BRASILE: Pelé perde sul grande schermo

PORTO ALEGRE, 29 settembre 2004 (IPS) – E’ impossibile per un fan del calcio non rimanere colpito da “Pelé eterno”, un documentario in cui sono raccolte le immagini di più di 300 goal, azioni prodigiose e trionfi – ma anche qualche mossa falsa – del miglior giocatore brasiliano di tutti i tempi.

Eppure, il film non ha riscosso il successo atteso. Dopo un mese di programmazione nelle sale, è apparso chiaramente che avrebbe avuto difficoltà a raggiungere i 300.000 spettatori – un risultato di botteghino che non rispecchia la notorietà dell’”atleta del secolo”, in un paese di 180 milioni di persone, con tantissimi tifosi.

Il film è stato distribuito in 150 copie, un numero eccezionale per un documentario, ma in linea con le aspettative dei produttori. Nei primi giorni di proiezione, la media di 338 spettatori a copia ha deluso il regista Aníbal Massaini, che ha firmato la regia di 31 film.

La frustrazione è aumentata quando gli spettatori si sono ridotti della metà, il che ha spinto molti gestori a ritirare il film dalle sale. A fine luglio, a Porto Alegre, capitale dello Stato di Rio Grande do Sul – con un milione di abitanti – il film veniva ormai proiettato in un solo cinema, con un’unica rappresentazione nell’orario di minore affluenza, le 13:30.

Le ragioni sono diverse: le donne non vogliono vedere film sul football, i giovani non sono appassionati di Pelé come i genitori, e le generazioni più grandi ammirano il giocatore sul campo ma pochi andrebbero a vederlo in un film al cinema.

“Alcune donne amano il calcio, anche sullo schermo”, ha detto una donna di Porto Alegre, aggiungendo che però molti suoi amici hanno trovato il film troppo lungo; lo stesso spontaneo commento di una bambina di dieci anni che è andata a vedere il film insieme a tre coetanei.

Così, 125 minuti di pura celebrazione delle capacità tecniche di Pelé sembrano essere troppi anche per i fan del calciatore, che amano il calcio ma forse non abbastanza da entusiasmarsi per le finte, i colpi di testa, l’abilità di controllare perfettamente la palla con entrambi i piedi e gli incredibili salti di un vero e proprio ballerino del pallone.

Il grande merito del film è di aver recuperato molte immagini mai viste prima, fornendo la storia più completa della carriera del calciatore. Alcuni dei “capolavori” di Pelé, mai catturati da una telecamera, sono stati ricreati digitalmente o simulati da attori.

Per ridurre il film a due ore, Massaini ha dovuto tagliare molto del materiale a sua disposizione, che ora uscirà in DVD e verrà utilizzato per una serie televisiva di almeno quattro puntate. I produttori sperano che questo li aiuterà a rientrare degli 1,8 milioni di dollari investiti nel film.

La trama è convenzionale, lineare. Il film racconta la vita del calciatore, dalla sua infanzia fino alla fine della carriera, quando “esportò” e rese popolare il calcio negli Stati Uniti, giocando nei Cosmos dal 1975 al 1977.

Descrive la genialità del “re del calcio” – così come le coppe e i campionati vinti – attraverso le immagini dei goal di testa, dei palleggi con entrambi i piedi, delle finte, degli scatti improvvisi e addirittura del modo di dare le spalle all’avversario costretto a commettere fallo per contenere il calciatore.

Il documentario contiene le prove del perché Pelé sia considerato un mago, se non addirittura un semi-dio, del campo: 36 goal nel campionato dello Stato di San Paolo, il primo della sua vita a soli 16 anni, un record battuto l’anno seguente con 58 goal in 38 partite.

“E’ un piacere vedere così tanti goal e un gioco così bello”, ha detto all’IPS Guillherme Zingano, uno studente di educazione fisica di 21 anni, che però accusa il calcio di oggi di essere “chiuso in marcature strette, senza libertà” e soprattutto lamenta la fuga dei migliori giocatori verso l’Europa, dove guadagnano di più.

Pelé non lasciò mai il Santos, l’unica squadra in cui giocò dal 1956 al 1974.

“Voglio essere come Pelé”, ha detto Mateus Zetterman, nipote di Zingano, dopo aver visto il film. Mateus frequenta un scuola di football e anche se ha solo 8 anni, a lui il film non è sembrato lungo.

Lo scarso successo di botteghino sembra confermare l’opinione di chi crede che il cinema sia incompatibile con il calcio e che i documentari non attireranno mai le folle quanto un normale film.

La distribuzione commerciale dei documentari è cresciuta solo nell’ultimo decennio e le produzioni si sono moltiplicate. Ma sono pochi i documentari che portano in sala più di 100.000 spettatori.

Il tetto dei 250.000 spettatori verrà forse superato da “Fahreneit 9/11”, il controverso documentario di Michael Moore, visto da milioni di persone negli Stati Uniti, distribuito in Brasile nei primi giorni di agosto.

Così, scommettere sulla mitologica celebrità di Pelé è stato un errore. Gli amanti del calcio preferiscono vedere lo sport sul campo e differenziarsi dal pubblico del cinema.

E’ chiaro che il cinema deve innovarsi ancora molto e sviluppare nuove proposte se vuole sfruttare la popolarità del calcio, vissuto quasi come una religione in questo paese sudamericano.