alluvionali nella regione del Danubio sono andate distrutte nel secolo scorso a causa dell’inquinamento e della cattiva gestione dei bacini artificiali, con gravi conseguenze sulla pesca, sulla gestione delle alluvioni e sul filtraggio delle acque naturali.

La Commissione europea riconosce l'importanza della tutela delle zone paludose e di porre un limite all’inquinamento nello sviluppo della regione; ma in alcuni paesi dell'Est europeo, le Ong che potrebbero svolgere un lavoro importante per la tutela ambientale restano ai margini dei negoziati sulla Strategia.

Uno dei motivi è la debolezza delle Ong in paesi come la Romania e la Bulgaria, rispetto all'Europa occidentale e persino agli Stati baltici”, ha detto Lucius all'IPS.

“Anche se le ONG ambientaliste in Bulgaria hanno lavorato insieme nell’elaborazione di pareri e raccomandazioni sulla strategia presentandoli in tempo alla Commissione, il nostro lavoro ha inciso poco”, ha detto l’esperta del WWF. “Questo succede sia per una scarsa volontà politica che per l’incapacità di far partecipare le Ong”.

Irene Lucius, che nonostante tutto è ottimista circa il futuro della Strategia, sottolinea che le Ong dovrebbero avere più voce in capitolo, in quanto sono fondamentali per attuare qualsiasi progetto che potrebbe emergere dalla Strategia per il Danubio. © IPS