DIRITTI: L’Iran condannato per le esecuzioni di minori

NAZIONI UNITE, 1 agosto 2008 (IPS) – Una settimana dopo l’esecuzione di due minori condannati a morte in Iran, che al momento del crimine avevano meno di 18 anni, una coalizione di organizzazioni per i diritti umani sollecita il parlamento iraniano a bandire al più presto questo tipo di esecuzioni.

 ISNA


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Della coalizione fanno parte Amnesty International, Human Rights Watch e la International Campaign for Human Rights in Iran, che insieme ad altre cinque organizzazioni internazionali e regionali per i diritti umani (Iran Human Rights; la Lega Iraniana per la Difesa dei Diritti Umani; Penal Reform International; Stop Child Executions; e Viviere) hanno condannato duramente in una dichiarazione diffusa martedì scorso le continue esecuzioni in Iran di condannati minorenni.

”L’Iran sta giustiziando diversi minori ogni anno, nonostante sia una pratica bandita dal diritto internazionale”, affermano le organizzazioni. “È già crudele e disumano applicare la pena di morte agli adulti, ma lo è ancora di più nel caso di individui condannati per crimini commessi prima di compiere i 18 anni di età”. ”Il diritto internazionale prevede il divieto assoluto di giustiziare minorenni. Questo testimonia che il mondo aborrisce questa pratica”, ha segnalato all’IPS Drewery Dyke, ricercatore di Amnesty International di Londra. “È tempo che i funzionari giudiziari iraniani e gli altri leader diano ascolto alle preoccupazioni di diversi giuristi, avvocati e attivisti per i diritti umani in Iran che hanno lanciato ripetuti appelli alle autorità perché mettano fine alle esecuzioni di minori, e assicurino che l’Iran onori i propri impegni giuridici internazionali”.

Il 22 luglio, le autorità iraniane hanno giustiziato Hassan Mozafari e Rahman Shahidi insieme a un altro condannato adulto, Hussein Rahnama, nella città meridionale di Bushehr. Erano stati accusati di stupro dal Tribunale penale di Bushehr, insieme a un altro detenuto minorenne, Mohammad Pezhman, e ad altri due adulti, Behrouz Zangeneh e Ali Khorramnejad. Le autorità iraniane avevano già giustiziato Pezhman nel maggio 2007 e gli altri due adulti nell’ottobre del 2007.

“Le esecuzioni di Mozafari e Shahidi sono un fatto piuttosto inquietante”, ha commentato all’IPS Clarisa Bencomo, ricercatrice per il Medio Oriente e il Nord Africa presso la Divisione per i diritti dell’infanzia di Human Rights Watch.

“Il fatto che le famiglie delle vittime di un omicidio abbiano perdonato altri due accusati minorenni appena qualche giorno prima delle ultime esecuzioni non fa altro che sottolineare l’arbitrarietà del sistema giudiziario iraniano”, ha aggiunto. “Le autorità iraniane dovrebbero smetterla di trovare scuse e cambiare le loro leggi, in modo da garantire che nessuno venga più giustiziato per un crimine commesso prima dei 18 anni”.

Nel 2007, l’Iran ha effettuato almeno otto esecuzioni di questo tipo, mentre la recente impiccagione di Mozafari e Shahidi porta a quattro il numero delle esecuzioni di minori compiute nei primi mesi del 2008. In nessun altro paese si registrano esecuzioni di minorenni nel 2008.

“Le continue esecuzioni di minorenni in Iran sono un fenomeno molto preoccupante, poiché rivelano la precisa volontà di ignorare il diritto internazionale e gli obblighi dell’Iran”, ha spiegato all’IPS in un’intervista telefonica Hadi Gahemi, coordinatore della International Campaign for Human Rights in Iran. “E anche le impiccagioni di massa, come quella di 29 uomini giustiziati nella prigione di Evin il 27 luglio, trasmettono il chiaro messaggio di un sistema giudiziario sanguinario che vuole intimidire la popolazione con la sua tendenza a ricorrere alla violenza estrema”.

I difensori dei diritti umani ritengono che la situazione dei condannati minorenni a rischio di esecuzione in Iran abbia raggiunto livelli di crisi, laddove la violazione degli standard internazionali da parte di Teheran è di gran lunga superiore a qualsiasi altro paese. Sono almeno 132 i condannati minorenni ufficialmente rinchiusi nel braccio della morte in Iran, ma il numero reale potrebbe essere molto più alto.

La scorsa settimana, a seguito delle forti proteste internazionali, due minori condannati per omicidio in attesa di esecuzione, Sa'eed Jazee e Reza Sheshblooki, hanno visto revocarsi la condanna a morte dopo aver ottenuto il perdono dalle famiglie delle loro vittime.

“È scandaloso che non siano neanche stati resi noti pubblicamente i nomi di tutti gli individui giustiziati, per non parlare dei crimini di cui erano accusati e delle prove contro di loro”, ha affermato Gahemi. “L’Iran sta cercando di dimostrare di avere sotto controllo la situazione interna, mentre è impegnato nei negoziati sul nucleare. Ma per farlo ricorre a metodi tanto violenti, che in realtà dimostra solo il suo profondo senso di insicurezza”.

L’8 luglio, 24 principali organizzazioni internazionali e regionali hanno invitato le autorità iraniane a porre immediatamente fine alle esecuzioni di minori. Nel dicembre 2007, l’Assemblea generale dell’Onu aveva espresso preoccupazione per l’“esecuzione di persone che al momento del crimine avevano meno di 18 anni, in contrasto con gli obblighi della Repubblica Islamica dell’Iran previsti dall’articolo 37 della Convenzione sui diritti dell’infanzia, e dall’articolo 6 del Patto internazionale sui diritti civili e politici”.

”Abbiamo assistito a fin troppi casi caratterizzati da gravi violazioni del diritto iraniano e internazionale, che si sono conclusi con l’esecuzione del condannato minorenne”, denuncia Bencomo.

“Non c’è giustizia in un sistema in cui i giudici dei tribunali possono violare ripetutamente le procedure senza dover subire nessuna misura disciplinare, e le corti d’appello decretano pessime sentenze”, aggiunge. “Se l’Iran vuole che il mondo ne riconosca l’autorità, deve comportarsi di conseguenza, e questo significa mettere fine a tutte le esecuzioni di condannati minorenni e impegnarsi in serie riforme giudiziarie”.

Il 27 luglio, le autorità iraniane hanno impiccato 29 detenuti adulti nella prigione di Evin a Teheran. Hanno dichiarato che gli uomini condannati erano stati accusati di spaccio di droga e omicidio, ma hanno fornito solo i nomi di 10 giustiziati, e nessuna prova o dettaglio riguardo le accuse, si afferma in una dichiarazione congiunta dei gruppi che si battono per i diritti umani.

”Con la sua pratica di giustiziare condannati minorenni, l’Iran si è guadagnato la pessima fama di essere l’ultimo boia di minori rimasto al mondo”, osserva Dyke. “Crediamo che non sia questo che gli iraniani vogliono, e che così sarà impossibile costruire una cultura dei diritti umani più solida per l’Iran del domani”. Secondo Gahemi, le esecuzioni evocano un clima di estrema repressione. “Teniamo presente che quest’estate ricorre il ventesimo anniversario delle esecuzioni di massa di oltre 4mila prigionieri politici giustiziati nelle prigioni iraniane nel 1988, proprio in coincidenza con l’adesione dell’Iran alla risoluzione Onu che metteva fine alla guerra Iran-Iraq”, ha ricordato. “L’aumento del numero di esecuzioni è un indicatore delle politiche di quell’epoca volte a tenere sotto controllo ogni possibile elemento di disturbo”.

L’Iran è al primo posto nel mondo per numero di esecuzioni di minori per crimini commessi prima dei 18 anni. In quanto membro aderente al Patto internazionale sui diritti civili e politici e alla Convenzione sui diritti dell’infanzia, l’Iran ha l’obbligo di abolire queste esecuzioni.

Una risoluzione adottata lo scorso dicembre dall’Assemblea generale dell’Onu invitava gli Stati ad istituire una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena di morte, ma l’Iran continua ad ignorare la tendenza globale verso l’abolizione. L’Iran ha già giustiziato 191 persone nel 2008, e ha buone probabilità di mantenere la sua posizione come responsabile del maggior numero di esecuzioni rispetto a tutti gli altri paesi tranne la Cina, pur avendo una popolazione di 18 volte inferiore a quella cinese.