COSTA D’AVORIO: Il taglio migliore – Abbandonare una tradizione dannosa

ABIDJAN, 4 dicembre 2005 (IPS) – Trenta persone che praticavano la circoncisione femminile nella capitale finanziaria della Costa d’Avorio, Abidjan, hanno pubblicamente messo via le loro lame, forbici e coltelli. È il risultato di una campagna ancora in corso per sradicare la pratica in questa nazione dell’Africa occidentale, dove, secondo le stime del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), colpirebbe il 40 per cento delle donne. La campagna, avviata dieci anni fa, è guidata dall’Organizzazione nazionale per il bambino, la donna e la famiglia (Onef, la sigla francese), un gruppo non governativo (Ong).

All’inizio di novembre, la decisione di queste 30 operatrici di rinunciare alla loro attività commerciale ad Abidjan ha segnato la prima istanza in cui Onef è riuscita a convincere alcune delle 75 persone che praticano la circoncisione in questa città a lasciare la professione. Hanno circonciso donne e bambine nonostante la pratica sia stata vietata da una legge del 1998.

“È stata una lunga avventura, cominciata nel 1995. Grazie ai fondi ricevuti nel 2004, è aumentata sempre di più la consapevolezza”, ha detto all’IPS la presidente di Onef, Rachel Gogoua, visibilmente soddisfatta di fronte al successo della sua organizzazione dopo tanti anni di lotta per porre fine alla pratica.

La circoncisione femminile (anche chiamata mutilazione genitale femminile, FGM), viene praticata in diverse regioni del paese, di fatto diviso tra il nord controllato dai ribelli e il sud comandato dal governo.

Uno studio di Onef e dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) mostra che la circoncisione è in aumento nella Costa d’Avorio occidentale. Nel 1995, il 70 per cento di donne e bambine di questa regione risultavano sottoposte alla pratica, un dato che oggi è salito all’80 per cento.

Un tempo limitata ai villaggi e agli insediamenti remoti, la FGM è diventata anche un fenomeno urbano; sono stati coinvolti anche gli uomini nella pratica, e si sono perfezionate diverse tecniche di escissione.

“Oggi, chi pratica l’escissione ha il telefono cellulare… Puoi chiamare e prendere appuntamento per una visita a domicilio” spiega Gogoua, secondo cui la circoncisione dovrebbe essere considerata una “violazione del diritto della donna alla salute”.

La circoncisione femminile prevede la rimozione parziale o totale dei genitali femminili. La forma più seria, l’infibulazione, consiste nell’asportazione di parte o dell’intero clitoride, oltre che degli strati di pelle circostanti la fessura dell’uretra e della vagina. Le ferite prodotte vengono poi ricucite, lasciando solo una piccola fessura per consentire il passaggio dell’urina e del sangue mestruale.

Molti ritengono che l’escissione diminuisca il rischio di infedeltà tra le donne, in quanto ridurrebbe il desiderio di sesso. Tuttavia, alcune comunità considerano la FGM un’iniziazione all’età adulta o una misura igienica, mentre per alcuni musulmani è un requisito religioso. Secondo Gogoua, si tratta di una falsa credenza, che si sta cercando di superare.

Secondo l’Unicef, la FGM in Costa d’Avorio viene effettuata più spesso sulle adolescenti prima del matrimonio, ma possono essere coinvolte nella prassi anche bambine di cinque anni. L’agenzia stima inoltre che vengano effettuate 13.000 nuove circoncisioni ogni anno. Secondo Geneviève Saki-Nékouressi della sede dell’Oms di Abidjan, 130 milioni di donne e bambine in Africa hanno subito una qualche forma di mutilazione genitale.

La circoncisione può anche essere attuata con strumenti rudimentali e non sterilizzati, come i coperchi dei barattoli di latta, con cui si rischia di contrarre l’Hiv. La FGM può comportare disagi nei rapporti sessuali e nel parto, e può sviluppare infezioni e altre complicazioni.

“Complicazioni, dolori, shock, emorragia acuta, ritenzione urinaria, dismenorrea (mestruazioni dolorose), disfunzioni sessuali, sono le condizioni che le pazienti rischiano di sviluppare”, ha detto Saki-Nékouressi all’IPS.

La procedura può anche portare alla morte. Gogoua menziona, per esempio, alcuni casi avvenuti nei villaggi di Zralio e Koyinfla nel centro-ovest della Costa d’Avorio, vicino alla zona cuscinetto che separa il governo dalle forze ribelli.

In questi due villaggi, dove sono state identificate 10 persone che praticano la circoncisione, una bambina di otto anni è morta a seguito di una emorragia causata dalla FGM, racconta. In un altro caso, una donna di 25 anni incinta ha perso la vita dopo essere stata sottoposta alla circoncisione, che l’usanza vuole venga praticata prima di partorire.

Le 30 operatrici della circoncisione che hanno abbandonato la professione dichiarano che hanno capito di aver sbagliato, nei confronti delle persone che le circondano ma anche verso se stesse.

“La circoncisione non ci ha portato nulla”, ha osservato una delle più anziane, di 80 anni. “Lo abbiamo fatto in nome della tradizione (ma) oggi, gli uomini lasciano le loro mogli (che sono circoncise) per donne più giovani (che non lo sono)”.

Onef ha detto di aver reso disponibili dei fondi, per poter estendere dei prestiti a chi praticava la circoncisione, e permettergli di intraprendere altre attività generatrici di reddito. Ogni operatrice ha ricevuto 130 dollari, con condizioni di rimborso flessibili. (FINE/2005)