DIRITTI UMANI-COLOMBIA: L’ex leader dei paramilitari Murillo: "Noi finanziammo Uribe"

BOGOTÁ, 27 aprile 2009 (IPS) – L'ex capo para-militare e narco-trafficante Diego Murillo, alias 'Don Berna', ha dichiarato davanti a un tribunale Usa di aver sostenuto e finanziato la prima campagna elettorale del presidente colombiano, Alvaro Uribe, nel 2002.

Il coordinatore delle due campagne presidenziali di Uribe ha negato ogni accusa.

Don Berna è stato condannato mercoledì a 31 anni di carcere e una multa di 4 milioni di dollari per aver importato cocaina verso gli Stati Uniti.

Murillo, di 48 anni, era stato estradato da Uribe il 13 maggio 2008, insieme a una decina di ex capi del gruppo di estrema destra Autodefensas Unidas de Colombia (AUC), ufficialmente sciolto nel 2007, dopo aver negoziato la smobilitazione con il governo tra il 2003 e il 2006. La giustizia Usa li reclamava per narco-traffico.

Durante l'udienza del processo a Murillo in un tribunale di New York, uno dei suoi avvocati ha letto un documento in cui presentava il proprio assistito come una vittima della violenza comunista, un patriota che pur avendo subito dei danni ha continuato a lavorare per la comunità.

L'avvocato ha chiesto al giudice federale Richard Berman che prima di fissare la condanna, tenesse conto del fatto che Murillo e le AUC avevano appoggiato e finanziato la campagna di Uribe. Murillo, che non ha espresso obiezioni alla linea della difesa, ha dichiarato che il suo denaro proveniente dal narco-traffico era stato “l'unico mezzo per fermare l'avanzamento della guerriglia comunista” in Colombia, un paese che vive un conflitto armato interno dal 1964.

Terminato il processo, gli avvocati colombiani della difesa di Murillo si sono avvicinati a Iván Cepeda, portavoce del Movimento delle vittime dei crimini di stato, riferendogli che Don Berna aveva chiesto che nella dichiarazione si rendesse esplicito il suo appoggio a Uribe, spiegando che Murillo intenderebbe confermare la propria dichiarazione davanti alla giustizia colombiana corredate da accuse formali contro il presidente e da prove.

A Bogotà, il coordinatore delle campagne di Uribe nel 2002 e 2006, Fabio Echeverri Correa, ha affermato che la dichiarazione di Murillo “è falsa”. Secondo Echeverri, per 18 anni portavoce della Associazione nazionale degli industriali, le campagne sarebbero state finanziate attraverso donazioni di imprese e privati, i cui assegni venivano depositati in un unico conto bancario.

La giustizia statunitense non ha voluto ascoltare la testimonianza di nessuna delle vittime di Don Berna.

L’accordo di estradizione fra Usa e Colombia stabilisce che le pene comminate dai tribunali statunitensi a cittadini colombiani non possano superare il massimo previsto in Colombia.

Il Partito liberale, d’opposizione, attraverso la sua portavoce Cecilia Lopez, senatrice e pre-candidata presidenziale, ha manifestato preoccupazione per le dichiarazioni di Murillo. “Abbiamo bisogno della verità”, ha detto.

Le dichiarazioni che coinvolgono Uribe sono “molto gravi”, dice Gloria Florez, direttrice dell’Associazione Minga che si occupa di diritti umani, perché “è stata fatta davanti a un tribunale Usa e non può passare inosservata”. “Lo stato colombiano ha l’obbligo di aprire un’investigazione sulle esplicite affermazioni di Don Berna circa i finanziamenti finiti nella campagna del presidente della repubblica”, ha aggiunto.

La costituzione prevede rispetto alla immunità presidenziale che la Commissione d’accusa della Camera investighi sul presidente ed eventualmente lo mandi sotto accusa davanti al senato che lo giudica e, se conferma un’accusa di tipo penale, lo metta a disposizione della Corte suprema.

Ma attualmente entrambi i rami del parlamento hanno una maggioranza uribista.

“In ogni caso bisogna andare avanti anche sul lato della giustizia – ha aggiunto Florez. Se Don Berna confermerà le dichiarazioni, dovrà presentare le prove. Se no che sia detto chiaramente all’opinione pubblica che la campagna presidenziale è stata pulita da ingerenze del narco-traffico.

Quindi è necessario avviare un processo giudiziario che permetta alla società di conoscere la verità”. Florez si è detta “preoccupata del fatto che negli Usa non esistano garanzie per andare avanti nella ricerca della verità”: “rifiutare di ascoltare le vittime delle violazioni dei diritti umani in Colombia è parte di questa mancanza di garanzie. Quel che importa agli Stati Uniti è semplicemente il narco-traffico, senza interessarsi delle vittime”.

Nei negoziati con il governo, Murillo si faceva chiamare “Adolfo Paz”, si presentava come ispettore generale delle AUC e scriveva ai giornalisti criticando i loro articoli.

Prima di arrivare alla guida dei para-militari accusati di migliaia di crimini, Don Berna era stato un guerrigliero di sinistra. Apparteneva all’Epl, l’Esercito popolare di liberazione, una scissione delle Farc negli anni ’60. Negli anni ’80 si vincolò al Cartello di Medellin di Pablo Escobar, poi ucciso, ma più tardi entrò in conflitto con lui. Don Berna fu attivo a Medellin e dintorni dove, secondo Verdad Abierta, il principale archivio Internet sul para-militarismo in Colombia, “convogliò voti in modo coordinato per candidati di suo gusto”. I suoi uomini nella zona, riuniti nel Blocco Cacique Nutibara, furono i primi a smobilitarsi, nel novembre 2003. Un anno prima, ottobre 2002, secondo diverse denunce, la riconquista manu militari di una favela controllata dalle unità urbane della guerriglia, sarebbe stata condotta congiuntamente dall’esercito e gli uomini di Don Berna.

Dopo la smobilitazione, alcuni degli intergranti di Nutibara riuscirono a farsi eleggere nelle Giunte di azione comunale, organismi cittadini d’interlocuzione con lo stato riconosciuti per legge. © il manifesto