BIODIVERSITÀ: Guatemala, il commercio illegale principale nemico della biodiversità

CITTÀ DEL GUATEMALA, 17 maggio 2010 (IPS) – Il commercio illegale, la deforestazione e le opere infrastrutturali sono tra i principali nemici della biodiversità in Guatemala.

Gentile concessione del Conap del Guatemala Gentile concessione del Conap del Guatemala

Gentile concessione del Conap del Guatemala
Gentile concessione del Conap del Guatemala

Le scarse risorse per garantire il rispetto delle leggi e la forte domanda proveniente dai paesi del Nord lasciano campo libero in Guatemala al traffico illegale di animali selvatici, molti a rischio di estinzione, avvertono esperti e ambientalisti.

La regione del Guatemala più colpita dal traffico di specie è la provincia settentrionale di Petén, al confime con il Messico, dove il governo ha dichiarato area protetta una superficie di 2,1 milioni di ettari per ottimizzare la conservazione e ripristinare la flora e la fauna saccheggiate.

Petén, con i suoi 35.854 chilometri quadrati, ospita uno dei boschi tropicali più vasti d’America, oltre a numerosissimi siti archeologi di cultura Maya.

Nonostante esistano controlli nella zona, il delegato del Consiglio nazionale delle aree protette (Conap) a Petén, Julio Madrid, ha ammesso che si tratta di un compito estremamente difficile, vista la presenza di appena 300 guardie forestali per l’intera superficie boschiva. Il contrabbando di animali nella regione è ormai diventata un’attività diffusa. “Esiste un’unità tecnica di controllo e tutela che è addetta agli esemplari confiscati dai trafficanti, che vengono portati al centro di soccorso”, ha spiegato Madrid.

È stato questo ad esempio il destino di alcuni animali scoperti al momento del loro ingresso negli Stati Uniti, nel dicembre 2009. La spedizione, diretta alla Bruce Edelman Reptiles Imports and Exports Inc. di Miami, ha risvegliato i sospetti del Servizio di pesca e animali selvatici del paese, che ha allertato il Guatemala.

Del carico facevano parte 300 iguane verdi e un numero indeterminato di tartarughe, rane e tarantole, tutte specie minacciate di estinzione.

Dopo l’allerta lanciata dagli Usa, il Conap ha scoperto che l’impresa Zooservicios, responsabile della spedizione, era autorizzata solo al trasporto di iguane.

Pur essendo anch’essi animali a rischio, gli esemplari di iguana confiscati a Miami erano nati in cattività, e perciò potevano essere commercializzati, ci ha spiegato il direttore del Conap Kurt Dutches.

“Ci sono imprese nel paese che si dedicano a riprodurre cervi dalla coda bianca, iguane e altri animali, che possono essere esportati in modo regolamentare e previo adempimento della normativa”, che concede l’autorizzazione solo “per gli animali nati in cattività” almeno dalla seconda generazione.

La conferma dell’illegalità ha provocato la cancellazione a marzo del permesso per operare concesso all’impresa guatemalteca.

Non era la prima volta che la Zooservicios utilizzava questo stratagemma per vendere esemplari selvatici: tra novembre 2008 e aprile 2009, aveva inviato a Miami 5.112 animali, tutti illegalmente, secondo le indagini del Conap, e questo aveva portato a una denuncia presentata l’11 gennaio alle autorità federali.

Un altro caso di contrabbando venne alla luce il 12 marzo scorso, quando la polizia localizzò in una abitazione di Città del Guatemala più di 70 animali selvatici, tra cui l’ara scarlatta o ara macao, pappagalli, cervi, tucani, pavoni, tacchini reali, fagiani, procioni e scimmie cappuccine.

Secondo il Conap, in Guatemala ci sono ben 1.600 specie animali e 740 vegetali in pericolo di estinzione.

La legge per la tutela ambientale promulgata nel 1996, che diede vita al Conap, stabilisce una pena dai cinque ai 10 anni di carcere e una multa tra i 1.250 e 2.500 dollari per il reato di traffico di specie a rischio.

Secondo le autorità, c’è una forte domanda per una lunga lista di animali proveniente dall’estero, soprattutto Europa e Stati Uniti, “dove vengono venduti come animali da salotto esotici”.

Tra questi, le iguane verdi, le iguane del deserto (Dipsosaurus dorsalis), le raganelle dagli occhi rossi (Agalychnis callidryas) e verdi (Lithobates vibicarius), oltre a serpenti, tarantole e tartarughe.

Il veterinario Fernando Martínez, della Ong Asociación de Rescate y Conservación de Vida Silvestre e del Centro de Rescate de Animales Silvestres, ha segnalato che annualmente hanno accolto tra i 300 e i 500 animali, la maggior parte frutto del traffico illegale.

“Abbiamo visto che il traffico di animali diminuisce ogni anno”, ha detto l’esperto, chiarendo subito che il fenomeno non è tanto da attribuire ad un aumento dei controlli, quanto “alla perdita di habitat naturale della riserva, visto che ogni anno aumenta l’avanzata della frontiera agricola” e la rispettiva deforestazione.

Per Martínez, la mancanza di risorse pone un serio limite alla cura della biodiversità, e a suo parere, il governo non si preoccupa abbastanza di questa situazione.

Al di là del traffico illegale, secondo Julio González, della Ong Colectivo Ecologista MadreSelva, il diverso impiego del terreno, l’avanzamento delle monocolture, i bacini idroelettrici e l’attività mineraria sono fattori responsabili della forte perdita della biodiversità.

Per questo, lui ha chiesto una riforma della Legge sulle aree protette e della Legge forestale del 1996, per salvaguardare l’ambiente e con esso gli esseri umani. © IPS