EDITORIALE: Educazione per un mondo migliore

TOKIO, 9 febbraio 2010 (IPS) – I volti sorridenti e le risate dei bambini, più delle statistiche, sono il vero metro di misura di una società sana e pacifica.

SGI/Seikyo Shimbun SGI/Seikyo Shimbun

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Nel 1996 ho visitato il Costa Rica per partecipare alla solenne inaugurazione della mostra del movimento buddista SGI “Armi nucleari: una minaccia per l’umanità” tenutasi nella capitale, San Jose, alla presenza del Presidente Figueres Olsen e dell'ex presidente Arias Sanchez.

L’esposizione si svolse in uno spazio contiguo al Museo dei Bambini, e durante l’intera cerimonia potevamo udire le voci allegre dei bambini, che giocavano e ridevano, riecheggiare per tutta la sala.

Quando arrivò il mio turno di salire sul palco, gli organizzatori dell’evento apparivano chiaramente preoccupati, vedendo i bambini che sbirciavano da dietro i pannelli; ma il mio cuore era pieno di gioia, e osservai: “Le voci piene di vita e l’esuberanza di questi bambini sono senza ombra di dubbio l’incarnazione della pace. Questa è la chiave per vincere la minaccia delle armi nucleari! È qui che risiede la speranza!”.

Venni poi a sapere che l'edificio che ci ospitava era stato un tempo una prigione, in seguito ridipinto di un giallo brillante e trasformato in un centro di scienza e cultura. Questo mi ha ricordato le parole di Victor Hugo, “chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione”.

Nessuno nasce malvagio; dentro ognuno di noi ci sono i semi della bontà. Coltivare questi semi e farli germogliare è lo scopo dell’apprendimento e dell’istruzione. L’educazione non è semplicemente il trasferimento di conoscenze, né lo sviluppo di talenti specifici. La vera educazione è intesa a coltivare una personalità completa, che include sia il carattere che l’intelligenza; è la grande impresa di trasmettere la pienezza della condizione umana dal passato verso il futuro, assicurandone lo sviluppo.

Il grande pedagogista statunitense John Dewey affermò una volta: “Tutti gli studi sono subordinati alla crescita del bambino… L'obiettivo non è la conoscenza né l’informazione, ma l’auto-realizzazione”. I bambini hanno bisogno di credere nel loro potenziale per poter spiccare il volo e crescere con un senso di missione nella vita.

Questo non è solo compito della scuola o della famiglia, ma della comunità e della società nel suo insieme. Basandomi su questa convinzione, ho spesso proposto un riorientamento dei valori: scartare l'idea che l'educazione sia subordinata ai bisogni sociali, e adottare il principio che la società debba dedicarsi alla causa dell’educazione.

Appartengo alla generazione che ha sperimentato direttamente gli orrori di un’istruzione orientata da falsi scopi. Quando ero giovane, i militaristi che controllavano il Giappone cercavano di inculcare, non solo nelle scuole ma con tutti i mezzi a loro disposizione, l'idea che dedicare la propria vita al servizio dello Stato fosse il modo migliore per realizzarsi nella vita. A tredici anni pensavo di arruolarmi nell’aeronautica militare, come molti dei miei amici. Ma mio padre, che aveva già visto i miei quattro fratelli maggiori partire al fronte, si oppose con tanta veemenza che rinunciai al mio proposito. Tantissime giovani vite sono state sacrificate ad un sistema educativo che concedeva priorità assoluta al servizio dell’apparato dello Stato.

I miei sforzi per creare opportunità educative solidamente incentrate sulla felicità dei bambini nascono da questa esperienza. Purtroppo, il sistema pedagogico giapponese del dopoguerra si è concentrato prevalentemente sull’addestramento di individui in funzione della crescita economica del Giappone.

Questo processo, che sottopone i bambini ad un sistema educativo disegnato per servire gli interessi dello Stato, trasformandoli in semplici mezzi per i loro obiettivi, è assolutamente inaccettabile. L’educazione deve basarsi sul rispetto per la vita e su una filosofia fondamentale: l’impegno a non costruire la propria felicità sulla sofferenza degli altri.

La perdita di consapevolezza dell’interrelazione e dell’inseparabilità delle nostre vite da quelle degli altri esseri umani dà luogo inevitabilmente all’egoismo che sta alla base delle crescenti disuguaglianze nella società e che spinge alla distruzione dell’ambiente.

Esistono diversi progetti educativi che cercano di sensibilizzare le persone all’interrelazione. Ad esempio, nell’ambito del Decennio Onu dell'educazione allo sviluppo sostenibile (DESS) (2005-14), alcune iniziative incoraggiano i giovani ad uscire dalle classi per interagire con il mondo al di fuori dal contesto scolastico: programmi di arte comunitaria, o di rivalutazione degli spazi pubblici, che consentono ai bambini di sperimentare le loro interconnessioni con il mondo che li circonda e di sviluppare una ricca capacità di empatia.

La SGI, in quanto organizzazione della società civile e promotrice del DESS, è impegnata in attività di base per sensibilizzare e sostenere il Decennio. Creare un ambiente educativo che infonda uno spirito di empatia verso gli altri e con la natura sarebbe la migliore eredità degli adulti per il futuro.

Una solida base spirituale è la chiave per costruire una cultura di pace duratura. Se l’educazione si evolverà, la società potrà prosperare, e l’umanità progredire.

L'istruzione non è fuori dalla nostra portata: le nostre scuole, le famiglie e le comunità offrono tantissime opportunità per rafforzare la nostra comune capacità di apprendere e di insegnare. La creatività intrinseca alla vita nasce dal lavoro per gli altri e dal proprio contributo alla società, nello sforzo di apprendere e di intraprendere azioni significative.

Tutti noi abbiamo il potenziale per diventare più saggi e più forti, per far brillare la luce nascosta nelle profondità della vita. Sta ad ognuno di noi dimostrare questa verità. © IPS