INFANZIA-VENEZUELA: Morire sotto i colpi dei proiettili

CARACAS, 17 dicembre 2008 (IPS) – Johana Bracamonte non ha mai potuto imparare a leggere: aveva solo cinque anni la mattina in cui, mentre lo zio la accompagnava all’asilo in motocicletta, alcuni aggressori hanno sparato contro di loro per rubargli il veicolo, a 23 de Enero, un popoloso quartiere ad ovest della capitale venezuelana.

Un mercoledì, alle quattro e poi alle sette del pomeriggio, per le strade di Mamera, un quartiere a sud-ovest della capitale, alcuni bambini di nove e sette anni che giocavano fuori casa sono rimasti uccisi durante una sparatoria tra bande rivali.

”Sono cose che succedono tutti i giorni, viviamo nel timore continuo, ci assalgono sui mezzi di trasporto, i bambini non possono giocare neanche fuori dalla porta di casa, i malandros (delinquenti) impongono la loro legge e nessuno fa niente”, ha dichiarato all’IPS Jorge Machado, un residente di Mamera.

La polizia giudiziaria ha comunicato di aver identificato le bande che avrebbero preso parte alla sparatoria e di aver arrestato il presunto autore materiale di uno degli omicidi.

Quando Yadira Acevedo si è recata alla polizia a El Llanito, est di Caracas, per denunciare la morte del figlio di sei anni, Keidel Bravo, ha creduto di riconoscere in uno degli agenti il conducente dell’auto da cui erano partiti gli spari che, per un presunto regolamento di conti, aveva sparato contro un gruppo di persone in strada, tra cui la piccola vittima.

A dicembre, nell’arco di cinque giorni sono morti sotto i colpi dei proiettili otto bambini, bambine e adolescenti solo nei quartieri popolari della città.

”Il fenomeno ha una dimensione regionale, ed è diffuso nei centri urbani di tutto il paese. La violenza criminale è decisamente il primo problema per l’infanzia in Venezuela”, ha segnalato all’IPS Oscar Misle, co-direttore del Centro comunitario de Aprendizaje (Cecodap), la principale organizzazione non governativa che lavora sui temi dell’infanzia.

Anche se i decessi infantili, per la loro drammaticità, sono i più visibili, gli adolescenti tra i 13 e i 17 anni sono ai primi posti nelle statistiche delle vittime.

Cecodap ha individuato 160 omicidi di adolescenti in una ricerca effettuata su 262 casi di violenza sociale, tra ottobre 2007 e settembre 2008.

Ma il numero potrebbe salire se si riunissero tutti i dati sulla violenza criminale dividendoli per fasce di età. Secondo un’altra organizzazione per i diritti umani, Provea, tra gennaio e settembre 2008 la delinquenza avrebbe ucciso 10.606 venezuelani, l’11 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2007, in base a fonti della polizia giudiziaria.

Dei 27 milioni di abitanti del Venezuela, il 40 per cento sono minori di 18 anni. “La violenza criminale, per omicidi e persone arrestate, è in primo luogo un problema dell’infanzia e dell’adolescenza”, ha commentato all’IPS il ricercatore di Provea Laurent Labrique.

Gli omicidi sono in cima alla scala della violenza, ma “riflettono un quadro violento, trasversale nella società venezuelana e che vede nei bambini, bambini e adolescenti le principali vittime”, ha dichiarato all’IPS Fernando Pereira, dirigente di Cecodap.

Nello studio annuale di Cecodap, su 104 casi di violenza familiare, 68 corrispondono a minori di sei anni; 17 a bambini o bambine dai sette ai 12 anni; 12 all’età compresa tra i 13 e i 17 anni, mentre non sono riportate le fasce di età per gli altri sette casi.

”La violenza nel nucleo familiare non guarda al sesso”, ha segnalato all’IPS Carla Villamediana, un’altra attivista di Cecodap, “visto che il 54 per cento delle vittime dello studio erano di sesso maschile e il 43 per cento femminile, e non è stato indicato il sesso nel tre per cento dei casi”.

Al contrario, nell’analisi di 83 casi di violenza sessuale contro minori di 18 anni, Cecodap ha riscontrato che per il 74,7 per cento le vittime erano di sesso femminile; il 22,8 per cento maschile, e mancano i dati per il restante 2,5 per cento.

Lo stupro è la forma di abuso sessuale più riportata: su 62 casi, l’80 per cento delle vittime erano bambine.

”In ogni studio che realizziamo emerge chiaramente che bambini, bambine e adolescenti sono un gruppo particolarmente vulnerabile alla violenza, mentre lo Stato avrebbe l’obbligo costituzionale di privilegiare la loro protezione”, ha detto Misle.

La Costituzione del 1999 stabilisce che “lo Stato, le famiglie e la società garantiranno, con priorità assoluta, la tutela integrale (di bambini, bambine e adolescenti), riconoscendo il loro interesse superiore nelle decisioni e nelle iniziative che li riguardano”.

In Venezuela, l’organismo che si occupa delle politiche per l’infanzia è il Ministero della partecipazione popolare e protezione sociale, che lavora tramite l’Istituto Consejo Autónomo de Protección del Niño, Niña y Adolescente.

L’Istituto promuove una campagna attraverso forum, spot pubblicitari e incontri tra i responsabili degli enti pubblici che si occupano del tema, oltre a sostenere diverse attività nelle scuole con il motto “Sottraiamo violenza, sommiamo rispetto”.

“La violenza non è un fatto isolato ma è conseguenza del degrado sociale, e il prodotto di un modello capitalista”, ha affermato Litblell Díaz, presidente dell’Istituto. Lo Stato venezuelano “è promotore di una società equa e si assume la responsabilità di garantire i diritti di bambini, bambine e adolescenti”, ha aggiunto.

Misle ha invece sostenuto che “allo Stato abbiamo chiesto politiche integrali e integrate, articolazione di sforzi e sviluppo di un sistema nazionale di protezione dell’infanzia e dell’adolescenza, ma purtroppo senza successo, visto che l’infanzia sparisce con frequenza dai radar dell’agenda pubblica”.

Come esempio, Misle ha illustrato un altro studio di Cecodap in cui si analizzano i dibattiti e i programmi politici divulgati da 18 periodici nelle sei regioni più popolate durante la campagna elettorale provinciale e municipale del 23 novembre.

Su un totale di 13.223 informazioni raccolte, solo 627, il 4,75 per cento, menzionavano proposte relative all’infanzia e all’adolescenza. Tra queste, il 38,5 per cento contava meno di 500 caratteri, la maggior parte riguardava l’educazione e appena il 7,3 per cento il tema della violenza.

“Ci preoccupa moltissimo la violenza nell’adolescenza, poiché sempre di più nei quartieri poveri di tutto il paese, è diventata una sorta di iniziazione alla vita, un mezzo di sopravvivenza e l’unico sistema valido per proteggere il proprio spazio e gestire i conflitti”, ha commentato Misle.

Per di più, “c’è il problema della violenza verbale, che è parte del conflitto per la polarizzazione politica della società. Come possiamo creare una cultura democratica quando i grandi eventi che vive il paese, di confronto politico, sono guidati dall’aggressione e dal disprezzo della persona?”, ha chiesto Misle.