EDUCAZIONE: Il Venezuela si dichiara libero dall’analfabetismo

CARACAS, 3 novembre 2005 (IPS) – Dopo aver annunciato la scorsa settimana che 1.482.000 adulti hanno imparato a leggere e a scrivere negli ultimi due anni, e meno del due per cento della popolazione è ancora illetterata, il Venezuela si considera un “territorio libero dall’analfabetismo”.

“Non siamo più poveri, siamo ricchi di conoscenze”, ha proclamato al parlamento María Eugenia Túa, di 70 anni e che due anni fa si è iscritta al piano di alfabetizzazione Misión Robinson.

Túa ha parlato in occasione della pubblicazione dell’atto che ha dichiarato questo paese petrolifero sudamericano libero dall’analfabetismo, in una seduta a cui ha partecipato solo la maggioranza di governo, che ha adottato l’accordo senza discussioni.

“È praticamente impossibile raggiungere il 100 per cento di alfabetizzati, come sempre c’è una piccola percentuale di irriducibili, ma non abbasseremo la guardia”, ha detto il ministro dell’educazione, Aristóbulo Istúriz, fiancheggiato dall’omologo cubano Luis Gómez.

Cuba ha fornito il metodo “Io posso”, creato dall’educatrice Leonela Realy e che combina dati numerici e di linguaggio per introdurre all’apprendimento, e ha inviato istruttori che a loro volta hanno formato 129.000 educatori venezuelani.

Con questo contingente, il governo ha lanciato a luglio 2003 il piano di alfabetizzazione per un milione e mezzo di adulti, e ha stabilito un programma di incentivi, per coloro che accettano di sedersi davanti alla lavagna, che vanno da cartoni di cibo a terre e crediti, oltre a 100.000 borse di studio di 75 dollari al mese, la metà del salario minimo legale.

Tra gli alfabetizzati si contano 70.000 indigeni in decine di comunità, in modalità bilingue. Sono poi stati avviati programmi speciali per persone ceche e mute, e per 2000 detenuti (che rappresentano il 10 per cento della popolazione reclusa), e alle persone con handicap visuali sono state offerte consultazioni oftalmiche e più di 200.000 occhiali correttivi.

In un incontro con il presidente Hugo Chávez, in chiusura di giornata, un’anziana adulta cieca ha dimostrato la sua abilità di lettura con il metodo Braille.

Un secondo programma, Misión Robinson 2, è stato avviato alcuni mesi dopo, per il superamento del sesto grado dell’insegnamento di base per gli alfabetizzati, e altri piani sono serviti a centinaia di migliaia di persone per concludere gli studi secondari o accedere all’università, sempre accompagnati dal metodo degli stimoli materiali.

Il nome del programma deriva dallo pseudonimo Samuel Robinson, adottato da Simón Rodríguez (1769-1854), un maestro del liberatore Simón Bolívar che fu un noto critico delle idee pedagogiche del tempo.

Essendo nato il 28 ottobre, è stata scelta questa data per proclamare la fine dell’analfabetismo in Venezuela tramite un atto parlamentare.

Istúriz ha dichiarato che l’obiettivo raggiunto dal Venezuela è stato avvallato dall’accordo educativo Andrés Bello, dei paesi andini, oltre che dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per la scienza e la cultura (Unesco).

La salvadoregna María Luisa Jáuregui, inviata speciale dell’Unesco, ha raccontato “abbiamo visitato gli ambienti dell’alfabetizzazione in Venezuela e bisogna riconoscere la volontà politica e lo sforzo compiuto per alfabetizzare un milione e mezzo di persone”.

L’Unesco “appoggia la portata di questo obiettivo di riduzione dell’analfabetismo. Il Venezuela è il primo e l’unico paese che abbia soddisfatto gli impegni per ridurre drasticamente l’analfabetismo, adottati dai governi della regione nel 2002 a l’Avana”, ha detto Jáuregui.

Sebbene l’America Latina abbia raggiunto in generale l’educazione primaria universale e diversi paesi abbiano tassi di alfabetizzazione superiori al 90 per cento, l’Unesco stima che 39 milioni di adulti siano ancora analfabeti.

“Ma queste cifre non sono mai esatte, perché si basano sulle risposte date nei censimenti, e gli Obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite (Onu), mirati a dimezzare la percentuale di analfabeti adulti entro il 2015, non saranno possibili senza un’intensa e decisa campagna che è in fase di progettazione”, ha segnalato Jáuregui.

Il caso più drammatico è Haiti, ha ricordato Jáuregui, dove metà della popolazione adulta è analfabeta.

Leonardo Carvajal, presidente dell’organizzazione non governativa (Ong) Asamblea de Educación e attivista dell’opposizione, ha detto all’IPS che “se l’Unesco certifica che il Venezuela ha ridotto l’analfabetismo dal 6,8 a meno del due per cento, noi gli crediamo, anche se abbiamo dei dubbi sulla gestione delle cifre ufficiali”.

“Ricordiamo che Chávez sostenne che nel suo primo anno di governo si erano integrati nel sistema scolastico 600.000 nuovi studenti, con la sua rigorosa disposizione dell’iscrizione gratuita nelle scuole pubbliche, ma poi la Memoria y Cuenta (rapporto annuale) del ministero dell’educazione ha riportato la cifra esatta: 233.675”, ha detto Carvajal.

Quanto ai contenuti, “credo che un adulto possa in effetti essere alfabetizzato in un breve lasso di tempo, e credo che sia efficace un metodo che combina insegnamento del linguaggio e cifre, secondo il principio di partire da ciò che già si conosce fino ad arrivare a ciò che non si domina”, ha riconosciuto Carvajal, autore di diversi studi di pedagogia.

Una volta che gli adulti sono alfabetizzati – in grado cioè di scrivere frasi semplici e di leggere il giornale – il governo si è proposto di portarne almeno un milione fino al sesto grado di istruzione primaria, entro la fine del 2006.

“Un gruppo pilota si diplomerà il prossimo dicembre, altri 350.000 a luglio e propongo che il 28 dicembre del 2006 ci sia la consegna da parte del presidente dei diplomi di sesto grado al milione di persone alfabetizzate”, ha aggiunto.

Secondo Jáuregui, il sei per cento dei bambini al di sotto dei cinque anni non terminerà l’educazione primaria prima del 2015 in 18 paesi latinoamericani, “il che significa che sei milioni di giovani tra i 15 e i 19 anni, il 20 per cento della popolazione di questa fascia d’età, non concluderà gli studi primari”.

Uno studio della Commissione economica per America Latina e Caraibi (Cepal), ha ricordato Jáuregui, ha stabilito che è necessario superare almeno 12 anni di educazione di base, strumento essenziale per rompere il ciclo della povertà.